Missione compiuta, dunque, per la bistrattata Inter. Derby vinto al fotofinish in uno stadio da mille e una notte, Icardi re di Milano, tifosi nerazzurri in festa, Milan sprofondato a -10. La banda Spalletti, forte di sette vittorie e un solo pareggio, se sabato prossimo dovesse vincere a Napoli, scavalcherebbe i partenopei e conquisterebbe il primato solitario il classifica. Difficile che accada, ma questo lo sapremo solo al fischio finale della supersfida del San Paolo. Nel calcio i numeri hanno sempre ragione e dopo due mesi di campionato i numeri danno ragione alla Beneamata.
L'Inter ha dimostrato nel primo tempo del derby di essere una squadra forte e solida. Nella ripresa ha confermato invece di avere ancora antiche lacune che hanno permesso a Suso e Bonaventura, che con tutto il rispetto non sono Messi e Cristiano Ronaldo, di riaccendere le speranze della curva rossonera. Ma mentre sul 2-2 qualcuno già pensava ad un Milan in grado di strappare la vittoria nel finale, è arrivata la sentenza inoppugnabile. E i tre punti non sono solo il frutto della stupidaggine commessa da Riccardo Rodriguez ai danni di D'Ambrosio. Quel rigore arriva dopo un salvataggio in corner dello stesso Rodriguez su tiro a colpo sicuro di Eder che raccoglieva un delizioso colpo di tacco di Icardi al fine di un cost to coast stile Matthäus, di Matias Vecino. Insomma il penalty decisivo è arrivato in seguito ad una grande azione figlia di voglia di vincere, di caparbietà, di spirito di appartenenza che finalmente ha trovato casa alla Pinetina.
Luciano Spalletti è il grande stratega di questa minicavalcata nerazzurra. Il tecnico di Certaldo infonde tranquillità e consapevolezza, convince chi lo sta a sentire delle sue tesi. Anche con i giornalisti in conferenza stampa. Resosi costo che il mercato estivo non sarebbe stato scoppiettante come da previsione, non ha battuto i pugni sul tavolo e se lo ha fatto, chi non doveva vedere non ha visto. Ha invece iniziato l'opera di convincimento verso i giocatori a disposizione, ha fatto capire loro di considerarli i migliori su piazza. Ricordate il Perisic che, voglioso di emigrare alla corte di Mourinho al Manchester United, scattava foto di malavoglia con i compagni e pur di scappare dal ritiro estivo di Riscone di Brunico, decideva un blitz in Croazia dal suo dentista di fiducia per un improvviso mal di denti? La società è stata perfetta nel mantenere le sue richieste per l'eventuale cessione, nel non farsi prendere alla gola dallo United, ma poi Spalletti, ritenendo Ivan il terribile un campione indispensabile per la sua idea di gioco, ha fatto la differenza. Risultato raggiunto in breve tempo e con grande efficacia visto che ora Perisic, oltre ad essere quasi sempre decisivo con gol e assist, si diverte a postare sui social frasi dolci, calcisticamente parlando, per Icardi. Tra i due sta nascendo un rapporto che prima non c'era e in partita si vede.
Spalletti è considerato tra i più bravi per il lavoro sul campo. E la sua preparazione la si nota quando risponde alle domande sulle partite, spiegando sempre nel dettaglio situazioni tattiche e movimenti dei giocatori. Se si ha pazienza nell'ascoltare si cresce calcisticamente. Vale anche per chi, come noi, deve poi raccontare una partita e giudicare una prestazione. Ma per ora, a mio avviso, lo Spalletti interista si sta rivelando un top soprattutto per come stia lavorando sulla testa dei calciatori. Sta trasmettendo valori interisti senza avere un pedigree nerazzurro. Ma riesce a farlo perchè si è reso conto dopo pochi minuti dal suo arrivo a Milano cosa sia l'Inter per storia e blasone ed è il primo ad asserne orgoglioso di farne parte. L'entusiasmo è l'impegno del tecnico è recepito in automatico dalla truppa e così l'Inter è finalmente tornata ad essere gruppo. Tutti esultano ai gol di chiunque segni, a fine gara Spalletti corre ad abbracciare e baciare i suoi che riconoscono il condottiero. Certe scene le abbiamo già viste da queste parti con un certo portoghese di nome José e sappiamo come è andata. Purtroppo non festeggeremo a fine stagione un nuovo Triplete, ma molte cose stanno cambiando in positivo rispetto alla scorsa, deprimente, stagione. Il derby vinto è importante, come detto, anche per continuare il lavoro sui difetti. Quella parte di secondo tempo con la squadra impaurita e tendente a rimettere in discussione l'ottima prima frazione che aveva partorito il vantaggio, andrà rivisto per capire se certi cali dipendano ancora da vecchi vizi o da una rosa troppo ristretta soprattutto a centrocampo. E domenica mancavano per problemi fisici Brozovic e Joao Mario che rischiano il forfeit anche a Napoli.
Sabato l'Inter sarà chiamata ad una prova fondamentale per capire dove potrà arrivare la Beneamata. I partenopei sono reduci dalla sconfitta in Champions League con il Manchester City, una sconfitta che però conferma la forza della squadra di Sarri. Dopo una prima mezz'ora a senso unico a favore del City di Guardiola che sembrava il preludio di una disfatta, il Napoli ha iniziato a giocare come sa ed è uscito dall'Etihiad Stadium con la testa altissima e con il rammarico di aver fallito un rigore con Mertens sul 2-0 per gli inglesi che poteva cambiare la storia della partita. È uscito per un problema muscolare Insigne, la sua eventuale assenza, è inutile negarlo, sarebbe un vantaggio per i nerazzurri. Non resta che attendere e ribadire che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Spalletti e la sua banda venderanno cara la pelle. Il campo darà il responso. Ma questa Inter, che deve migliorare in tante cose, inizia a far sognare.
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