"Se l'Inter vince e il Jiangsu perde non sarà un bel weekend, dobbiamo puntare al grande slam domenicale". Parole e musica di Walter Sabatini nel maggio 2017, quando l'ex direttore sportivo della Roma fu presentato alla stampa a Nanchino in qualità di coordinatore tecnico del Suning Sports Group, la branca sportiva del colosso cinese che è anche azionista di maggioranza di F.C. Internazionale. Quelle parole furono probabilmente sottovalutate nell'analisi di quanto e come Suning sarebbe intervenuta sul mercato per rinforzare l'Inter come da proclami e come i tifosi nerazzurri sognavano per tornare a primeggiare in Italia e in Europa.

I paletti imposti dal famigerato Financial Fair Play e i limiti decisi dal governo cinese riguardo forti investimenti all'estero anche da parte di gruppi privati che però, è sempre bene ricordare, operano in regime di economia socialista e quindi non liberista, hanno fatto il resto, tanto da assistere ad una campagna acquisti estiva definita “funzionale”, ma non certo garante di successi immediati. I vari Di Maria, Vidal, Nainggolan, Sanchez, etc etc, sono rimasti nelle loro squadre, Ausilio e Sabatini hanno dovuto cambiare strategia in corso d'opera e meritano dunque solo applausi per aver comunque allestito una squadra che dopo ventuno gare di campionato è terza, con sole due sconfitte subite, anche se la terza stagionale, quella nel derby di Coppa Italia che è costata l'eliminazione da una manifestazione che si poteva vincere, è davvero sanguinosa.

Per fortuna e bravura, la società, dopo la decisione di Antonio Conte di rimanere al Chelsea (aveva forse captato che non avrebbe avuto a disposizione i top player di cui dicevamo prima?) è riuscita a portare a Milano il signor Luciano Spalletti. Il lavoro svolto sinora dal tecnico di Certaldo è da applausi, alcuni giocatori dati per persi sono tornati protagonisti (non tutti, vedi Joao Mario e Brozovic), la squadra è solida e non è mai andata ko in un cosiddetto scontro diretto. Il dicembre più nero che azzurro era però dietro l'angolo vista la mancanza di alternative di qualità ai titolari che, una volta scaduti di forma, non hanno più inciso come prima e così sono arrivate le sconfitte con Udinese e Sassuolo e i pareggi brodino con Lazio e Fiorentina. La situazione è delicata, perché l'Inter ha l'obbligo di conquistare a fine stagione un posto utile per l'accesso alla prossima Champions League. Il posto utile è il quarto, obiettivo minimo, fallirlo disegnerebbe scenari disastrosi a livello economico, sempre in ossequio alle leggi Uefa, e quindi sportivo. E una proprietà come Suning vincerebbe lo scudetto dell'impopolarità.

Ma quest'Inter ha le carte in regola per andare a dama, perchè è una squdra forte con dei giocatori in grado di fare la differenza, Mauro Icardi in primis. Purtroppo, tolte Juventus e Napoli che si contenderanno lo scudetto, anche la Roma e soprattutto la Lazio hanno i numeri per beffare la Beneamata sul filo di lana. Spalletti, oltre a lavorare bene contribuendo in maniera determinante all'attuale posizione in classifica, ha comunque già alzato le antenne e ha fatto sapere al mondo che in questa sessione invernale di mercato servono innesti che riducano al minimo il rischio di rimanere, a giugno, con il classico cerino in mano. “Anche mia mamma che ha 80 anni ha capito che ci serve un difensore centrale”, ha detto alla sua maniera nel ventre del “Franchi” di Firenze. Fuori uso per infortunio Miranda e D'Ambrosio e perso a gara in corso Ranocchia, il tecnico nerazzurro ha dovuto spostare Santon al centro e guarda caso al novantunesimo l'Inter ha subito il meritato pareggio dalla Fiorentina, ma quando ormai era forte il gusto di una vittoria che per la classifica sarebbe stata oro. Spalletti è stato accontentato, i “direttori” sono riusciti a strappare al Benfica il ventottenne argentino Lisandro Lopez, quattro presenze in Nazionale nel 2011. Non sarà Sergio Ramos, ma potrà essere molto utile alla causa. Non gli mancano grinta e la faccia giusta.

Poi si sta cercando di vestire di nerazzurro il ventiquattrenne Rafinha. Il summit di Piero Ausilio con i dirigenti del Barcellona è terminato poco dopo le 19 di ieri, c'è grande ottimismo per chiudere l'affare che prevede il solito prestito con diritto di riscatto. Rafinha è un talento purissimo in grado di dare al centrocampo nerazzurro tecnica e imprevedibilità. Gli infortuni hanno bloccato la sua carriera sul più bello, non gioca da nove mesi, a Spalletti il compito di farlo tornare giocatore vero. C'è meno ottimismo invece sull'ingaggio di quello che, teoricamente, dovrebbe essere il più facile da acquistare, alias Ramires. Il trentenne centrocampista ex stella del Chelsea, da due anni è in forza allo Jiangsu, la squadra cinese di Suning, quindi proprietaria anche dell'Inter. L'Uefa c'entra sempre, perché non vedrebbe di buon occhio un prestito gratuito tra squadre con la stessa proprietà.

Ma dalla Cina, nonostante il giocatore abbia detto chiaramente di voler giocare nell'Inter, sembra che non vogliano alimentare il suo desiderio per non indebolire lo Jiangsu. Posizione comprensibile, ma penalizzante per l'Inter anche se confidiamo nell'opera persuasiva dei “Direttori”. Fatto sta che Walter Sabatini lo aveva detto. Jiangsu e Inter, per Suning pari sono. Per i tifosi del'Inter, bene, ma non benissimo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 17 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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