In teoria non dovrebbe essere difficile raccontare una partita con un esito felice e un andamento apatico come Crotone-Inter. In pratica non è così perché la vittoria dell’Inter, in qualità di quarta consecutiva, porta la squadra sempre più in vetta alla classifica e le dona una considerevole autostima. Eppure la sua lettura divide il popolo nerazzurro, impegnato da una parte ad esaltare il risultato, dall’altra a sottolineare l’approccio sbagliato. Sono due realtà che dovrebbero essere inconfutabili e potrebbero pacificamente convivere se non fosse per motivi che hanno più a che vedere con un arcaico senso della fede, più vicina alla religione che ad una passione come quella che può dare lo sport e del semplice piacere del parlare di calcio. Il dato più importante è che l’Inter ha vinto, è sempre prima, ha probabilmente trovato un difensore di gran livello come Skriniar, che risolve problemi in difesa, non ha paura di gestire situazioni difficili e fa persino gol decisivi.

La partita: decisamente brutta, vive di spunti improvvisi ed evidenti errori tecnici da una parte e dall’altra. Handanovic, a inizio gara, appare indeciso di fronte a due tiracci dalla distanza ma si rivela poi decisivo in almeno due occasioni nel secondo tempo, divenendo il migliore in campo insieme a Skriniar. La gara, ben preparata da Nicola, vive di pressing crotonese e possesso palla interista, uno spartito che non viene mai abbandonato fino al termine. La partita è bloccata, dunque noiosa dal punto di vista degli spettatori e invece appicicaticcia, paludosa per i giocatori. Il fatto che a partire dal quarto d’ora del secondo tempo si moltiplichino gli uomini a terra per crampi, sembra avere del surreale ma essendo una gara senza ritmo, giocata sulla tensione e con un caldo importante, incide sui muscoli dei giocatori. Nel primo tempo un fuorigioco inesistente ferma un’azione pericolosa dell’Inter ma, a parte questo, c’è poco da registrare.

Nella seconda parte ti aspetti un cambio di passo nerazzurro e invece in cinque minuti i padroni di casa vanno due volte vicini al gol, sventato da un Handanovic che quanto ad istinto è tra i migliori al mondo. Entra Nagatomo al posto dell’affaticato e timido Dalbert, risultando più a suo agio del brasiliano. La partita però non si sblocca, Gagliardini è bloccato, Vecino quando entra non va molto meglio e Borja Valero quando ha il pallone non trova alcun compagno in movimento. Nemmeno Icardi sembra dettare i passaggi, non dà profondità e il solo Joao Mario tenta di fare qualcosa ma senza assistenza, a partire da Candreva, che assiste al match come spettatore più vicino al campo. Sul finire della partita l’Inter ha un’occasione che sfrutta con Skriniar, bravo a divincolarsi in un inizio di mischia in area, calciando in porta con ottimo senso del gol. Il Crotone tenta una reazione ma nonostante i sette minuti di recupero non riesce a portare pericoli nell’area nerazzurra ed anzi subisce il gol del definitivo 2-0 di Perisic, specialista in chiusura delle partite.

Questi tre punti sono importanti per come maturati ma per una volta lasciatemi dire che è stucchevole sentir dire che la scorsa stagione l’Inter non sarebbe riuscita a vincere. Se l’Inter venisse da anni di vittorie e Champions disputate ad alto livello non sarei onesto nella eccessiva prudenza verso la squadra, delimitandola e contrassegnando i suoi limiti. Dunque avrebbero ragione tutte le persone che riescono solo a godere della vittoria, senza porsi tante domande e rimproverando chi non “crede” abbastanza. Sfortunatamente l’Inter da sei anni vive il suo personale ottovolante, raccontato con la medesima enfasi. Dopo l’addio di Benitez, Leonardo infilava una serie di risultati in serie fino a lambire il primo posto. Poi il crollo col Milan e lo Schalke. Nell’era Ranieri il tecnico veniva incensato come un grande per i sette successi consecutivi. Seguivano i salamelecchi sul tecnico che a poche giornate dal termine veniva poi esonerato per i brutti risultati. Poi Stramaccioni e l’Inter al secondo posto, col tecnico romano osannato e poi massacrato senza menzionare troppo i 12 infortuni. L’andamento di questo inizio stagione ricorda però di più quello avuto con Mancini, con l’identica storia di risultati maturati senza un gioco riconoscibile. A dicembre era primo con 4 punti di distacco sulla seconda. Anche qui crollo e giubilazione del tecnico. Con Pioli l’Inter ha infilato una serie positiva raccontata come la forza della normalità e un evidente cambio di mentalità. Pure lui è stato mandato via.

A prescindere dai veri motivi dell’andamento delle scorse stagioni, anche in questo caso non si vuole fare troppa attenzione ai segnali che vengono dal tipo di approccio della squadra, perché si vince e non si deve disturbare il macchinista. Le critiche dopo una quarta vittoria consecutive a molti appaiono come offensive, persino in malafede. I problemi ci sono e vanno segnalati, soprattutto oggi che i risultati sono ottimi. L’Inter è una squadra solida ma prevedibile oltre il lecito se abbassa il ritmo. Ha ottime individualità ma pochi giocatori in grado di inventare calcio o saltare l’uomo. Non ha le coppe e per questo è meno giustificabile che la squadra scenda in campo senza fare pressing o con un possesso palla tanto sterile e svogliato. Hanno capito tutti che è più forte tecnicamente che mentalmente, ma rispetto alla scorsa stagione le basi sono oggettivamente diverse. Andrebbero sfruttate ben oltre il semplice compiacimento del risultato. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 settembre 2017 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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