Per fortuna esiste anche il campo di calcio. Perché con tutte queste menate del mercato ci siamo tutti un po' intristiti, per usare un eufemismo. Le delusioni seguenti le elevate aspettative sulla campagna acquisti hanno di certo sfiancato il tifoso medio, non i giocatori di Luciano Spalletti che hanno continuato a lavorare ad Appiano Gentile tenendo al di fuori dei cancelli del Suning Training Centre il malumore dilagante, come se non fosse un loro problema. E in effetti è così. Complimenti.

Complimenti anche per la vittoria all'Olimpico, contro una diretta concorrente nella corsa ai primi quattro posti. Ovvio, è ancora presto ma questo passettino è a dir poco significativo per varie ragioni. Innanzitutto, meramente matematico, vincere 3-1 in trasferta sulla carta, in attesa del ritorno, ti potrebbe dare anche un piccolo vantaggio in un eventuale conclusione di torneo a pari punti. In secondo luogo, si va alla tanto antipatica sosta con il bottino pieno, dopo aver battuto due avversari tosti come la Fiorentina e appunto i giallorossi, con 6 gol all'attivo e appena uno al passivo. Infine, il successo nerazzurro di ieri sera testimonia qualcosa che vale più dei numeri: la costruzione in fieri di una mentalità vincente, proprio quella che era malamente mancata la scorsa stagione. Luciano Spalletti sta svolgendo davvero un ottimo lavoro, perchè al di là della fortuna, palese alla luce dei tre legni della Roma, storicamente una partita come quella di ieri sarebbe andata in archivio con una sconfitta e tante, troppe ferite da leccare. Lo svantaggio, i varchi concessi, i pali e poca lucidità sotto porta: gli ingredienti per tornare a Milano con le pive nel sacco c'erano tutti. Per capire l'andazzo era sufficiente inquadrare le mani in faccia di Walter Sabatini in tribuna. Emblematico.

Poi però qualcosa nella testa dei nerazzurri è scattata. Spalletti ha inserito Joao Mario e abbassato Borja Valero, che è cosa buona e giusta. Successivamente è entrato in scena Mauro Icardi: una doppietta devastante per l'umore dei padroni di casa, frutto di una capacità di vedere la porta che ha pochi eguali. Se quest'estate il top player non è arrivato e non arriverà, forse è il caso di convincersi che il capitano dell'Inter lo sia. E Lucianone da Certaldo fa bene quando dice che Maurito gli "riempie tutti gli spazi di pensiero". Se l'andazzo continuasse, il mancato arrivo di Patrik Schick verrebbe ammortizzato meglio dal punto di vista psicologico. Ma questo è un capitolo a parte che meriterebbe più degni approfondimenti.

Non ho le fette di salame davanti agli occhi, ho visto delle pause preoccupanti e degli errori tecnico-tattici da non ripetere. Ma siamo solo all'inizio di un progetto nuovo, qualche battuta a vuoto è comprensibile e trovarsi a 6 punti dopo le prime due giornate è un toccasana che permette di lavorare con maggiore serenità. Conta comunque insistere sulla stessa strada, che sembra davvero quella giusta. L'Inter ha vinto all'Olimpico al nono tentativo e lo ha fatto con grande carattere e tanta buona sorte, che nel calcio come nella vita serve sempre. E immagino cosa stia provando anche ora Spalletti, che ha dimostrato di essere un fattore per le sue squadre e che la Roma della scorsa stagione dipendeva molto dalle sue intuizioni e qualità manageriali. Vincere così davanti a quello che era il tuo pubblico, in quello che fino a poco tempo fa era la tua roccaforte, davanti a Francesco Totti, la sua nemesi, seduto in tribuna e con lo sguardo torvo, gli avrà provocato un godimento che neanche sotto tortura rivelerà. Poco importa, noi non ci facciamo problemi a manifestarlo.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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