Erick Thohir ha fatto solo una toccata e fuga, senza rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma è riuscito a dare una calmata rasserenante a tutto l’ambiente. ET non sarà ancora un esperto del nostro calcio ma sicuramente sa come muoversi e soprattutto come curare le sue PR. Non ha rilasciato nessuna intervista sul calcio giocato, ma ha fatto capire a tutti, lasciando filtrare il suo pensiero a 360 gradi e a microfoni spenti, quanto la sua fiducia in Mazzarri sia ancora intatta nonostante le sconfitte con Cagliari e Fiorentina, così come il progetto studiato in estate con l’allenatore toscano e tutti gli altri rami della società. A dire la verità lo ha aiutato sicuramente anche la sosta a placare gli anti-mazzarriani e gli interisti di facciata che lo sono solo quando si vince come alcuni pseudo-scrittori occasionali, a bloccare gli hashtag più insofferenti del popolo nerazzurro che chiede la rivolta al grido di #mazzarrivattene, ma Thohir è riuscito a dimostrare tutta la sua abilità comunicativa anche senza parlare. Adesso però ci deve pensare la squadra ad aiutare lui e anche Mazzarri, che fino a questo momento si è preso tutte le colpe, anche quelle non sue, facendo da parafulmine un po’ come era accaduto nel periodo più difficile della scorsa stagione.

Thohir si è poi concentrato sulle sue ricette per guarire il calcio italiano e le casse nerazzurre, facendo però capire, anche parlando di marketing, filosofia e stadi, che i tifosi sono indispensabili, che oggi più che mai serve il loro aiuto, un messaggio implicito per cercare di compattare tutto l’ambiente in un momento molto difficile e cercare di uscirne proprio nella sfida contro il Napoli, la più difficile di questo inizio di stagione.

Dopo tante partite più o meno facili sulla carta ecco la prova del 9, la partita della verità, la sfida più difficile proprio nel momento più complicato. Il Napoli e Benitez adesso fanno più che mai paura, ma forse è proprio quello di cui l’Inter ha bisogno per rinascere, una grande partita, uno stadio pieno e un avversario più forte per buttarsi alle spalle un mese difficile e dimenticare, sconfitte, fischi e infortuni.

Concludo invece con una riflessione un po’ amara. L’aver spedito Javier Zanetti in Cina proprio in questo momento difficile, a giocare con le vecchie glorie piuttosto che tenerlo ad Appiano per aiutare con la sua esperienza una squadra alla disperata ricerca di un leader, mi ha lasciato un po’ stranito, come una conferma un po’ malinconica delle malelingue, che sostenevano che la sua carica di vice-presidente fosse solo una facciata quasi obbligata a cui la nuova società è stata praticamente costretta dalla piazza, più che un’effettiva decisione presa per coinvolgerlo nel nuovo progetto. Una scelta più che mai legittima ma comunque dispiace, così come avevano lasciato il segno gli addii forzati dei vecchi eroi del Triplete. I tempi cambiano e il futuro non guarda in faccia nessuno. Stay tuned.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 17 ottobre 2014 alle 00:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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