Prima del match con la Samp, Piero Ausilio ha detto: "Sarà un mercato con la logica di rinforzare una rosa di qualità, già competitiva e con dei valori, aggiungendo qualcosa di meglio che verrà da fuori. Non top-player, ma giocatori funzionali al progetto".

Eh no, caro Ausilio, proprio no. Francamente, sfugge la logica di tale pensiero. L'Inter è una squadra con dei valori? Verissimo. E guai a farsi annebbiare la vista dall'ultimo ko: la progettualità deve essere salvaguardata soprattutto dagli istinti e dagli scatti dettati dall'umore del momento. Siamo d'accordo. Ma proprio perché questo gruppo è già di buon livello, a nulla servirebbe inserire elementi che non andrebbero a migliorarlo sensibilmente. Giocatori funzionali, certo. Ci mancherebbe si pensasse il contrario. Ma se davvero voglio ridurre il gap da chi mi precede, allora devo alzare il livello. E per farlo l'unica via che resta all'Inter è proprio quella di portare a casa dei campioni. I "top-player", come li ha definiti il direttore. Sono esattamente questi che mancano ai nerazzurri: i top-player.

E se da un lato non vogliamo rischiare di gettare anche il bambino con l'acqua sporca, dall'altro bisogna essere onesti e riflettere sui messaggi che ci lancia questo bizzarro campionato 2016-2017. I grandi numeri fatti registrare con Stefano Pioli in panchina, infatti, possono essere ingannevoli. Squadre normali, con dei valori ma di certo non eccelse come Lazio e Atalanta, hanno fatto sostanzialmente lo stesso percorso in questo lasso di tempo (38 punti per i nerazzurri nelle ultime 18 partite, gli stessi dei laziali e appena 2 in più dei bergamaschi). Nelle gare nelle quali il tecnico emiliano ha comandato l'Inter, inoltre, la Juventus ha collezionato ben 44 punti, il Napoli 43 e la Roma 42. Insomma, ci troviamo davanti un torneo sui generis, nel quale i passi falsi delle prime sei in classifica sono rarissimi. Numeri quasi 'dopati', soprattutto per la mancanza di stimoli di una grande fetta di squadre che non hanno più nulla da chiedere alla stagione. E' giusto sottolineare questo dettaglio per mettere a fuoco il lavoro sia di chi allena, sia di chi scende in campo.

In tal senso, forse, la sconfitta con la Samp potrebbe risultare utile e far aprire gli occhi a chi già pensava che tutto andasse bene, che non sarebbero serviti chissà quali cambiamenti per riproporre un'Inter da vertice nel 2017-2018.

Non riteniamo che Suning voglia continuare a vivacchiare ai margini dell'Europa che conta anche fra due anni e vedere sfumato ogni serio obiettivo pure nell'aprile prossimo. Questo ci porta a pensare che, magari, le dichiarazioni del direttore sportivo interista fossero solo strategia mediatica e non reale volontà. Saremmo dinanzi non solo a quella contraddizione che già abbiamo spiegato, ma soprattutto a un percorso che condurrebbe di nuovo a un'annata senza sorrisi.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 aprile 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print