"Pochi, ma buoni". Il messaggio inviato da Roberto Mancini a Erick Thohir in vista della prossima finestra di calciomercato è semplice e diretto, quasi da spot elettorale. Come a dire: non c'è alcun bisogno di stravolgere la rosa come fatto un anno fa, ma ora è necessario spostare i radar su profili che hanno un lignaggio degno della storia dell'Inter. Insomma, piuttosto che prendere cinque o sei giocatori normali, il Mancio ha spiegato in maniera chiara che sarebbe cosa buona e giusta ingaggiare due campioni fatti e finiti che abbiano personalità per giocare con la maglia della Beneamata cucita addosso: due profili che diano una fisionomia chiara e riconoscibile ad una formazione che con il 2016 ha completamente perso la sua identità, che aiutino ad alzare l'asticella di una squadra che comunque qualche progresso lo ha fatto vedere in un'annata che ormai volge al tramonto. 
Ora, capire di che tipo di 'qualità' vada dissertando da qualche tempo a questa parte il tecnico jesino è operazione difficile, ma il martellamento continuo attorno a questa termine ci induce a credere che il cambiamento di mentalità, almeno a livello teorico, sia già in atto. Questa, forse, è la migliore conquista degli ultimi anni per la società, che ha capito di essere giunta in una fase di un ciclo di ricostruzione in cui alcune pietre angolari sono state finalmente posate, e che, di conseguenza, per nessuna ragione al mondo avrebbe senso smantellare le basi solide di questo edificio che va pian piano ergendosi.
Ma la logica, purtroppo, non fa rima con il Fair Play Finanziario, che non fa sconti a nessuno quando si tratta di prendere in mano una calcolatrice per sanzionare le eventuali magagne di bilancio.
Detto che da Thohir in giù la volontà sarebbe quella di provare a trattenere tutti i big, non va neanche sottovalutato il fatto che il sacrificio di un solo giocatore potrebbe anche non essere così doloroso se scelto e ponderato per non creare la classica crepa strutturale del palazzo nerazzurro di cui si parlava qualche riga sopra. In questo senso sarà fondamentale la consulenza di Mancini, l'uomo che non più tardi di qualche giorno fa, sempre parlando di mercato, sosteneva ci volessero idee brillanti per rendere l'Inter ancor più competitiva. Quella stessa arguzia di pensiero che potrebbe essere utilizzata per vendere ad un prezzo maggiorato un giocatore forte ma non imprescindibile nell'economia della squadra, di modo da poter reinvestire quei soldi su elementi ancor più funzionali al progetto. Gli ormai famosi due campioni.
In definitiva, "Due campioni e idee brillanti" è lo slogan elettorale più compiuto che Roberto Mancini potesse concepire in questo preciso momento storico, un messaggio che l'ex manager del Mancheser City si augura trovi i maggiori consensi in società. Quella stessa che dopo aver preso alla lettera il 'cambiamo 8-9 giocatori' della scorsa stagione, non dovrebbe avere problemi di alcuna sorta ad appoggiare questa nuova idea politica del suo leader maximo. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 maggio 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print