Oggi è il primo di luglio. In casi normali e in ambienti comuni, un giorno come tanti. Ma questo primo luglio, nell’ambiente nerazzurro, era ormai diventato una versione riveduta e corretta del primo gennaio, viste le circostanze e i fatti che hanno contraddistinto questo primo scorcio di estate in casa Inter. Il primo dell’anno nuovo, quello dove si butta via il vecchio e si lascia spazio alle novità, alla voglia di voltare pagina, ai desideri di un mondo e di una vita migliore. E anche se siamo solo al giro di boa di questo 2017, la sensazione che si avverte al momento di questo cambio di mese nel mondo Inter è proprio questa: via le paure, le vecchie catene, le imposizioni, adesso c’è solo voglia di libertà. E di tornare protagonisti.
Nella fattispecie, via quelle farraginose catene dei vincoli legati al Fair Play Finanziario, via quel diktat imprescindibile di pareggiare entrate e uscite nel bilancio della stagione al fine di evitare sanzioni economiche o, peggio ancora, nuove restrizioni in ambito sportivo. Un campanello d’allarme che riecheggiava forte e con picchi allarmistici non di poco conto, con la reiterata convinzione di dover cedere senza possibilità di scampo un pezzo da novanta nella propria rosa, nello specifico Ivan Perisic che già da marzo avrebbe ceduto alle sirene ammalianti d’Albione, del Manchester United e dello Special One e per il quale sarebbe dovuta bastare la somma di 30 milioni per il solo gusto di sfruttare la presunta fame di soldi maledetti e subito che avrebbe dovuto attanagliare Corso Vittorio Emanuele.
Belle storie, appassionanti, degne di un libro giallo di grande tiratura. Peccato soltanto che tutto questo castello è andato a sgretolarsi con una cosa molto meno intricata da costruire e molto più facile da capire: la realtà. Realtà che ha voluto che a non sentirsi scalfita nemmeno minimamente da tutte queste voci allarmistiche fosse proprio la diretta interessata, ovvero la società. Mai come in questa circostanza, l’Inter ha saputo gestire la situazione oggettivamente delicata in maniera esemplare, senza dare il minimo peso a influenze esterne ma seguendo una strategia ben delineata e soprattutto da non dare in pasto a nessuno se non a cose fatte. Niente cessioni eccellenti, ma lavoro certosino alla ricerca di plusvalenze importanti specie coi giovani, ritorni alla base di giocatori costati un po’ a chi li aveva lasciati partire senza incassare, e tanti giovani da piazzare qui e là per permettere loro di crescere e al club di valutarli per far valere eventualmente le opzioni di riacquisto, formula utilissima che consentirà all’Inter di capire i progressi dei propri ragazzi (con il conseguente impegno dei club acquirenti a valorizzarli) e magari riportarli alla base a prezzo comunque agevolato.
Tutto questo ha portato nelle casse del club i soldi giusti per colmare la maledetta lacuna e impacchettare il bilancio verso Nyon con tanti saluti alla Uefa. Ma non solo: dalla gestione del dossier l’Inter ne esce indubbiamente rinforzata dal punto di vista della solidità, economica ma anche psicologica. L’essere riusciti a blindare un elemento di qualità come Perisic respingendo coloro che pensavano di poter concludere l’assalto a buon mercato vale quasi quanto la conquista di un titolo per Walter Sabatini e per tutto il club: sono finiti i tempi in cui si era costretti ad accettare somme irrisorie dalla Turchia per privarsi di Wesley Sneijder o a doversi privare di ragazzi promettenti senza concedere loro la possibilità di potersi imporre anche tra i big come alcuni sono riusciti a fare altrove, e non solo per questioni legate ai tempi. L’Inter oggi ha una corazza di nome Suning, che ha cambiato radicalmente il modo di agire e di pensare; non si permette più a nessuno di dettare le condizioni, anzi ci si tiene stretto il coltello dalla parte del manico facendo capire che Perisic va via solo in base alle volontà proprie, che da oggi diventano se vogliamo ancora più probanti. E intanto il ragazzo è ben libero di divertirsi sulle spiagge di Parenzo a giocare a beach volley…
L’Inter si avvia ora a vivere la seconda fase di questa estate, quella dove finalmente potrà mettersi alle spalle i pensieri e cominciare ad agire per consegnare a Luciano Spalletti la squadra da guidare al fatidico rilancio dopo anni di vacche troppo magre e altrettanti anni di speranze vane. Qualcosa è già stato fatto per l’immediato (Milan Skriniar) e per il futuro (Pellegri, Salcedo, Pompetti, in attesa di capire quello che vuol fare Mamadou Coulibaly) e tanto altro c’è da fare, tra diversi elementi in uscita e giocatori per integrare ulteriormente la rosa. Le promesse sono elevate, il budget previsto è di quelli pesanti, il tifo comincia a sognare ma bisogna ricordare di non perdere troppo la testa: vanno bene i sogni, finalmente lontani dall’essere mostruosamente proibiti, ma mai perdere di vista la realtà e la funzionalità degli acquisti, senza dimenticare che l’essere riusciti a rispettare il settlement agreement non fa dell’Uefa e delle sue regole per l’equilibrio dei conti (che però, va detto, hanno mostrato più i loro punti deboli piuttosto che i punti di forza) uno spettro definitivamente scacciato via. Ma è fuori di dubbio che, al di là delle difficoltà legate ad un’immagine un po’ rovinata dagli anni, ora si respira un’aria diversa, meno rarefatta, e ora nulla o quasi appare impossibile a priori.
Troppo ottimismo, troppe rose e fiori? Può anche darsi, ma la fiducia che viene trasmessa dal quartiere generale è fiducia che alla fine può contagiare tutti. “L’Inter sta lavorando bene e in silenzio”, ha voluto sottolineare Walter Sabatini a margine del Cda nerazzurro. E allora, in attesa di vedere se l’Inter saprà fare la pantera, abile ad acquattarsi e poi azzannare la preda, si può festeggiare questo Capodanno sui generis. Dove anche se siamo in piena estate, Sabatini e Zhang hanno portato a tavola le lenticchie, che si dice portino soldi (e qui non è inteso in senso dispregiativo). Tutti a tavola, occhio a non abbuffarvi...
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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