Mentre Antonio Conte ci fa sorridere in occasione della sua presentazione in qualità di nuovo ct azzurro confessando che in realtà gli scudetti della Juventus non sono 32 o 30, bensì 8 (i suoi, compresi quelli vinti da giocatore), l'Inter si appresta al primo vero esame della stagione. In terra d'Islanda la Beneamata questa sera si troverà  di fronte l'allegra banda dello Stjarnan che nel turno preliminare di Europa League si è tolta lo sfizio di eliminare i polacchi del Lech Poznan, con tanto di esultanze teatrali. Diciamoci la verità, qualche anno fa il solo pensare di poter avere dei problemi con tale avversario, sarebbe risultato blasfemo per una squadra come l'Inter. Qualcuno obietterà citando il fatal Helsingborg dell'era Lippi, ma gli svedesi erano più forti di questi simpatici islandesi e si trattatava comunque di un preliminare di Champions League.

Che ora non si faccia mistero di temere la "prima" nell'Europa di scorta, è un segno dei tempi. Triste forse, ma così è e ben venga se dovesse servire a mantenere alta la concentrazione. Questa è comunque una gara naturalmente da vincere e possibilmente, bene. Con due o tre gol di scarto, tanto per intenderci, in modo di poter giocare in scioltezza la partita di ritorno al Meazza del prossimo 28 agosto.  Non ci sembra di chiedere tanto. Lo sa anche Walter Mazzarri che non avrà a disposizione l'infortunato Palacio e potrebbe quindi lanciare dal primo minuto in attacco il tandem italo-argentino composto da Mauro Icardi e Pablo Daniel Osvaldo. Usiamo il condizionale, perchè non è da escludere invece Icardi unica punta con Hernanes in appoggio e Kovacic a centrocampo.

Come nel primo tempo dell'amichevole in casa del Paok Salonicco. Si, quel primo tempo durante il quale solo un robusto caffè e la fede incrollabile ci hanno tenuto svegli, “ammirando” un tiro in porta telefonato e centrale da parte di Hernanes al 28' del primo tempo. Un po' poco, no? Nel secondo tempo, cambiata la stazione e sintonizzatisi su una frequenza all'insegna del Rock and Roll, alias ingresso di Osvaldo a fianco di Maurito, qualcosa in più si è visto. Le corde un po' hanno vibrato, anche se è mancata ancora una volta la fantasia offensiva e con essa, i gol. Buona invece l'organizzazione difensiva, sentenzia la critica in questi giorni, accettuando il concetto, che non ci piace, della coperta troppo corta. L'Inter deve liberare soprattutto la mente, deve imparare a governare il match, alternando con lo stesso equilibrio fase difensiva e offensiva. A prescindere dagli interpreti in campo.

Così come è successo durante la Guiness Cup negli Usa. Anche se non c'era il pathos dei tre punti a penalizzare la squadra e solo di amichevoli estive si è trattato, di fronte c'erano comunque squadre dal nome di Real Madrid, Manchester United e Roma. I passi indietro si sono registrati con formazioni più deboli come Eintracht Francoforte e Paok Salonicco.  Perchè non giocare tutte le partite con la stessa intensità e con il coraggio che per statuto dovrebbe avere una squadra come l'Inter? La mente deve poi supportare le scelte tecnico-tattiche. Il fatto che Mazzarri abbia il dubbio se schierare una o due punte contro i cabarettisti islandesi, mi lascia perplesso. Non tanto per questa sera, volendo si può vincere anche senza punte, ma per un discorso di crescita futura.  Il freno a mano, a lungo andare, non ti farà mai decollare. L'autostima e la conseguente crescita della squadra avviene più per una bella giocata offensiva che per una pur apprezzabile chiusura difensiva.

Lo abbiamo già scritto, Mazzarri ci faccia sapere al più presto cosa vorrà proporci. Intanto attendiamo le anomale 11 di sera per tornare a vibrare per i punti che contano. E non voglio vedere esultanze strane. Quelle rimangano a farci sorridere su Youtube. Senza aggiornamenti, please.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 20 agosto 2014 alle 00:01
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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