La storia dell'Inter recente ha una data segnata in rosso: sabato 18 marzo, ore 19.45. In quel momento finisce 2-2 la partita tra Torino e Inter e i nerazzurri, a livello mentale, insconsciamente prima che logicamente, dicono addio ai sogni di rimonta sul terzo posto e quindi alla Champions. La squadra perde fiducia in Pioli e la testa inizia viaggiare alla stagione successiva, quella che deve essere del riscatto. 

All'Inter iniziano ad essere accostati i nomi dei più grandi giocatori d'Europa: Di Maria, Verratti, Sanchez e ancora Nainggolan e Vidal. A guidarli, l'unico a detta di molti, che possa salvare dal naufragio il transatlantico Inter: Antonio Conte. Lui, insieme ai soldi "infiniti" di Suning, torneranno a fare grande l'Inter. Proclami che accendono la fantasia dei tifosi, regalano una speranza a chi, negli ultimi mesi della stagione 2016/2017 ha solo sconforto nel cuore. 

Poi passano i giorni, e le cose promesse non accadono. Conte decide di restare al Chelsea dove gli costruiranno una grande squadra (almeno così sembra), Verratti pensa a Barcellona e non a Milano. Sanchez inizia a farsi corteggiare dai soldi arabi e non da quelli cinesi e come lui anche Nainggolan preferisce continuare con la Roma e non cambiare aria. Restano spiragli, piccolissimi, per Di Maria e Vidal, bloccati forse più dai loro club che da loro stessi. 

E così l'Inter, davanti a questi no, corre ai ripari. Prende Spalletti, allenatore che ha solo ottenuto un terzo posto (prendendo la squadra praticamente a metà classifica) e un secondo, a sole 4 distanze dalla Juventus finalista di tutto. Ma i tifosi volevano Conte e poco importa quindi se l'allenatore di Certaldo sia bravo o meno. Stesso discorso per Skriniar: come si può prendere a quelle cifre (che poi, siete sicuri di aver capito quanto è stato realmente pagato) quando per poco di più il Milan prende Bonucci? E Borja Valero e Vecino, non sono due scarti della Fiorentina? Parole, sentenze e stupidaggini di chi è rimasto ancora aggrappato a promesse, forse realmente neanche mai espresse. 

Per fortuna però passano sempre i giorni, agosto si avvia verso la sua conclusione e con lui il mercato, per lasciare spazio al calcio giocato. Quello vero. E a oggi, il mondo di Conte e quello di Spalletti sembra essere diverso da quello che ci si aspettava. Spalletti doveva essere quello in difficoltà, con pochi acquisti e poco entusiasmo; Conte invece doveva proseguire alla grande il suo cammino vincente inglese. E invece, oggi da un lato si parla di un Antonio Conte infelice, scontento perché il mercato non lo ha soddisfatto, deluso dai nuovi acquisti (Morata e Rudiger), protagonisti in negativo della prima sconfitta importante della stagione, quel Community Shield perso per mano dell'Arsenal. Dall'altro invece c'è uno Spalletti che vede la propria squadra crescere, attuare in campo quello che chiede. E anche se sono solo vittorie estive, fanno morale e creano entusiasmo. Uno Spalletti che non vede il neo acquisto Rudiger perdere la marcatura, ma uno Skriniar pulito e attento, preciso e puntuale. Uno Spalletti che non vede Morata sbagliare un rigore, ma un Borja Valero già padrone del gioco, con uno Jovetic (sulla carta in partenza) brillante come poche altre volte. 

Tre mesi fa Spalletti doveva essere solo un ripiego, e forse lo è stato nei piani dirigenziali, ma, permettetemi, alla faccia del ripiego. Gli acquisti non hanno il nome, ma permettetemi, mi interessa come giocano. Tra qualche mese, forse, saremo qui a parlare di un'Inter che ha deluso ancora e di un Conte che ha fatto l'ennesimo miracolo; ma ad oggi, il mondo di Conte e quello di Spalletti sembra essere rovesciato. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 08 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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