"Per sempre". Due parole, una promessa eterna: Mauro Icardi ha detto 'sì' all'Inter per tutta la vita, certificando a voce un giuramento d'amore che aveva sottoscritto nero su bianco lo scorso 7 ottobre, quando si è legato ai colori nerazzurri fino al 2021. Un termine ultimo che non coinciderà certamente con la fine della sua carriera calcistica, ma è quanto di meglio possa offrire il mondo del calcio in termini di durata di un contratto; senza dimenticare che, in ogni caso, il giocatore in questione non prende alcun impegno davanti a Dio, come invece accade in altri contesti.
Eppure gli attori che muovono il pianeta pallonaro citano spesso a sproposito l'Altissimo, definito come il custode principe delle trattative di tutto il mondo: colui che tutto può - anche discernere tra un clausola da 100 milioni per l'estero e un bonus per i gol segnati - è quell'entità superiore alla quale allungare agevolmente la patata bollente del futuro, lavandosene le mani davanti al popolo come neanche Pilato. Icardi, caso più unico che raro, non ha mai permesso che la sua carriera fosse gestita dal Signore, ma un giorno come tanti ha preferito che a custodirla fosse la moglie Wanda Nara, la quale - dopo un tira e molla estivo non certo edificante per modalità e toni - è riuscita nell'intento di strappare un rinnovo ricco per il suo assistito, seppur secondo le tempistiche dettate dal club di Corso Vittorio Emanuele. Le due parti, inoltre, hanno anche convenuto che nell'accordo fosse inserita una clausola rescissoria da 110 milioni di euro per l'estero che, se pagata entro e non oltre il 20 luglio, dà il diritto a un club non italiano di portarsi via Maurito seduta stante. Senza far ricorso a preghiere rivolte al cielo per cambiare l'andamento degli eventi

Ma non tutti sono così 'atei' come il bomber rosarino, c'è chi si professa fervente praticante quando sente parlare di sirene di mercato. Si prenda l'esempio più lucente in questo senso di Ricardo Kakà, atleta di Cristo che prima di firmare con il Real Madrid con il logo del Milan ancora tatuato sul cuore giustificò la scelta di approdare al Bernabeu come un atto di fedeltà verso Dio, che gli aveva indicato la via. Da buon connazionale, tornando a parlare di Inter, anche Gabriel Barbosa – che non perde occasione per ringraziare il Creatore per ogni minimo regalo che ha ricevuto in dono su questa Terra – si è affidato a un agente, tale Wagner Ribeiro, che è sempre pronto a rispondere 'citofonare, Paradiso' ogni qualvolta qualcuno gli chiede lumi sul destino sportivo del calciatore che assiste.

Ultimo caso in ordine temporale a tema divino è quello legato a Kostas Manolas, obiettivo guarda caso dell'Inter, che davanti ai microfoni di Sky Sport si è esibito in uno show da interprete formato dall'Actor Studio: dapprima ha enumerato con finto stupore i top club nei quali – secondo i media - dovrebbe giocare l'anno prossimo, poi è tornato serio per devozione verso la Roma ricordando che ha ancora un contratto in essere, e, infine, con un colpo di teatro telefonato, ha fornito il solito assist a dio, probabilmente uno dei tanti che alloggia sull'Olimpo o magari uno preso in prestito dal Pantheon romano.

In definitiva, i protagonisti che vediamo recitare il solito copione davanti alle telecamere sembrano mossi da un burattinaio comune o forse, semplicemente, hanno capito di essere da tempo pronipoti di sua Maestà il denaro. Di fronte a questa divinità non esistono i 'per sempre', ma prolifera l'ateismo convinto dei tifosi ormai disillusi da un calcio che fatica a mantenere intatta la sua essenza religiosa.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 31 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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