Digitare le parole: “L’Inter ha battuto la Roma con merito” sembra quasi irreale. 
Per la prima volta nella stagione è stata battuta una squadra di livello.
A furia di stare seduti masticando amarezze e borbottando rimedi estremi, con quella forma di impotenza creata da una lunga scia di mediocrità, c’è una sorta di liberazione, anche se temporanea, arrivata proprio il 25 aprile. 
E’ stato bello vedere l’Inter giocare contro un avversario certamente non in forma ma di grande spessore, cercando di andare oltre le proprie qualità tecniche e mentali, con palla a terra, senso del collettivo e una comunione d’intenti anche da chi partiva dalla panchina.
Bello vedere Vidic governatore della difesa, J. Jesus finalmente sicuro e non più dannoso, D’Ambrosio generoso pur con tutti i suoi limiti, così come è stato rassicurante vedere Guarin in autogestione, in una modalità emotiva tendente all’equilibrio. 
Bello vedere Gnoukouri che gioca come un veterano, Hernanes che sprigiona creatività con aperture, dribbling e tiri decisivi. Il resto è mestiere, come quello di Handanovic e Palacio. Icardi prossimo al capestro dei tifosi, ha dimostrato ancora una volta che se deve migliorare tecnicamente, dall’altra non crolla mai. E’ un attaccante che fa innervosire per i suoi egoismi e alcune scelte di gioco sbagliate ma dotato di un carattere incrollabile che lo rende adeguato al grande club. 
Menzione d’onore per Kovacic che entra e, dopo due minuti, viene già fischiato da quella parte di tifo masochista. Lui resta dentro la partita e fa due tackle importanti, poi serve un assist prezioso. Il carattere è una cosa che arriva col tempo, specie a un ragazzo che non ha ancora 21 anni. Vai a spiegarlo a chi lo fischia…
Ranocchia ha fatto ancora due errori. Uno davvero grave ma si tratta soprattutto di un limite caratteriale. Ha fatto reparto con Vidic, concesso quasi niente per un’ ora e poi ha commesso due svarioni. 
In definitiva questa è la vittoria di Roberto Mancini. Potete pensarla come volete e le critiche feroci, per come ha gestito il rinnovamento della squadra dopo il suo arrivo, sono legittime. E in effetti ha sbagliato qualcosa in termini approccio o di pretesa, ha sbagliato nell’affermare platealmente gli obiettivi dell’Inter senza conoscere l’immaturità della sua squadra. Ma è innegabile che abbia intrapreso una strada ambiziosa, inizialmente visionaria, votata a rendere di nuovo l’Inter un grande club nell’approccio e soprattutto nel gioco. La scelta dei tre innesti offensivi nel finale di partita lo testimonia.
Così come il piglio autoritario avuto contro i romanisti. Questa vittoria nasconde meglio i confini della squadra ma è proprio questo che sta facendo Mancini: esaltare le qualità e non fissarsi sui problemi. 
In tutto questo c'è un senso di attesa prolungata nella quale l’Inter si è adagiata colpevolmente per troppo tempo. Un limbo interminabile fatto di stagioni perse senza un progetto vero, una convinzione basata su un percorso tecnico e societario. L'incredibile serie di scelte fallimentari dell'allenatore da Inter, per tipologia del professionista o per la scelta del tempo sbagliata, ha creato un buco nero che è diventato una storia troppo estesa da mettere nel curriculum nerazzurro. Al punto che giovani tifosi, con scarsissimo senso della storia, credono stoltamente che "l'Inter, a parte quella dopo il 2006, sia sempre stata questa". Una frase che rivela un ignoranza che si confonde con la voglia di fare e farsi del male. 

L'Inter non è mai stata così scadente in termini di classifica e così a lungo nella sua storia ma le giovani generazioni non sanno quasi niente di quello che è accaduto prima del 2000 ma sono anche una categoria alla quale la nuova Inter, più dedita al marketing e al merchandising, più legata al brand con l'intento di valorizzare la propria storia, deve fare molta attenzione.
La gente dimentica in fretta ed è un attimo essere declassati da cinici amanti del presente.
Allo stesso tempo sono persuaso che, per la prima volta dopo l'addio di Mourinho, l'Inter stia iniziando un progetto coeso, solido e più centrato dei precedenti.

Non significa che l'anno prossimo sarà un'Inter vincente, nel calcio ci sono componenti che sfuggono al valore della teoria. Tuttavia oltre ad aver fiducia nelle capacità organizzative dell'allestitore Mancini, è anche il secondo anno di Erick Thohir, il quale sembra che stia decidendo di rompere gli indugi, a prescindere da quel maledetto 5 maggio che evidentemente è una data utile solo a danneggiare storicamente la società nerazzurra, se è vero come è vero che quel giorno la società conoscerà l'entità della multa dell'Uefa. 
Ci sono possibilità che l’Inter dalla prossima stagione sorprenda tutti, forse anche se stessa. Ma se intendesse sorprenderci già da questo finale di stagione nessuno si offenderebbe.

Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 26 aprile 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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