L'importante è partecipare (alla Champions League). In queste ore pre-natalizie, tra brindisi, proclami altisonanti come 'Inter is ready', lo hanno ripetuto tutti in casa nerazzurra da Steven Zhang in giù, con quella punta di cautela mista a saggezza di chi vuole evitare di sfracellarsi a terra in preda alle vertigini dopo i voli pindarici provocati da quei 40 punti raccolti in 17 partite.

L'obiettivo è sempre chiaro, lo è ancora a due passettini dal giro di boa del girone d'andata; la top 4 è ampiamente alla portata, un risultato tutt'altro che scontato a pensarci bene, che non a caso – con il mese di gennaio alle porte – riapre il solito dibattito relativo ai rinforzi necessari per puntellare una rosa che ha dei limiti evidenti di profondità, pur non avendoli mostrati in pubblica piazza praticamente mai. Se non nelle rare circostanze che sul finire di dicembre, dall'alto di una posizione di classifica appagante, possono essere venduti come semplici 'incidenti di percorso'.

Il pericolo di restringere il significato del primo ko stagionale a fatto accidentale sarebbe scellerato: posto che la contingenza del match di sabato scorso ci informa che il 3-1 è punitivo ben oltre i grandi meriti dell'Udinese, è sacrosanto dire che il campanello d'allarme era suonato ben prima del gol della condanna in via definitiva alla sconfitta di Barak. Precisamente durante la conferenza stampa pre-partita, un momento durante il quale Luciano Spalletti, da perfetto comunicatore quale è, ha mandato due messaggi solo apparentemente contraddittori ai suoi giocatori e alla proprietà: nel momento in cui ha esaltato i 13-14 giocatori che hanno tirato la volata alla squadra issandola fino al gradino più basso del podio della serie A, il tecnico di Certaldo ha manifestato la necessità di avere a disposizione qualche innesto durante il mercato di riparazione proprio per non rendere vane la fatiche erculee di questi ultimi sei mesi.

Il tempo, più del denaro, è il valore più pregiato quando si vuole provare a ricostruire in fretta sopra le fredde macerie di un campionato concluso tristemente al settimo posto. E in questo senso, l'Inter è la big che ne abbisogna(va) maggiormente, anche più di quella Lazio che è distante sette punti (potenzialmente 4) ma che presenta segni di continuità evidenti nel progetto tecnico, tattico e spirituale. Icardi e compagni a ben vedere, stanno recitando la loro parte nella storia della lotta di vertice esattamente dallo scorso giugno, dall'approdo di Spalletti sul pianeta nerazzurro. Non è un caso che lo stesso Luciano, con la solita immagine vividissima, abbia fatto capire perfettamente a che punto del percorso sia il suo lavoro: "Devo ancora mettere il navigatore per andare alla Pinetina", ha detto scherzando l'ex Roma, rifiutando anche con imbarazzo l'accostamento fuori dal tempo con la storia di successo della Beneamata, troppo distante dal suo presente e da quello del club.

Insomma, la strada è ben tracciata, indietro non si torna più. Semmai ora serve un copilota degno di tale nome che faccia luce sulla reale destinazione che si vuole raggiungere a breve e lungo termine. Suning, in poche parole, deve assumersi le sue responsabilità da guidatore, dato che è chiaro al mondo che l'aver inserito il pilota automatico con l'indicazione casa (alias Champions League) non basta; serve imboccare prima di subito la scorciatoia, quel giocatore che semplifica il gioco e che ti fa vincere anche quando le squadre più fisiche organizzano il traffico come all'ora di punta. In barba ai semafori arancio del Fair Play Finanziario e del governo cinese, sempre lì in agguato a ritardare l'approdo verso la meta, la famiglia Zhang deve sapere che dal 2018 parte un nuovo campionato, dove le prime macchine in griglia non partono poi così sfalsate rispetto ai nastri di partenza di agosto. E sarebbe un gran peccato pensare di 'andare a comandare' senza riempire il serbatoio di benzina.  

Sezione: Editoriale / Data: Gio 21 dicembre 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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