A distanza di 8 giorni dallo sciagurato arbitraggio di Orsato e da una probabile esclusione della Champions, è tornato a riaccendersi un accenno di speranza, grazie alla vittoria non così scontata dell'Inter e al pareggio interno della Lazio con un'ottima Atalanta. Non era così preventivabile un'Inter tanto centrata perché in altre stagioni questa squadra, pur avendo a disposizione una percentuale bassa per raggiungere un obiettivo, si lasciava dominare dagli eventi e abbandonava, come nella scorsa stagione, la competizione ingiustificatamente. L'Udinese è una squadra in una crisi senza fine ma è stato importante vedere l'Inter giocare a calcio a prescindere.

Detto che l’Inter ha affrontato la partita con autorevolezza e attenzione, va aggiunto che Spalletti ha preparato bene il match e il gol è arrivato dopo pochi minuti, proprio da Ranocchia, il quale sostituiva Miranda, in panchina per precauzione. Partita in controllo, tranne due sbavature che possono costare il pareggio, soprattutto quella maturata da una palla scippata attraverso un fallo a Dalbert, ripartenza e Lasagna solo davanti ad Handanovic che para restando freddo. Candreva sbaglia qualunque iniziativa, cerca il gol ma trova solo tiracci, così quando Rafinha si infila nell’area, invece di servirlo sceglie di tirare e gli va bene. Segue splendida iniziativa di Icardi che battezza lo stesso angolino che sorprende il colpevole Bizzarri. Sullo 0-3 si va al riposo e nel secondo tempo l’espulsione di Fofana consegna il match ad un’esibizione accademica che culmina con il quarto gol di Borja Valero.

La morale di questo finale di stagione dice una cosa ovvia: con i giocatori forti si vincono le partite, con quelli modesti arrivi sempre dietro. Rafinha è un centrocampista di straordinaria qualità, Cancelo è un esterno alto adattato a terzino che sta imparando sia a difendere che ad attaccare, con una qualità vista raramente in questi anni in fascia. Skriniar è un difensore straordinario, al di là della prestazione non particolarmente esaltante di Udine, Icardi e Perisic sono due giocatori importanti, Brozovic è insostituibile se gioca sempre a questi livelli. Se l'Inter fosse stata così già dalla prima giornata la classifica sarebbe stata diversa. L'ossatura per la prossima stagione è fatta ma esiste la possibilità di perdere sia Rafinha che Cancelo. L'argomento tornerà di attualità tra due settimane, quando avremo la certezza di un Inter in Europa o in Champions League.

La permanenza di Spalletti è indiscutibile, nonostante una parte del tifo nerazzurro lo abbia già rimpicciolito a modesto allenatore, sopravvalutato, inadeguato a fare i cambi e persino perdente. Quella parte ne invoca l'ennesimo cambio ed è quella che soffierà forte per l'esonero, qualora l'Inter si qualificasse solo in Europa League. Non accadrà. Si andrà avanti con lo stesso tecnico, dopo anni di cambi isterici e rivoluzioni senza senso.

E’ stata una settimana emotivamente difficile. Il dopo Inter-Juve ha rianimato il senso di rabbia verso la cattiva percezione di essere incappati in un meccanismo perverso, da cui si pensava di aver trovato una via d’uscita. Da una parte i tifosi hanno avuto la sensazione di essere tornati nelle spire di quel modello formato Calciopoli e dall’altra ha rimesso in moto la frustrazione. L’evoluzione della polemica ha registrato un processo di ridimensionamento dell’arbitraggio di Orsato, ridotto ad una serie di errori che la stampa ha suddiviso, come se la Juventus fosse stata danneggiata quanto l’Inter. Ad eccezione della mancata espulsione di Pjanic, la macchina della normalizzazione ha fatto il suo corso e dato fiato all’aria di compatimento dei tifosi juventini, al tafazzismo nerazzurro, capace da una certa parte, di pretendere l’esonero di Spalletti, giubilare volgarmente e minacciosamente Santon su Twitter e far pensare a molti che se l’Inter ha perso è stato per colpa di quel cambio sbagliato.

Lamentarsi può anche essere l’alibi dei perdenti ma resta da chiedersi, se è vero che si tratta solo di arbitraggi, perché la Torino bianconera si lamenta di Collina in Europa e Monchi, dopo Roma-Liverpool, invoca una reazione della nostra federazione se non esistono macchinazioni e palazzi. Se sono proprio i protagonisti del calcio a fare allusioni a soldi, politica e altre questioni estranee al campo, senza chiedere scusa o ridimensionare, perché si chiede tanto ipocritamente che il tifoso creda sempre a tutto ciò che vede? Ausilio ha parlato di stile interista ma il problema è che in questo calcio lo stile non te lo riconosce nessuno. A nessuno interessa, se non per due giorni, che ti lamenti e strilli per essere stato eliminato dalla Champions, comportandoti peggio di tutti, non interessa che tu subisca l’arbitraggio di Orsato e reagisca compostamente, perché il tuo silenzio viene comunque interpretato e tirato giù nel fango.

Per l’opinione pubblica non ci sono squadre con più stile, allineano tutti sullo stesso piano e conta solo il risultato, non importa come viene ottenuto. Sarà bene che questa nuova versione dell’Inter ne tenga conto. Giusta l’intenzione ma l’unico modo in cui si può imporre uno stile, è restare così. Anche vincendo. Soprattutto vincendo. Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 maggio 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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