Oggi non ho proprio nessuna voglia di analizzare per l’ennesima volta un risultato deludente dell’Inter. Non ho intenzione di chiedermi il perché di alcune scelte incomprensibili, di alcune dinamiche assurde, di alcune leadership ormai logore e dannose da tempo che continuano a manifestarsi all’interno della nostra squadra e del nostro gruppo. Oggi non voglio fare il “tifoso” deluso ed incazzato che chiede spiegazioni a qualcuno di qualcosa, tanto queste spiegazioni non arriveranno mai e, chi si vuole fare del male, continuerà a farlo dimostrandosi autolesionista quanto basta per danneggiarsi e far arrabbiare gli altri. Oggi ho proprio voglia di sorridere e per questo penso a Josè. Penso a Mou. A quel grande allenatore che ha illuminato le nostre giornate da tifosi, che ci ha reso immortali nel mondo del calcio e che ora continua a farci stare bene anche se allena altre squadre, anche lontano da Milano.

Martedì sera Josè ha dimostrato di essere ancora una volta e ancora, se ce ne fosse bisogno, il miglior allenatore del pianeta, oltre che il più carismatico davanti alle telecamere. Ha ribaltato una partita ormai persa contro i super ricconi del PSG, più che con le scelte giuste (... di culo, come ha scherzato lui nel post-partita) con le motivazioni che solo lui al mondo sa dare ai giocatori. Solo lui sa creare tutto questo intorno a una partita, solo lui attrae i tifosi di altre squadre davanti allo schermo in quel modo, solo lui è capace di far sì che i tifosi dell’Inter soffrano anche per il Chelsea. La differenza è che i suoi gruppi non tradiscono, ognuno pensa per la squadra e non per sé stesso. È così che il Chelsea ha vinto, è così che Mou ha regalato una grande gioia per una sera anche a noi tifosi interisti che ultimamente di gioie proprio non ne abbiamo.

Così capita che Torres entri in campo 10 minuti e dia l’anima a rincorrere un pallone a centrocampo, mentre da noi si litiga per un rigore, capita che Hazard si faccia male ed esca dopo pochi minuti ma nessuno si fa prendere dal panico o dalla depressione, capita che Lampard esca tra gli applausi della folla senza lamentarsi, capita che Demba Ba entri e sia decisivo. Tutto un corollario per far capire a chi non lo è che questa è la definizione di squadra e quando sei squadra è più facile che le cose vadano bene. Serva di lezione a qualcuno. Grazie quindi a Mourinho. Per tutto. C’è chi lo ama, chi lo odia, ma dubito che qualcuno possa mettere in dubbio il fatto che sia il numero uno, quantomeno uno speciale, più speciale di altri. Lo Special One.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 aprile 2014 alle 00:00
Autore: Filippo Tramontana / Twitter: @filotramo
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