Prendo spunto dal suggerimento di un amico ed utilizzo il “foderatevi le orecchie” di non lontana memoria come incipit per questo editoriale. Non lo uso a sproposito. Non passa giorno, ora, minuto o secondo in cui si parla, spesso sparla o straparla, di Inter; che non sarebbe nemmeno una brutta cosa di per sé, attenzione, ma che è diventata una specie di neverending story (primo colossal fantasy che ricordo) senza capo né coda, della serie buttiamo lì qualcosa che nel mucchio prima o poi ci becchiamo. La sostanza attuale è molto più semplice di quanto si cerchi di far credere al popolo del cielo e della notte; Suning, ricordo per l’ennesima volta e non me ne stanco, anno uno della nuova proprietà, ha inquadrato una serie di obbiettivi e li sta perseguendo. La famiglia Zhang, Jindong ha praticamente fondato un impero partendo da un negozio di elettrodomestici, tanto sprovveduto non mi sembra, si sta lentamente ma inesorabilmente calando nel meccanismo del calcio italiota, guardandosi intorno con circospezione e, allo stesso tempo, attenzione, stringendo mani ed avviando rapporti commerciali. Suning è un colosso disabituato a perdere le sfide che intraprende, già questo dovrebbe essere un biglietto da visita più che tranquillizzante per i tifosi nerazzurri. Con pazienza, senza correre. Ribadisco, capisco benissimo il malessere generale derivante da anni di inutilità calcistica, acquisti inadeguati a traguardi ambiziosi o giocatori senza cuore né anima, con l’occhio attento non ai colori che indossano ma al cospicuo conto in banca; però, sottolineiamolo, prendere per prendere (vedi ultimo mercato estivo, un mucchio di soldi spesi male) ha poco senso; ecco perché è necessario camminare sulle uova, tenendo ben presente quali sono le esigenze della squadra e della Società stessa. Una frenetica compravendita di figurine non porterebbe nulla di utile; quindi, la prima mossa, sarà soprattutto sistemare l’assetto dirigenziale. Che non è cosa di poco conto. Lo sappiamo tutti, lo ripetiamo come un mantra; senza una Società forte, una Società che supporti il settore tecnico in tutto e per tutto, è inutile vestire di nerazzurro tizio o caio, serve a poco se non al nulla cosmico. Non nascondiamoci; a parte il flop dei nostri eroi in calzoncini e maglietta, anche ai piani alti più di qualcosa non ha funzionato. Personalmente nutro molta stima nei confronti di Ausilio, che ha spesso dovuto apparecchiare la tavola con gli avanzi perché di fare la spesa manco se ne parlava, ma non è il direttore sportivo che deve andare davanti alle telecamere a parlare una volta si e quell’altra pure. O, a memoria, Vi sovviene che i grandi club europei spediscano – laddove è presente a livello di figura professionale – i d.s. a spiegare cosa è successo nell’arco dei novanta minuti o cosa accadrà di lì a poco? Perché a me risulta siano i direttori generali che si occupano nella fattispecie dell’onere che, in questo caso, è tutto tranne che un onore. Diverso sarebbe se ad Ausilio fosse stata prospettata una posizione differente da quella che attualmente ricopre; ma non esistono rumors a tal proposito e, così fosse, l’Inter non si starebbe muovendo attivamente per coprire una lacuna a dir poco imbarazzante. Veniamo al pistolotto settimanale per la squadra, tanto cosa vuoi che gliene freghi ai nostri eroi delle critiche o dei sermoncini? O, almeno, fino ad oggi hanno dimostrato il più assoluto disinteresse verso critica – roba poco importante – e tifosi – questi moooolto più importanti -. D’Ambrosio, tra il lusco e il brusco, ha candidamente ammesso che si, in effetti dopo la partita col Toro, peraltro giocata per una settantina di minuta col cervello altrove ed una sbadataggine degna della peggior sfida scapoli-ammogliati, la squadra ha mollato. HA MOLLATO???? Certo, capisco, l’aver preso consapevolezza che in Champions, nonostante un filotto vincente, non ci sarebbero mai arrivati deve essere stata una mazzata non indifferente; ma c’era un quarto posto che significava qualificazione diretta in Europa e, soprattutto, c’era e c’è una tifoseria innamorata e pronta ad ogni sacrificio per seguire la squadra e questa, no, non merita un trattamento del genere. Oltre al fatto, non secondario, che mi sembra Suning onori ogni fine mese le spettanze senza stare a fare una graduatoria per cui i calciatori vengono remunerati in funzione delle prestazioni più o meno decorose offerte settimanalmente. Quindi mi spiace, caro D’Ambrosio (uno dei pochi a salvarsi dal disastro stagionale, lui se non altro la faccia, il cuore e la voglia ce li mette sempre), ma la tesi non sta in piedi. La maglia deve essere onorata, in qualunque modo. Ecco, in sostanza sono questi i problemi, mica troppo lievi, che l’Inter deve fronteggiare; un occhio alla comunicazione, un occhio (facciamo pure due) all’interismo; che non può e non deve essere un optional a casa nostra. Tornando alla quotidianità, ci frantumano da destra e da sinistra su chi siederà in panchina la prossima stagione. Un giorno è Conte, uno Simeone, uno Spalletti, uno Sarri, uno il Comandante Mark e uno Zagortenay, lo spirito con la scure. E il tifoso ci capisce poco. O, almeno, pensa che l’Inter sia diretta da dilettanti allo sbaraglio senza arte né parte e senza il benché minimo straccio di idea. Sbagliato. Non esiste nulla di più sbagliato. Basta che leggiate e vi documentiate su chi è e cos’è il pianeta Suning, dove niente ma proprio niente è lasciato al caso e tutto ha una progettualità; questione solo di tempo, non pensate. Ma, se oggi dovessi chiacchierare di mercato, Vi dirò che non mi discosto dalla mia idea originaria; in pole position Conte, poi Simeone che non entusiasma la proprietà ma è la carta scoperta di Zanetti (lo scriviamo da tempo immemore, rileggersi i pezzi di un mese fa), poi è emerso dalle nebbie Spalletti che, si racconta, porterebbe da Roma un paio di grossi calibri, indispensabili ad una crescita sia tecnica che caratteriale. In ultima analisi Pioli; mai abbandonato del tutto il possibile prosieguo del rapporto lavorativo col mister di Parma che già conosce l’ambiente e che, ben supportato dai piani alti e da un mercato sensato (in quest’ottica è da segnalare la cena di Ausilio con Jorge Mendes e non il solito picnic con Kia), potrebbe continuare nel solco scavato prima dell’aprile terribile. Ma lì, che volete, la squadra aveva mollato. E questo, il potere dei calciatori e dei procuratori intendo, è un discorso che andrebbe affrontato molto seriamente; siamo davvero arrivati al limite. Per tutto il resto ripetiamo; foderatevi le orecchie, che da qui ad agosto ne sentirete delle belle. O delle balle, dipende dai punti di vista. Buona domenica a Voi. Amatela, sempre!
Sezione: Editoriale / Data: Dom 07 maggio 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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