Questione di percezione ma il periodo di stagnazione nerazzurro sembra finalmente essere arrivato al termine, almeno per quanto riguarda la scelta e l'insediamento del nuovo allenatore. La composizione del nuovo staff tecnico e la riorganizzazione del management interista sono alla base del ritardo nella messa a punto dei colpi che dovranno riformulare l'organico. Allo stesso tempo credo sia comprensibile un pizzico di iniziale delusione, esattamente come un tifoso che segue una partita appena iniziata, con un approccio che suscita qualche perplessità.

Il contrasto che provoca ansia è quello tra un Inter che chiude ai minimi storici la stagione e una società che proclama la grandeur imminente, con acquisti prodigiosi e strategie di rilancio che stando alle promesse porterebbero l'Inter ai vertici del mondo, tra l'elite delle grandi. Zhang jr in questo senso ci ha dato dentro con alcune promettenti dichiarazioni di intenti. E' il principale motivo di speranza che però si scontra con un tempo infinito nella chiusura dei conti del fair play finanziario, il quale sembra attanagliare solo l'Inter. C’è persino un giocatore da sacrificare che beffardamente risponde al nome di Perisic, unico che ha un mercato ma anche tra i pochi nerazzurri di livello internazionale. Dunque ripartenza ad handicap, un passo indietro per farne avanti.

Va bene ma nel frattempo l'Inter sembrava aver intrapreso la strada dei giovani di prospettiva, con particolare riferimento a Schick, fino a un mese fa davvero vicinissimo, poi la dissolvenza e la perdita dell'obiettivo che sembra più probabilmente destinato alla Juventus. C'è poi il tormentone Conte e per un certo periodo anche Simeone, eletti dal pubblico e soprattutto della dirigenza, come i candidati più intriganti e importanti per risollevare l'Inter, tenendo d'occhio anche opzioni più vicine al modello De Boer, come Jardim e Pochettino (non ha senso prendere allenatori pur bravi come loro che non hanno alcun esperienza nel nostro campionato esattamente come l'olandese). Ha invece preso sempre più consistenza l'opzione Spalletti, sia per credibilità che per capacità, sia per convenienza che per esperienza, oltre al non trascurabile dato che l'allenatore era anche il più facilmente raggiungibile. E' però evidente che la società ha tentato ogni mezzo per prendere Antonio Conte, con un'offerta mai vista prima d'ora per un tecnico. Elemento che ha mostrato quanto potente potrebbe essere l'Inter in una Champions League e senza questo singolare modello di ripartizioni economiche.

La Juventus, pur perdendo la finale, ha ottenuto più di 130 milioni. Impossibile recuperare in poco tempo il gap tra l’Inter e le squadre che ambisce a raggiungere. Nonostante i soldi che Suning ha a disposizione. Allo stesso periodo il Milan, dopo avere realizzato il closing, ha imbastito una rapida campagna acquisti con idee chiare e una certa velocità di esecuzione. Ricapitolando: se non riesci a tenerti quello che probabilmente è il tuo giocatore migliore per questioni di debiti, perdi il giocatore di prospettiva migliore in circolazione e non riesci a prendere il miglior allenatore, mentre i cugini procedono speditamente, la percezione è che si stia perdendo del tempo prezioso.

Fortunatamente le cose stanno diversamente perché l’Inter si è decisa a ricostruire le fondamenta e creare una dirigenza capace di lavorare in sintonia con la squadra e l’allenatore e non procedere più a compartimenti stagni. Il primo mattone è stato l’arrivo di Sabatini, annunciato a sorpresa 12 ore dopo l’esonero di Pioli. Da quel momento è iniziato un percorso di elaborazione societaria mai registrato prima. Dopo Moratti, durante la presidenza Thohir, la direzione fu quella di arredare la società con uomini in grado di sviluppare più e meglio il marketing e il merchandising per l’Inter, delegando a Mancini e Ausilio il compito di fare e disfare con quello che c’era a disposizione. Poco. Oggi invece Zhang ha probabilmente compreso che senza una dirigenza in sintonia con lo staff tecnico non si può realizzare una squadra vincente.

A breve verrà annunciato Luciano Spalletti come nuovo tecnico e da quel momento si procederà con la campagna acquisti. Un metodo dunque e non più l’estemporaneità, una buona notizia che però va consolidata con la composizione di una rosa capace di raggiungere l’obiettivo minimo della qualificazione in Champions. Questi due mesi però, a differenza del passato, invece di trascorrerli a sognare e ad esaltarsi per ogni nome, passiamoli anche a vigilare sulla bontà del lavoro societario. Basta pensare solo per pessimismi cosmici e ottimismi incontrollabili. L’Inter è anche nostra. Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 05 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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