Bisognerebbe davvero guardare avanti, concentrare i propri commenti solo sull’ultima partita. E a questo proposito, bisognerebbe iniziare elogiando quanto di buono è stato capace di fare, ancora una volta, Stefano Pioli, bravo nel saper estraniare il gruppo nerazzurro dal clima di alta tensione sull’asse Milano-Torino che ha contraddistinto l’intera settimana, al punto che praticamente nessuno sul fronte nerazzurro si è esposto in merito. Tutti concentrati sulla sfida contro l’Empoli, fondamentale da vincere per evitare di veder crollare definitivamente le residue speranze di terzo posto ed effettivamente portata a casa con buon piglio, dove nemmeno le assenze importanti si sono fatte avanti. Bisognerebbe pensare a proseguire la marcia domenica prossima nel match dell’ora di pranzo contro il Bologna, eppure no, mai come questa volta il destino di Juve-Inter sfida infinita sembra essere ineluttabile.

Anzi, a distanza di sette giorni da quella sfida che, per inciso, i campioni d’Italia hanno portato a casa con sostanziale e pressoché indiscutibile merito nonostante i nerazzurri abbiano fatto una lodevole figura riconosciuta anche questa quasi universalmente, si sono uditi gli strali più acuti. Oggetto del contendere, ancora una volta, le decisioni dell’arbitro Nicola Rizzoli che nel contempo si è anche concesso il lusso di un ricco riesame, con esito a suo dire positivo, in una lunga intervista a ‘Le Iene’, ma che nei giorni precedenti sono finite nel mirino del club nerazzurro, scatenando una ridda infinita di botte, risposte, frasi al vetriolo e comunicati di ottimo stile a prescindere da una sintassi non proprio da Accademia della Crusca. E tra un Marcello Nicchi che veste i panni del miglior Ponzio Pilato evitando di sbilanciarsi sui vari episodi incriminati difendendo, logicamente, a spada tratta l’operato e la figura dell’arbitro bolognese e un Mario Sconcerti che, mi sia perdonato il gioco di parole, grida in una maniera condivisibile nella sostanza (magari un po’ meno nella forma) allo sconcerto per il trascinarsi di una polemica diventata stanca sul nascere o quasi, la sensazione che si respira è che intorno a questo duello, che promette di essere ancora più scintillante sul campo negli anni a venire, la nebbia di polemiche sarà sempre dura a diradarsi.

Un tentativo a stemperare i toni lo ha fatto ieri il numero uno di Pirelli Marco Tronchetti Provera, chiamato anche lui a dire la sua in merito a questa querelle. È stata lunga la digressione del massimo rappresentante del brand che da oltre 20 anni si è legato indissolubilmente alla storia dell’Inter, iniziata con un invito molto esplicito a chiudere definitivamente ogni discussione perché gli errori arbitrali “fanno parte del gioco”. Una linea della moderazione simile a quella espressa da Massimo Moratti a suo tempo, anche se espressa con una frase, “non deve diventare inimicizia”, che fa un po’ riflettere. Riflettere sul fatto che Tronchetti Provera sia rimasto forse un giro indietro, visto che ormai l’ambito della passione da lui accennato sembra essere trasceso da diversi anni tra le due fazioni in ballo. E al di là delle diatribe da tifosi che durano e probabilmente dureranno in omnia saecula saeculorum, sentire, per fare un esempio, alti dirigenti legati più o meno direttamente all’universo bianconero lanciarsi in goffi tentativi di emulare avi decisamenti più portati e abili nella battuta tagliente non sembra essere un segnale teso a evitare il crearsi di un clima di inimicizia.

Rimedia, per così dire, Tronchetti Provera quando sposta il suo focus sulle vicende di casa Inter; quando ad esempio pone l’accento su quanto fatto da Stefano Pioli, definito tecnico serio e capace, che ha saputo trasformare la squadra in modo tale da proporre anche un bel calcio. E soprattutto quando ha riconosciuto il valore del lavoro compiuto sin qui da Suning per l’Inter. Lui che nei mesi scorsi ha sempre chiesto a gran voce una maggiore vicinanza della proprietà alle vicende del club è stato completamente esaudito, e il fatto di avere conquistato anche la fiducia di un rappresentante storico dell’Inter quale si può definire lui vale come ulteriore punto a favore della nuova proprietà nerazzurra. Che ormai ha tracciato il solco e posto come obiettivo dichiarato quello di riportare l’Inter ai vertici del calcio italiano, e per farlo promette di non lesinare sforzi sul mercato e non solo. I tifosi sognano in grande, si fa il nome di Lionel Messi ma qui Tronchetti si fa più realista del re ridimensionando il tutto a “provocazione per spronare la proprietà a dare il meglio”.

C’è da credere che Suning non mancherà di rispettare quest’impegno, e anche se non arriveranno Messi o Sergio Aguero, mezzi e potenzialità per portare all’Inter campionissimi di prima fascia ora non mancano di certo. Ma per il momento, c’è un presente che chiama e che invita a riporre i sogni nel cassetto: c’è una Champions da agganciare, condizione necessaria e chissà quanto sufficiente per poter invogliare i top player, e già domenica contro un Bologna in difficoltà e arrabbiato per l’andamento del match con la Sampdoria sarà un ulteriore banco di prova importante in vista della gara da non sbagliare, quella interna con la Roma. Per sognare i Messi, ora, non c’è proprio tempo.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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