Si è talmente concentrati sul mercato che ci si dimentica di chi è già qui. In alcuni casi può essere un bene, in altri un male, e in altri ancora è difficile da decifrare. E’ il caso di Gabigol. L’arrivo in pompa magna dell’anno scorso sembra già lontanissimo, nonostante non siano ancora effettivamente passati 12 mesi. Il brasiliano è stato accolto come un Re, “sembrava la presentazione di Maradona al Napoli” disse qualche tempo fa Riccardo Ferri, e ben presto da ‘colpo di mercato dell’ultimo minuto’ si è tramutato prima in rebus e poi quasi in flop. Quasi, perché non abbiamo metro di giudizio per assolverlo o condannarlo da o a tale condizione. Ma come siamo arrivati a tutto questo? Perché tra tutti gli allenatori che si sono susseguiti sulla panchina dell’Inter, nessuno è riuscito a dargli la fiducia che ci si aspettava potesse ricevere dopo i primi mesi di ambientamento? Passi che de Boer non aveva chiesto il suo ingaggio, Pioli l’ha utilizzato con il contagocce, mentre non è mai finito nel radar di Mister Vecchi. Ok, la stagione scorsa è stata a dir poco travagliata, ma davvero il ragazzo non ha mai meritato una chance che fosse una?

Sicuramente una parte di colpevolezza gli apparterrà, i suoi atteggiamenti, e le dichiarazioni del suo agente, non hanno certamente aiutato, ma non giustificano la totale esclusione. Ecco perché allora Barbosa dovrebbe andare via in prestito. Per il suo bene, innanzitutto. Per avere le occasioni che qua gli sono state negate, per dimostrare realmente di che pasta è fatto. Perché l’entusiasmo che accompagna i tifosi nerazzurri ogni volta che si alza dalla panchina per iniziare il riscaldamento, o per quelle poche volte che ha potuto giocare il pallone con gli altri dieci in campo con lui, può scemare. Può trasformarsi in scherzo, in gioco. Gabigol potrebbe finire ad essere identificato come una ‘mascotte’, il personaggio simpatico le cui qualità resteranno avvolte nel mistero, ma che forse ha fatto breccia nel cuore degli appassionati interisti anche per pietà. Nessun calciatore dovrebbe essere ricordato per questo. Il mercato cosa ci sta dicendo? Che in uscita se c’è possibilità di monetizzare lo si fa con i nomi più grandi (non puoi chiaramente venderlo la stagione seguente il suo arrivo) e in caso di dipartite verrebbero cercati nuovi profili in sostituzione dei futuri ex. E se non dovesse uscire nessuno, i campioncini di domani sono già lì pronti a tallonarlo, a fargli sentire il fiato sul collo come a dire: “te la devi giocare, ora ci siamo anche noi”. Ma nessuno lo sta prendendo in considerazione. Può anche giocarsela, ma non c’è partita con chi ti tiene fuori a priori. Non mi riferisco a Spalletti, che sta facendo le sue prove tecnico-tattiche com’è giusto che sia, bensì all’ambiente, alla situazione. Milano, oggi, non fa per lui.

E’ un peccato, ma meglio viverlo e risolverlo ora con esperienze diverse piuttosto che restare testardi e pensare di potercela fare quando non sembrano esserci spiragli per una conclusione di questo genere. Dal mero lato economico, tutti ci auguriamo che il suo acquisto non si tramuti in flop, ne va anche delle finanze dell’Inter. Ma dal lato umano, quello che ci differenzia dall'inanimatezza e dall'apatia del semplice denaro, buono solo a passare dalle mani di ognuno senza che questi possano avere il tempo di affezionarsene, dobbiamo fare il tifo per Gabigol. Per il ragazzo che è, non per la figurina usa e getta che può diventare nel tempo. Per trasferirgli l'entusiasmo e poterlo osannare facendolo sentire davvero uno di noi, quando potrà dimostrarcelo anche sul campo, guadagnondosi col sudore l'affetto del popolo nerazzurro.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 06 agosto 2017 alle 00:00
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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