Ma no, ma guarda che questo non si può fare. Attenzione, che poi interviene l’UEFA e pauuura. Anzi, già che ci siamo facciamo che falliamo subito; si chiude la baracca, burattini compresi. Già, perché questo veniva più o meno scritto esattamente dodici mesi fa. L’Inter fa all-in, se non centra la qualificazione in Champions rischia seriamente il crac. Non me lo invento, basta resettare i famosi cassettini della memoria e… se avete svolto ben bene il compito scommetto che vi sono tornati alla mente lugubri pensieri e previsioni catastrofistiche. Che la Sibilla Cumana, al confronto, era una dilettante allo sbaraglio. Saltare siamo saltati un po’ tutti venerdì 26 agosto 2016. Ma non nella maniera in cui molti si aspettavano; niente pagherò, niente prestiti, niente libri da portare chissà dove. Siamo qui. E, spiace per chi continua ancora oggi in maniera triste più per se stesso che per gli altri ad ironizzare sui colori del cielo e della notte, tranquilli.

Da quell’agosto, dodici mesi fa, ne è passata di acqua sotto i ponti; Erick Thohir (ricordare sempre che quest’uomo ci ha tirato fuori dalle sabbie mobili, finanziariamente parlando: calcisticamente invece lascerei perdere) non è più il padrone del vapore. Ha ceduti, ancora grazie, a Suning; azienda potentissima di Nanchino, capitanata da Zhang Jindong, con fatturati da far tremare le vene dei polsi. Trattativa lampo pensano molti; io credo invece che ET abbia portato avanti i contatti intelligentemente, senza far trapelare nulla. Perché così fanno gli uomini d’affari, quelli abili e capaci; non cinguettano e, soprattutto, non si inventano da un giorno con l’altro.

Tralasciando comunque la storia, il passato poco importa, veniamo a noi. Agosto 2016. Dopo varie vicissitudini estive, continuo a pensare gestite tra il male ed il molto male, ed uno gitarella negli Stati Uniti d’America, che bisogna portare i ragazzi a visitare luoghi nuovi e sconosciuti (Portland ad esempio), l’esordio in campionato è stato disastroso. Inutile star qui a trovare colpevoli o innocenti, buoni o cattivi, capaci o meno. Ciò che conta, come in ogni sport che si rispetti, è il risultato finale oltre alla partecipazione, che Pierre de Coubertin va anche bene ma fino ad un certo punto, oltre mi sale il crimine; soprattutto se ti chiami Inter. Quindi, grazie ad una serie di errori ed orrori che hanno caratterizzato domenica 21 agosto, si è tornati da Verona con la pancia vuota ed un paio di mazzate sul muso, di quelle che fanno male perché ti rendi conto che sarebbe potuta andare anche peggio. Ci si aspetta la fine del mondo, l’apocalisse, la caccia alle streghe, il caos cosmico; invece la Società rimane unita. Anzi, se possibile credo che la sconfitta sia servita per rinsaldare dei rapporti che sembravano quasi sopiti, tra una litigatina da bambini delle scuole elementari e l’altra.

Soprattutto, in settimana, mi è piaciuta e molto la presa di posizione di Saverio. Parole anche dure, nulla di pesante, ma finalmente sono state messe in chiaro situazioni che ci portavamo dietro da troppo tempo subendole silenziosamente. Così, Saverio dixit, il portiere deve pensare a fare il portiere, indi parare; e il centravanti deve pensare a fare il centravanti, indi segnare. Poco importa se uno vuol giocare la Champions (per quello basta trovare la squadra che offre il prezzo corretto e nessuno trattiene nessuno, qui siamo all’Inter e non all’Acquapozzillo, con tutto il rispetto dovuto all’Acquapozzillo) o l’altro cerca di bussare ad un rinnovo contrattuale non si capisce bene su che base, visto che ne ha firmato uno nuovo (di contratto) qualche mese fa. Decide la Società chi, quando, dove e perché. L’aria pare cambiata. Jindong non sembra cresciuto alla scuola morattiana del teniamo Recoba anche aumentandogli l’ingaggio perché piace al presidente.

Ora tutti sono necessari ma nessuno è indispensabile. Tantomeno chi soffre di gastroenterite o chi guarda con un occhio il campo e con l’altro il portafoglio. Che lo fanno un po’ tutti, direte Voi; e avete pure ragione, dico io. Ma c’è modo e modo di farlo. Nella vita c’è sempre un modo di fare le cose, corretto, ed uno che tanto corretto non lo è. Io credo che Suning apprezzi la correttezza; il resto lascia il tempo che trova. Così, tra il muro di gomma dove rimbalzavano critiche ed affini dovute al capitombolo scaligero e le chiacchiere in libertà del vice-presidente, ti arriva il proprietario e ti porta in dote due giovanotti di bellissime speranze, Gabriel Barbosa Almeida, in arte Gabigol, genietto nemmeno troppo nascosto del Santos e Joao Mario, eclettico centrocampista neo campione d’Europa. Spendendo pure parecchio. Giusto per tacitare tutti coloro che…i cinesi sono un bluff… dove sono i pagherò… non hanno ancora bonificato per l’acquisizione del club (questa è la mia preferita) ed amenità su questa lunghezza d’onda.

Ora, non esaltiamoci più del dovuto; è stato fatto molto, mancano un paio di particolari per rendere la squadra competitiva già da questa stagione, obiettivo secondo/terzo posto; un esterno basso, non un surrogato se possibile, ed un centrale tosto, che dietro facciamo paura ogni volta che l’avversario ha il pallone. Ultimo, piccolo sforzo. E tranquilli, più che falliti siamo felici e contenti. Buona domenica a Voi. Amatela, sempre!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 28 agosto 2016 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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