Stiamo toccando le profondità dell'abisso con una sconfitta arrivata persino contro un Sassuolo che ha saputo approfittare di tutti i problemi che l'Inter non ha risolto. 

Al peggio non c'è mai fine, perciò Guarin e Icardi hanno ingaggiato una straordinaria operazione suicida, nel maldestro tentativo di dire, a chi li aveva seguiti in trasferta, che avevano comunque messo il cuore. A sugellare il tentativo intempestivo, Icardi ha portato in dono la sua maglietta che gli è stata rispedita dai destinatari dell'omaggio. Oltraggiato dal rilancio della maglietta e forse insultato dai tifosi, Icardi ha fatto l'Osvaldo furioso e ha ricambiato istericamente, per la gioia dei felicissimi organi di informazione che hanno riportato la notizia. Poi è di nuovo tornato in campo a cercare e trovare la pace, rimarcando la sua buona fede, accompagnato da una delegazione di giocatori, a telecamere spente.

È perfettamente inutile dire chi abbia più torto tra chi ha tentato un gesto pacificatore, diventando, in un secondo, una belva ferita e chi non ha compreso il significato e ha reagito con rabbia. Si tratta di un'immaturità i cui principali colpevoli sono i giocatori che, per ruolo, dovrebbero risparmiarsi un simile livello di ingenuità.

Credo che la partita abbia palesato, in modo inequivocabile, che non si può giocare in serie A con una difesa improvvisata, con Guarin e Palacio in quello stato e con il peggior Kovacic di sempre. Mancini ha ammesso le sue evidenti responsabilità, intuendo troppo tardi che questo modulo non è attualmente applicabile, anche a causa di defezioni sanguinose per poter supportare quattro giocatori offensivi e ancora incapaci di dettare il passaggio. Donkor ha mostrato numeri e personalità notevoli, così come Puscas che quando è entrato sembrava un giocatore del... Sassuolo. Il motivo per cui i giovani entrano in campo e, rispetto ai compagni più affermati, sembrano fenomeni, è perché sono deresponsabilizzati. Hanno la testa sgombra e nessun timore di provare un dribbling, un tiro o azzardare un passaggio. Per fare una verticalizzazione la squadra impiega tre passaggi in più, perdendo uno o addirittura due tempi di gioco, mettendo qualunque avversario nella condizione di leggere facilmente qualunque movimento nerazzurro

Il resto della squadra ha paura della sua ombra e agisce a impulsi, più che in virtù di un ragionamento. Come col Torino l'Inter ha tenuto un alto possesso palla e ha gestito il gioco solo a centrocampo. L'analisi elementare è che l'Inter non tira in porta, non ha capacità di penetrazione, non ha giocatori che si muovano simultaneamente senza palla e quando viene persa da qualcuno rischia sempre di prendere gol. Mancini e la società hanno sbagliato a parlare apertamente di terzo posto, esponendo i giocatori a un'ambizione che non sono in grado di gestire. Troppo fragili, troppo emotivi. E quando si fa una dichiarazione tanto sonora il rischio è che l’opinione pubblica, come sta accadendo, ti divori.

Dopo la scena vista tra tifosi e giocatori, aver osservato lo spaurito Kovacic, il velleitario Guarin, il preoccupato Vidic, lo svagato Podolski, lo sciagurato Dodò e un perplesso Mancini penso che si stia verificando l'ennesima crisi collettiva della squadra negli ultimi quattro anni. Abbiamo già visto parecchie situazioni simili, in condizioni diverse ma la situazione, pur cambiando tutto e tutti, non migliora. Anzi. Chiunque ha il diritto di pensare che con Mazzarri era persino meglio se guarda ai risultati. Io non ho bisogno di difendere Mancini per errori che sta effettivamente commettendo e dubito che la squadra si tirerà fuori in fretta da questa situazione. 

Ognuno ha la sua risposta sui motivi che rendono l'Inter sempre più inguardabile ma è evidente che è in atto una rivoluzione dell’organico che si esaurirà solo alle 23 e che, ad oggi, ha portato conseguenze più disastrose che efficaci nel rendimento. C’è confusione e i tifosi si stanno convincendo che chiunque venga preso dall’Inter non serva a niente.È calcisticamente impossibile sovvertire gli equilibri di una squadra cambiando modulo, giocatori e allenatore, con squalifiche e infortuni a complicare ulteriormente la faccenda, senza prima intraprendere delle amichevoli in mezzo. Era necessario cambiare ma tanto valeva aspettare giugno, visto che l’Inter così non raggiungerà nemmeno l’Europa League.

In tutto questo se potessi avere la bacchetta magica porterei i tifosi dell’Inter allo stadio in massa, prescindendo dallo spettacolo offerto e dalle enormi difficoltà che i giocatori stanno vivendo. La squadra sta affogando nell’immaturità di ragazzi inconsapevoli del loro ruolo. I tifosi possono insultarli quanto desiderano ma io sono interista prima di tutto e se, come oggi, mi accorgo che, sfogandosi dalla poltrona, le cose vanno anche peggio, è il momento di mettere da parte le riserve e tornare allo stadio in massa, dando una lezione di stile e di tifo ai tifosi di tutta Italia.

Vedere uno stadio quasi esaurito per Inter-Palermo e le prossime partite è solo un sogno, una personale utopia. Il significato vero di questo ritorno in massa so che non può essere colto. Da troppo tempo, dopo il Triplete, ci crogioliamo incattiviti, dandoci degli incompetenti l’uno contro l’altro, pensiamo di non essere indispensabili a San Siro, “non vado allo stadio a vedere una squadraccia” sento dire. Essere tifosi, diversi dagli altri come pretendiamo di sentirci, implica pensare anche diversamente. Mi perdonerete perciò, se nella scelta di allontanarvi ancora di più dallo stadio non sarò d’accordo con voi.
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 02 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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