Pressing alto, palla recuperata e spedita veloce e precisa all'uomo giusto, stop, girata, gol. Sotto la Curva Nord. A due minuti dal termine. Una big finalmente battuta, Milan sorpassato, la casa dell'Inter che al fischio finale esplode al grido: "Vi vogliamo così". Ma da quanto tempo mancavano nell'ambiente nerazzurro queste gioie, queste emozioni, queste sensazioni? Dopo il gol di Nainggolan a metà del secondo tempo, penso che anche il più ottimista tra i tifosi della Beneamata abbia pensato a un finale di gara tinto di giallorosso. La Roma spingeva, l'Inter iniziava a ritirarsi in maniera preoccupante. Ecco allora il colpo, la mossa, anzi le mosse che hanno cambiato la gara e, forse, finalmente fatto capire a qualcuno perché Roberto Mancini sia un valore aggiunto e non solo un colpo mediatico.

L'Inter non stava perdendo, ma il tecnico ha voluto continuare il lavoro che sta portando avanti per cambiare la mentalità della squadra, inserendo uno dopo l'altro i vari Kovacic, Shaqiri e Podolski. E finalmente, anche rischiando di perdere, si è visto in campo un gruppo che pensava in grande, senza paura, giocatori che improvvisamante si sentivano forti e padroni del loro destino. La Roma è rimasta spiazzata da un'Inter che è tornata così a riversarsi nella metà campo giallorossa e già prima dell'acuto vincente di Icardi poteva arrivare al gol, con lo stesso Maurito, che aveva mandato alle stelle una palla che chiedeva solo di essere stampata in porta. Ma il bomber nerazzurro ha il pregio di non scomporsi di fronte alla negatività, ci riprova e timbra.

L'Inter attuale ha ancora dei limiti, forse più mentali che tecnici, ma sembra definitivamente accantonato il tempo delle mezze misure, dell'ansia perenne, dell'immagine da provinciale, seppur di lusso. Per vincere le partite che presentano delle difficoltà e nel nostro campionato sono quasi tutte quelle in calendario, ci vuole coraggio, cuore e un pizzico di fortuna negli attimi decisivi, ma anche la buona sorte bisogna meritarsela. La sfortuna accompagna i perdenti. Non solo nel calcio o nello sport in generale. È una legge di vita.

Mancano sei partite alla fine del campionato. Ieri in conferenza stampa Roberto Mancini ha detto che, nonostante i sette punti nelle ultime tre gare, la stagione sia da considerarsi ancora negativa. È normale sia così, il giorno del gran ritorno a Milano, confidando eccessivamente nelle sue qualità ma non tenendo conto della realtà, il Mancio era convinto di centrare il terzo posto. Solo una mini impresa gli consentirebbe invece di raggiungere un posto utile per giocarsi i preliminari di Europa League. Ma questo finale di stagione sarà comunque importante e indicativo per le valutazioni necessarie che dovranno permettere ad allenatore e società di non sbagliare le mosse in vista del futuro. Con o senza Europa.

Mancini non perde tempo e si porta avanti con il lavoro andando a vedere direttamente i giocatori che potrebbero essere utili alla causa, domenica era al 'Tardini' per Parma-Palermo. E ieri in conferenza per una volta non si è parlato di Yaya Touré, si è solo sfiorato il nome Dybala, qualche menzione per Vazquez, mentre il Mancio ha invece speso parole importanti per il diciannovenne centrocampista argentino del Parma Josè Mauri. “Forse diventerà un giocatore da grande squadra”. Intanto questa sera si scende nuovamente in campo a Udine per l'anticipo stuzzicante e difficile di un turno infrasettimanale. Ad attendere l'Inter, gli amici Deki e Strama, che hanno confermato la loro idiosincrasia al Milan battendo i rossoneri, finalmente sorpassati e condannati al ritiro a tempo indeterminato.

L'Udinese è ormai salva, ma sarà partita vera, perché Stramaccioni chiede ai suoi quella continuità venuta meno finora. Purtroppo Mancini non potrà disporre in difesa degli squalificati Ranocchia e Juan Jesus. Fortunatamente il Nemanja Vidic visto con la Roma ricorda molto la colonna del Manchester United vincitutto e il suo patner, nel cantiere del 'Friuli', dovrebbe essere l'ex Felipe, anche se rimane viva l'opzione Medel. In attacco possibilità di vedere dal primo minuto Xherdan Shaqiri e Lukas Podolski. Lo svizzero è reduce da tre panchine consecutive, però gli spezzoni finali con Milan e Roma hanno soddisfatto Mancini che lo ha fortemente voluto all'Inter convinto delle sue qualità, ma proprio per questo lo vorebbe sempre concentrato e reattivo, cosa non successa ad esempio nella serata decisiva per il viaggio in Europa contro il Wolfsburg.

All'ultimo Podolski manca invece solo il gol. Il suo ingresso contro la Roma è stato decisivo per il delizioso assist a Icardi e per quei movimenti con e senza palla che riescono solo ai grandi giocatori. Peccato per la rete mancata proprio a fil di sirena, ma credo che il gol di Poldi arriverà questa sera. Insomma, wilkommen Podolski, purtroppo il tedesco si è svegliato tardi e l'Arsenal lo riaccoglierà a fine prestito. Ma questi ora sono dettagli, avanti con la rinascita. Con lo stesso coraggio e con lo stesso cuore mostrati contro la Roma.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 aprile 2015 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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