Dopo sei anni trascorsi a farsi del male l’Inter si appresta a vivere un 2017 di apparente riscatto e conseguente rivincita.  Il protagonista del rientro nerazzurro nel calcio che conta non potrà che essere il nuovo proprietario Zhang, il quale nei primi sei mesi ha sbagliato molto nella gestione di una società già troppo rivoluzionata. La proverbiale calma cinese ha fatto posto ad un impeto che ha causato parecchi danni e molte vittime sportive. Le guerre intestine della società hanno però ottenuto una tregua a novembre, quando l’arrivo di Pioli è stato salutato come il frutto di un compromesso tra le diverse anime societarie. 
L’augurio per quest’anno è che all’Inter si decida chi sarà il vero amministratore delegato, si raggiungano delle decisioni condivise e vengano interrotte tutte le trame politiche, le correnti e i correntoni che in questi mesi hanno portato a figuracce in campo e fuori. 
Si faccia chiarezza sul ruolo di Thohir e sul senso della sua attuale presenza, ancora poco chiara nella sua dinamica. Ci sia insomma comunicazione e si coinvolga anche lo sponsor, senza che tutti si sentano in dovere di rilasciare interviste in cui rivelano malesseri e altre distonie. 

Se possibile si tenga Pioli almeno un altro anno e si spengano i riflettori su Simeone, altrimenti si dica chiaramente che sarà lui il prossimo tecnico e si faccia lavorare l’attuale allenatore con la consapevolezza del suo ruolo.
Il progetto dell’Inter oggi sembra aver preso una direzione più nitida, non necessariamente condivisibile ma almeno più chiara.
In sintesi la società vuole una squadra più giovane e italiana, dotata di talento e prospettiva. 
Le uscite probabili o intenzionali sono, in difesa quelle di Santon, Andreolli, a centrocampo di Felipe Melo (Palmeiras), Gnoukouri (Crotone) e persino Banega (di cui tra poco parliamo), in attacco di Jovetic e forse Palacio (più facile l’addio a giugno).

Si lavora su un centrocampista come Lucas Leiva o Luiz Gustavo, il cui arrivo toglierebbe di nuovo il posto a Kondogbia. La scelta di Lucas Leiva la capisco meno perché non è una spanna sopra il francese, il quale ha giocato finalmente un ottima partita nell’ultima gara in casa contro la Lazio. Non so se ha senso rimettere definitivamente in panchina Kondogbia, che resta un grosso investimento della società, a favore di un giocatore che dovrà ambientarsi nel nostro campionato. 
Diverso il discorso per il centrocampista del Wolfsburg, il quale ha più qualità ed esperienza, anche se ora la Juve, saltato Witsel, intende prenderselo a gennaio e risolvere il problema della regia.
Comunque vada sembra possibile che il francese probabilmente lasci l’Inter già a gennaio inoltrato.
Insieme a lui si parla di una possibilità non remota che faccia le valigie anche Banega, a favore di un arrivo di Gagliardini. Capisco la logica della scelta ma non la sposo. 
Banega è uno straordinario talento che ha trascinato il Siviglia in queste stagioni e l’Argentina fino alla finale di Copa America. E’ uno che normalmente fa la differenza ma che all’Inter ha vissuto problemi di ambientamento. Non è nemmeno tutta sua la colpa, considerando che la squadra ha combinato parecchi disastri per diversi mesi, gli allenatori cambiati sono stati addirittura tre e la sua collocazione è stata un rebus perché la campagna acquisti è stata mal gestita. La sua coesistenza con Joao Mario, preso dall’Inter a fine mercato, ha complicato ulteriormente il quadro tattico ma la sua carriera racconta di un giocatore sui generis capace di spostare gli equilibri e portare la sua squadra a delle affermazioni importanti. Se a noi italiani invece bastano 4 mesi per liquidare Banega come un mezzo giocatore che non ha inciso o come un cedibile senza rimpianti, capisco come si ripetano di frequente questo genere di errori di valutazione.
Il mercato dei cinesi è letteralmente esploso, senza controlli e con un potere economico senza precedenti. A maggior ragione sarebbe insensato rinunciare a Banega per un'offerta di soli 15 milioni. Nonostante la cifra faccia concludere che sempre di plusvalenza si tratta.

L’Inter parrebbe intenzionata a mettere sul tavolo circa 7 milioni per il prestito oneroso e aggiungerne altri 15 a giugno per l’acquisto definitivo. Gagliardini è un giovane che nell’Atalanta ha collezionato 13 presenze e due reti. E’ forte e va incoraggiato, non relegato in panchina. Se l’Inter intende puntare sui giovani deve farlo con spregiudicatezza e una certa convinzione.
Non è più possibile fare delle scelte sperimentali, azzardi costosi e tentativi alla cieca con allenatori scaricati alle prime difficoltà. L’Inter tornerà grande quando penserà in modo progettuale e sinergico e non più estemporaneo. Pazza Inter deve restare un inno, non uno stile di conduzione societaria.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 02 gennaio 2017 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
vedi letture
Print