Sì, insomma, sembra proprio che tutto vada bene; il bilancio nerazzurro, dopo anni di inconcludenza, atrocità, inutilità, inanità, infruttuosità e chi ha altri sostantivi femminili con l’accento sulla a può aggiungerli a sua discrezione, ha preso una nuova via. Alla faccia del bicarbonato di sodio avrebbe detto Totò; io preferisco pensare che certuni, invece di ululare sul nulla riguardo a libri in tribunale, fallimenti ed affini, avrebbero dovuto indagare in quali mani l’Inter sarebbe finita e, una volta saputolo, studiare per bene chi e cos’è Suning. Che la figura di menta è sempre lì, dietro l’angolo.

All’interno di questo bilancio, che io per evidenti limiti di ignoranza so leggere in maniera a dir poco elementare – non ho studiato economia e lungi da me passare per un tuttologo che non sono - mi è balzata immediatamente all’occhio la somma che l’Inter ha speso per due calciatori; Joao Mario e Gabriel Barbosa. Ora, a parte discutere sull’utilità o meno dell’investimento, ad oggi più folle che altro, sono fastidiato per il denaro che l’Inter ha dovuto sborsare all’agente dei calciatori, leggasi commissioni; oltre 7 milioni di euro donati, in beneficenza, ad un signore che di beneficenza non ha bisogno e che, dopo questa fantasmagorica doppietta, mi auguro venga messo al bando dal mondo nerazzurro. So che la storia delle commissioni ai procuratori andrebbe ridisegnata, ma all’UEFA sono tutti concentrati sul FFP, il resto è nulla. Bilancio o non bilancio, dalle secche del Fair Play Finanziario non ne siamo ancora usciti e credo sarà così fino al 2019 anno più anno meno. Poi qualcuno mi spiegherà; io ho letto le regole, sono sincero, ma mi sembra evidente di come ci siano figli e figliastri, squadre che fanno letteralmente quello che vogliono ed altre mica tanto; noi apparteniamo all’ala mica tanto. Inutile aprire un dibattito, l’ennesimo, sul Fair Play Finanziario e sui suoi inventori, dei tizi che vengono pure remunerati. Come chiosa vorrei infine ricordare, a quanti ancora la menano con… sì ma io dei bilanci mi sono rotto, voglio i campioni veri con la maglia nerazzurra, quelli che portavano i proprietari precedenti… che senza bilanci in ordine, oggi, i grandi giocatori non te li puoi permettere; giurin giuretta, nemmeno quelli prima li avrebbero potuti acquistare sic rebus stantibus.

Torniamo a parlare di Inter, di quella vera intendo, di quella che scende in campo e non sulle scrivanie di tizio o caio; le scrivanie lasciamole ad altri, è un argomento che non ci tocca. Esistono ancora talebani del nulla che ce la menano col calendario facile rispetto a chi lo sanno solo loro, i pali e la fortuna che ci accompagna da inizio stagione; facciamo presunta fortuna onde evitare le figure di menta di cui sopra. In tutta onestà a me pare che il calendario, fino ad ora, ‘sta gran mano non è che ce l’ha data; quelle speciali classifiche che molti non leggono o non conoscono, si tratta di statistiche e assai possono raccontare, rivelano di come l’Inter abbia affrontato quattro squadre militanti attualmente nella side A della classifica. Anzi, per dirla tutta, cinque, ci si dimentica spesso della Fiorentina, solidamente a punti 16. Orbene, quattro vittorie ed un pareggio, i meglio a tutt’oggi. Parliamo poi della presunta fortuna e dei pali; perché rispetto alla pantomima dei pali, spiace dirlo a chi va in giro con lo striscione del culo sventolandolo come non ci fosse un domani, bisognerebbe sapere che l’Inter, in un conteggio tra dare e avere, ha un saldo di più uno. Esattamente come un altro paio di squadre e, udite udite, dietro a chi? Ma all’attuale capoclassifica, il Napoli, che vanta un saldo di più due. Così, giusto per puntualizzare.

Attenzione: puntualizzare per puntualizzare c’è da spiegare, a chi non riesce proprio a farsene una ragione, che Handanovic è di professione portiere, lautamente retribuito, difende con successo i pali della porta nerazzurra e non viene messo in formazione per passare col rastrello l’erbetta vicino al dischetto del calcio di rigore. Inoltre non è culo se sei la squadra che fino ad oggi ha segnato il maggior numero di gol nel quarto d’ora finale; casomai al paese mio significa che questa Inter, questi ragazzi, hanno la malsana abitudine di non mollare fino al fischio finale. Potrà pure essere riduttiva come spiegazione, ma la trovo consona alla situazione; culo è se vinci una partita al minuto 90 dopo essere stato dominato, se ne vinci più d’una e continui a correre anche quando gli altri rifiatano o sono belli che scoppiati è un plus che ti appartiene. Milan, Napoli e Samp: vi vogliamo vedere, sentenziavano gli esperti, mostrate cosa siete (sono, io non vado in campo) in grado di fare. Bene, mi sembra di poter affermare che siamo andati discretamente; due le abbiamo vinte ed una, quella con la prima della classe per di più in casa loro, pareggiata sprecando anche un paio di palle importanti. Di questo trittico, a dire la verità, non sono tanto i sette punti a darmi fiducia, quanto piuttosto il gioco che è andato via via migliorando fino ai settanta minuti più belli che io ricordi da anni nell’ultima prestazione al Meazza contro la Samp dell’ottimo Giampaolo. La squadra raffina le prestazioni partita dopo partita senza mai dare, anche quando è in difficoltà, l’idea di poter essere dominata, messa alle corde e stordita. I ragazzi stanno imparando ad uscire palla al piede anche nelle situazioni più complesse, anche quando un bel rinvio alla viva il parroco potrebbe apparire come la migliore delle soluzioni. Ma questo non è ciò che chiede Spalletti, il vero artefice del cambiamento, il regista neanche tanto occulto del nuovo corso che sta nascendo sotto gli sguardi, a volte sbalorditi, dei tifosi nerazzurri.

Obbligatorio stare con i piedi ben piantati a terra, oggi è il 29 ottobre, c’è una vita da giocare e non si è fatto ancora il vero nulla; ma, rispetto agli anni passati, la sensazione è che i giocatori siano un tutt’uno con l’allenatore, nello spogliatoio l’aria è finalmente buona e non viziata come spesso nelle scorse stagioni, la Società presente e vigile. Insomma, gli ingredienti sono di pria scelta e sembrano sposarsi a meraviglia, il cuoco c’è e la cucina funziona. Ora a Verona con molta, moltissima testa, senza disattenzioni inutili e, soprattutto, senza prendere sotto gamba l’impegno. Stavolta, chi ha da perdere, siamo solo noi. Pali, calendari e classifiche a parte. Amatela, sempre. Buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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