Undici settembre 2004, al Bentegodi di Verona va di scena Chievo-Inter: è la prima panchina nerazzurra di Roberto Mancini, l'anno di Adriano, Martins e Vieri, di un 'vigile' arrivato nel silenzio dal Real e che subito entrerà nei cuori dei tifosi nerazzurri, di Veron e anche di Mihajlovic, Stankovic e ovviamente lui, il capitano Zanetti, l'unico a non fermarsi mai. Si ferma invece, e lo fa spesso, la nuova macchina manciniana. I giornali parlano di 'pareggite', il dato nelle prime quindici uscite è significativo: dodici X, tre vittorie, nessuna sconfitta. L'Inter ha 21 punti ed è quinta insieme a Lecce, Palermo e Samp, a quota 22 c'è il Cagliari, nel quarto gradino utile per l'accesso alla Champions League.

Tante cose sono cambiate da allora, partendo proprio dalla riduzione degli slot validi per l'entrata nell'Europa delle grandi. Colpa del ranking e della crisi del calcio italiano, che è andata di pari passo con quella dell'Inter. Dopo il Triplete l'abisso e il conseguente sorpasso della Bundesliga. E pensare che per i nerazzurri tutto ebbe inizio in quella prima giornata di Serie A, con il 2-2 aperto e chiuso da Stankovic e Adriano. Il primo dei tantissimi pareggi (a fine stagione saranno 18) che faranno storcere il naso a chi si aspettava un impatto diverso dal nuovo allenatore. L'Inter chiuderà terza il campionato, portando a casa dopo anni di digiuni la Coppa Italia, primo trofeo dell'era Mancini. Da lì i trionfi del post-Calciopoli, mentre la macchina del Mancio si perfeziona.

Storia ben diversa quella che accompagna il nuovo debutto del tecnico di Jesi. Pareggio nel derby con il Milan (lo ammetto, speravo già in un déjà vu), poi il ko contro la Roma e, quello che fa più male, a San Siro con l'Udinese. "Da fuori avevo un'idea diversa della squadra", dice il nuovo mister. Quasi come chi paragona un prodotto alle immagini della pubblicità. L'auto stavolta non è la sua, i sedili sono meno comodi di quanto si attendeva e la strada davanti a sé è tutta in salita. I lavori ad Appiano sono appena iniziati, sarebbe stato troppo semplice auspicarsi un cambio repentino di rotta nonostante gli slanci iniziali e gli stravolgimenti in chiave tattica.

I problemi alla base della squadra sono evidenti, lo erano anche quando qualcuno tentava di circoscriverli ai limiti di Mazzarri. Lo sa e lo sapeva bene Mancini che ha ottenuto garanzie in vista del mercato di gennaio. Presto sarà tempo di bilanci e anche di prime indicazioni per Ausilio, pronto ad assecondare, con gli ovvi limiti legati al budget, le richieste dell'allenatore. Ripartire da Verona ma anche ricostruire un'Inter che non era più la sua: "In questo mese e mezzo tanti devono adattarsi", spiegava Mancio alludendo già ai piani mercato. La macchina nerazzurra si è rimessa in moto come dimostrano i progressi innegabili visti in parte negli ultimi match, però adesso guai a sbagliare il pit stop.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 14 dicembre 2014 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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