A mente fredda riesci a valutare con maggiore attenzione certi aspetti che a caldo ti sfuggono, oppure amplifichi trascinato dall’emotività del momento. L’eco della batosta rimediata domenica pomeriggio per mano dei ragazzi di Zeman riecheggia ancora, giusto e salutare che sia così. Impensabile archiviare con un mea culpa un episodio talmente eclatante, ma è anche errato fossilizzarvisi con l'obiettivo di etichettare tutta la stagione dell’Inter a venire. Il bilancio oggi è povero, 8 punti in 5 partite in campionato contro avversari non certo d’élite sono miseri e neanche i 7 gol al Sassuolo addolciscono il primo scorcio di stagione. Ecco, così come non faceva testo quella scorpacciata, perché a detta di molti l’avversario non è attendibile (eppure solo il Napoli è riuscito a segnare ai neroverdi nelle tre partite successive), al contempo il crollo interno di tre giorni fa non deve essere il manifesto di una squadra che sta ancora cercando la propria identità. Bisogna far tesoro di un’esperienza così traumatica, non permetterle di marchiare a ferro e fuoco il prosieguo del cammino. Il Meazza, e probabilmente altri campi di serie A ed Europa, non vedranno più l’Inter vincere 7-0 o perdere 4-1, perché quando un software è nuovo è prevedibile che talvolta palesi dei bug se non addirittura vada in crash.

Ma se vengono a mancare la rabbia, la carica agonistica, la voglia di aggredire ogni avversario tanto sbandierata a inizio stagione, allora meglio lasciar perdere. Sono qualità che vanno al di là dell'assetto tattico, di un’espulsione avventata o di un risultato sconfortante. Se la squadra lotta, suda sul campo e dà il massimo, si può serenamente accettare anche la sconfitta. Gli inglesi ce lo insegnano. Perché l’imprevedibilità di questo come di molti altri sport non permette di fare calcoli. Il 4-1 di domenica scorsa è l’inevitabile conseguenza dell’atteggiamento visto contro il Cagliari: squadra molle, distratta, apatica, rassegnata al fato senza la forza di opporvisi. 'The Walking Dead' girato al Meazza, in altre parole. Quanto di peggio un tifoso potesse aspettarsi, la confutazione del famoso giuramento firmato da tutti i giocatori e promosso orgogliosamente da capitan Ranocchia: ''Noi promettiamo in campo di dare sempre il massimo, di giocare sempre con il cuore, di andare avanti tutti insieme senza dipendere dal risultato. Tutti aiutano tutti. Promettiamo di lasciarsi aiutare dal compagno. Tutti mettono la propria qualità per la squadra. Si vince e si perde: tutti si prendono la responsabilità. I problemi si risolvono insieme. Noi promettiamo di non arrendersi mai. Io amo l'Inter''. Dei buoni propositi sopra citati, quanti hanno trovato espressione nel concreto?

Non bastano le intenzioni propositive, le dichiarazioni di circostanza o qualche prestazione costruttiva per convincere il tifoso. Oggi più che mai lui merita rispetto, merita di vedere undici/quattordici calciatori con la maglia nerazzurra che sputino sangue ed escano dal campo con la maglia grondante di sudore. L’attaccamento a questi colori deve essere dimostrato nei fatti, altrimenti è tutta fuffa. E non importa se la rosa non è da scudetto, guardandosi intorno il terzo posto non può essre considerato utopia. Ora aspetto con ansia il riscatto, non giovedì contro il Qarabag (con tutto il rispetto, non può essere questa l’occasione probante) ma domenica sera a Firenze. Mi auguro di vedere quella carica agonistica e quella voglia di non mollare mai che giocatori e staff hanno promesso ai tifosi all’inizio della stagione. Mi basterebbe vedere la trasposizione sul campo di quei giuramenti, perché a distribuire promesse sono bravi tutti. Nell’anno zero, quello reale, sarebbe già un buon punto di partenza.

 

PS - Non ho volutamente parlato dell'allenatore, sarebbe troppo facile farsi trasportare dal pensiero comune e chi mi conosce sa che preferisco pazientare prima di giudicare. Però se posso permettermi ho un consiglio per le vedove di Stramaccioni (bravissimo a Udine): rinchiudetevi nel vostro dolore, in rispettoso silenzio.

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 ottobre 2014 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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