“I dieci giorni che sconvolsero il mondo” è il titolo di un grande saggio sulla rivoluzione bolscevica scritto nel 1919 dall'americano John Reed, unico cittadino statunitense sepolto nelle mura del Cremlino insieme ai padri del comunismo sovietico. Domani sera all'Olimpico di Roma, Lazio e Inter daranno vita a novanta e passa minuti che potrebbero, non sconvolgere, ma fortemente condizionare si, il futuro dei due club, specialmente di quello nerazzurro. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo, alla vigilia dell'ultimo sforzo, come l'Inter targata Suning, gruppo che sta affrontando con strategie mirate i problemi relativi al Financial Fair Play, debba avere la Champions League come habitat naturale per godere di investimenti importanti. E a prescindere dalle logiche finanziarie, non sarebbe giustificabile che una squadra come l'Inter, ultima italiana ad aver conquistato la Coppa più importante, rimanga per il settimo anno consecutivo senza ascoltare la famosa musichetta.
La Dea Eupalla, divinità immaginata dal grande Gianni Brera per il mondo del calcio, ha deciso la scorsa domenica di far resuscitare calcisticamente la Beneamata che nella notte di sabato aveva dato un calcio alla possibilità di giocarsi tutto all'ultimo respiro nell'Olimpico laziale, perdendo in maniera tafazziana con il Sassuolo, nonostante l'incitamento dei soliti settantamila di San Siro. Al fischio finale del giovane arbitro palermitano Rosario Abisso, gli interisti hanno rivisto certi film del passato che ciclicamente si ripropongono. “Questa volta è peggio del 5 maggio”, diceva qualcuno. Anche in tribuna stampa. La notte è trascorsa malissimo, con la rassegnata convizione che la Lazio non si sarebbe lasciata sfuggire, poche ore dopo a Crotone, l'inaspettato e gustosissimo match-ball.
La piccola speranza si chiamava Walter Zenga. L'Uomo Ragno, anche se giustamente sintonizzato solo sulla salvezza del Crotone, non poteva non aiutare anche la sua Inter. Bene, lui ed Eupalla hanno compiuto il miracolo, hanno soffiato forte nel finale di gara quando un colpo di testa di Milinkovic Savic, che avrebbe regalato vittoria e Champions alla Lazio, è invece finito fuori. Quello che sembrava svanito, improvvisamente ricompariva. Che girandola di emozioni si è tornati a vivere dopo troppi anni di anonimo piattume.
È stata una settimana lunghissima che ancora non è finita. Per il match dell'Olimpico si è scatenata una vera e propria caccia al biglietto e lo stadio presenterà il tutto esaurito, dato molto raro nella Capitale, anche quando è di scena la Roma. I dati della vendita dicono che sugli spalti saranno presenti ben dodicimila cuori nerazzurri, nessun problema di ordine pubblico grazie ad un gemellaggio che dura nel tempo. Pensate che beffa sarebbe stata per tutti questi fedelissimi dover viaggiare solo per una scampagnata condita magari dalla finale degli internazionali di tennis di scena in quel del Foro Italico a pochi metri dallo stadio Olimpico. No, Eupalla non poteva permettere questo, Lazio-Inter non sarà un'amichevole di lusso, ma un vero e proprio spareggio per disputare la Champions League nella prossima stagione.
Non per mettere le mani avanti, ma è chiaro che la squadra di Simone Inzaghi, a cui basterebbe anche il pareggio, parta leggermente favorita nei confronti di un'Inter che ha un solo risultato utile: la vittoria. A favore dei nerazzurri, le assenze degli infortunati Luis Alberto e Parolo e il recupero forzato di Ciro Immobile. E poi fa rumore il caso De Vrji. Il forte difensore olandese, che peraltro a Crotone ha salvato sulla linea la possibile terza rete dei calabresi che avrebbe con tutta probabilità decretato la sconfitta della Lazio, da svincolato ha firmato mesi fa, senza contravvenire a nessuna regola un contratto con l'Inter.
La notizia del contratto depositato è uscita qualche giorno prima della sfida verità e così ha iniziato a inveire il partito degli scandalizzati e dei complottisti. “L'Inter ha giocato sporco, poteva aspettare a depositare il contratto”. Eh già, se il contratto non fosse stato depositato o non fosse stato reso noto il fatto, De Vrji avrebbe potuto commettere qualsiasi errore contro la sua futura squadra senza il pericolo del sospetto popolare? No. Il problema non l'ha sollevato l'Inter, ma un regolamento certamente da rivedere. Intanto il giocatore avrebbe fatto sapere ai compagni e al suo allenatore, di voler aiutare la squadra a conquistare la Champions League, nonostante questo cozzerebbe irrimediabilmente con i suoi interessi futuri. Se scenderà in campo, come credo, Stefan de Vrji sarà comunque osservato speciale, ogni sua giocata sarà vivisezionata per il commento post gara.
Dicevamo prima del vantaggio di cui gode la Lazio, la possibilità di centrare due risultati su tre. In una gara in cui il responso finale potrebbe essere frutto di episodi slegati dal canovaccio della partita, non è cosa da poco. E' anche vero che l'Inter, lo ha dimostrato con il Sassuolo, non sa rapportarsi a situazione comode. Va in tilt, perchè non ha la personalità necessaria per governare gli eventi. Ma quando l'obiettivo è uno solo, in questo caso, la vittoria, la Beneamata ha le carte in regola per andare a dama perchè non dovrà gestire. Handanovic; Cancelo, Skriniar, Miranda, D'Ambrosio; Brozovic, Vecino, Rafinha; Candreva, Icardi, Perisic. Questo l'11 che, salvo decisioni contrarie dell'ultima ora da parte di Luciano Spalletti, proverà a prendersi quanto desidera e necessita: il posto in Champions League.
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