Avrei, anzi sicuramente avremmo, preferito giocarlo un mese fa questo derby. Avrebbe voluto dire avere ancora Davide Astori fra noi. Un abbraccio ideale a Stefano Pioli e ai ragazzi della Fiorentina che ieri sono tornati, per recuperare una partita, dove il destino ha voltato loro le spalle. La vita continua e in questo mese l'Inter ha deciso, fortunatamente, di cambiare marcia.

La triste e meritata sconfitta in casa del Genoa rappresenta l'ultimo ko prima della risalita. Un pareggio interno a reti bianche con il Napoli ancora da convalescenti, ma comunque da squadra, due vittorie senza se e senza ma nella Genova blucerchiata e in un Meazza vestito a festa contro il Verona. Questa risalita, a mio avviso, ha forte il marchio di Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo ha dimostrato di essere sopra la media prendendo di petto una situazione che rischiava di precipitare. La prima mossa, controcorrente e antipopolare, proprio dopo il pareggio con il Napoli. Spalletti ha deciso di non difendere la squadra a prescindere e ha accusato i suoi di scarsa qualità nelle zone nevralgiche del campo. Chi temeva una reazione negativa a tali considerazioni, me compreso, si è dovuto piacevolmente ricredere. Quelle parole sono suonate evidentemente da stimolo per un gruppo che, invece, di qualità sta dimostrando di averne.

La seconda mossa finora vincente di Spalletti è stata quella di cambiare, senza esitazioni, interpreti e assetto di un centrocampo che da troppo tempo ruminava gioco in modo esasperatamente lento e privo di fantasia. Dispiace per l'accantonamento di giocatori seri e di spessore come Borja Valero e Vecino, ma il “nuovo” Brozovic, il rigenerato Gagliardini e il fenomeno Rafinha, con l'aggiunta della fine del letargo di Ivan Perisic, stanno regalando ai tifosi dell'Inter vittorie, spettacolo e porta inviolata. Il che aumenta comunque la rabbia per due mesi e passa buttati con pareggi sanguinosi senza attenuanti contro squadre che bisognava solo battere. Probabilmente ha ragione chi non si fida del tutto della rinascita nerazzurra dopo troppe delusioni, ma quest'Inter è pienamente in lotta per l'obiettivo prefissato e merita il sostegno che i tifosi non fanno mai mancare.

Ha deciso di lasciare il ring Walter Sabatini, anche se l'ibrido che rappresentava con quella carica che lo voleva coordinatore tecnico della branca sportiva dell'intero gruppo Suning, non lo ha mai fatto apparire come uomo Inter a tutto tondo. Dispiace dover rinunciare ad una simile professionalità, ma i risultati sul campo che la Beneamata dovrà conseguire da qui alla fine del campionato non potranno e non dovranno avere l'alibi dell'addio dell'ex direttore sportivo della Roma. In bocca al lupo a lui per il futuro.

Il presente, dicevamo in apertura, si chiama derby. Oggi. Per calendario si gioca in casa Milan nell'insolito orario delle 18.30, causa Champions, orario che ha partorito tante polemiche e scaramucce tra i due club milanesi. San Siro presenterà ancora una volta il tutto esaurito, o quasi, con buona pace di finti benefattori che ipotizzavano uno stadio mezzo vuoto per colpa di un'Inter troppo ligia alle regole per interesse. Tant'è. Sarà un derby molto indicativo per la classifica delle due contendenti. Dopo la sconfitta, seppur a testa alta, contro la Juventus, in caso di un nuovo ko il Milan darebbe definitivamente addio alle speranze di una pazza rimonta verso il quarto posto che vuol dire Champions League. I rossoneri dovranno solo vincere per tenere viva la speranza.

La banda Spalletti, invece, ora ha due risultati su tre a disposizione per continuare la marcia, anche se un successo le permetterebbe di scavalcare addirittura la Roma, insediandosi al terzo posto. Sarà una gara dove potrà succedere tutto e il contrario di tutto come spesso avviene in un derby dove la componente emozionale e ambientale scende in campo insieme ai giocatori. Ma in questo mese si è capita una cosa a mio avviso utile per chi deve affrontare il Milan. I rossoneri targati Gattuso giocano, corrono e hanno anima, ma soccombono di fronte a qualcosa più grande di loro. Lo ha dimostrato in Europa League l'Arsenal, nonostante la complicità arbitrale nella gara di ritorno a Londra, lo ha dimostrato sabato scorso la Juventus, che ha vinto 3-1 nonostante la partita la abbia quasi sempre fatta il Milan. Ma questa Inter è qualcosa di più grande della rivale cittadina?

La prima parte del campionato aveva detto di sì e la tripletta di Maurito Icardi nella sfida di andata ne è manifesto. Ma quella era un'Inter con delle certezze e quello era un altro Milan, con un altro allenatore, un Milan pieno di insicurezze. Che ci fosse più equilibrio del previsto, lo ha purtroppo dimostrato il derby perduto in Coppa Italia che è costato una dolorosissima eliminazione, mentre loro giocheranno addirittura la finale del 9 maggio a Roma. Salvo sorprese difficilmente ipotizzabili, Spalletti proporrà oggi gli stessi undici che hanno steso Sampdoria ed Hellas Verona. Gattuso dovrà fare a meno dello squalificato Biglia e ha annunciato al suo posto il discusso Montolivo. Dubbi in attacco tra Cutrone, Kalinic e Andrè Silva. Ma questi sono problemi loro. Basta parole, parli il campo. E' derby di Milano. E ricordiamoci che si gioca al “Meazza” e il piazzale che ospita lo stadio si chiama Angelo Moratti.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 04 aprile 2018 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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