Ha ragione Massimo Moratti: vedere l'Inter è diventato un piacere. Un gran bel piacere, per il tifoso nerazzurro, che da anni viveva l'avvicinamento alla domenica con il timore di non poter sfogare nella gioia del successo le preoccupazioni settimanali. Anche se il traguardo di fine stagione è lontano, le premesse fanno ben sperare. La squadra, in mano a Stefano Pioli, ha perso contro Napoli e Juventus (in entrambi i casi fuori casa) e pareggiato in extremis un derby che avrebbe meritato di vincere. Per il resto ha vinto e convinto. I punti che ha messo in cascina li ha presi con merito.

L'ultima partita contro l'Empoli è stata uno dei simboli della vittoria con tutti i crismi della grande. Una partenza a spron battuto, un gol nel primo quarto d'ora e poi tanta buona gestione, con diverse occasioni create e un portiere che sa come respingere i rari assalti subiti. Tutti corrono, tutti collaborano. Se qualcuno manca, si sa come sostituirlo e chi entra dalla panchina fa quasi sempre il suo dovere.

Il Bologna è l'ennesimo test in questo senso. Una prova di maturità, in cui bisognerà dimostrare di aver capito una volta di più che ogni partita vale tre punti, quella in Emilia come quella del week-end successivo al Meazza contro la Roma. Se a quella sfida si arriverà con un distacco di ulteriori tre punti rispetto a quelli attuali, anche il successo sui giallorossi avrebbe molto meno valore.

Le assenze, ancor più che contro l'Empoli, saranno un ostacolo da aggirare di non poco conto. A centrocampo le scelte sono ridotte. A Joao Mario verrà chiesto di dimostrare tutto il proprio valore a livello di duttilità e di aver compreso l'importanza della fase difensiva in un calcio come quello italiano. E' vero, come dice Pioli, che gli equilibri sono qualcosa da costruire insieme, ma in mezzo al campo il lavoro del singolo vale qualcosa in più. Da questo punto di vista, lo ammettiamo, ci sentiamo più sicuri di quel che può dare Gagliardini.

L'ultima annotazione che ci porta a pensare in positivo è quella che riguarda la crescita dei giovani. Vedere Pinamonti e Gabigol in campo nell'ultimo spezzone di gara al Meazza domenica scorsa è lo specchio di quel che può essere il futuro. E badate bene che il classe '99 di Cles, nonostante qualche anno di meno, sembra calcisticamente più maturo del compagno di reparto.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 18 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Todisco
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