Il giorno di San Silvestro è solitamente quello in cui si tracciano i bilanci consuntivi di un anno, soppesando le cose positive e le cose negative, per poi ripartire con l’anno nuovo. Di certo, se volessimo tracciare un bilancio delle vicende nerazzurre di questo 2016 che va a concludersi, il libro assumerebbe i contorni di un ‘noir’, in alcuni casi tendente alla commedia che però di brillante ha ben poco. Sul campo, in effetti, è stato un susseguirsi di vicende tormentate praticamente dall’inizio alla fine: dal clamoroso rallentamento di metà gennaio che ha cancellato il primato a suon di vittorie di misura mettendo a nudo tutti i limiti della rosa, al grottesco tornado estivo culminato con l’addio di Roberto Mancini e l’avvento di Frank de Boer, al quale non si può certo rimproverare di essere uno che ama le avventure ma che ha finito col pagare un dazio addirittura maggiore di quanto potesse prevedere nel peggiore dei suoi auspici, travolto da una catena di partite imbarazzanti e da alcune situazioni extra campo degne di un capolavoro del cinema surrealista. Culminati con quell’eliminazione dall’Europa League che ha rappresentato il massimo del minimo.

Tutte vicissitudini cui ha fatto da corollario quella che è stata la nuova svolta storica in ambito societario: tre anni dopo l’arrivo di Erick Thohir, la proprietà dell’Inter a inizio giugno ha cambiato nuovamente faccia passando ai cinesi di Suning Holdings Group, un nome che agli italiani non ha mai detto niente fino a qualche settimana prima, ma che nel proprio Paese è sinonimo di una catena commerciale tra le più importanti della nazione, che attraverso il club nerazzurro ha cercato di aprirsi una finestra verso il mondo. Anche proseguendo quella politica di grandi investimenti chiesta dal governo cinese per lo sviluppo del calcio che nelle intenzioni del leader Xi Jinping deve perdurare fino al 2050. In estate, malgrado la persistente questione del Fair Play Finanziario, il gruppo di Nanchino ha provato a battere i primi colpi, pur con l’ingombrante ‘manus longa’ del fido consigliore Kia Joorabchian, e a suon di soldoni sono arrivati giocatori come Joao Mario e Gabriel Barbosa che però sin qui non hanno dato quanto sperato, e soprattutto il secondo è finito nell’occhio del ciclone per il suo incredibile sotto-impiego.

Niente è mai normale per l’Inter, ma mai come quest’anno l’anormalità ha permeato con la sua cappa asfissiante tutto l’ambiente, costringendolo a respirare un’aria soffocante e nociva per le coronarie. Almeno fino a quando, proprio all’imbrunire di questi dodici mesi, qualcosa si è, per così dire, ‘normalizzato’: va bene, è un termine che sin dal primo giorno del suo arrivo alla guida dell’Inter ha fatto capire di non gradire, ma Stefano Pioli, arrivato in uno scenario mortificante, dopo un avvio comunque complicato ha saputo togliere le macerie e con pazienza ha ridato un’anima a questa squadra, riportando risultati e soprattutto ridestando un po’ di entusiasmo, sentimento che sembrava seppellito. Gli ultimi risultati molto positivi, gli sprazzi di miglioramento sul piano del gioco e soprattutto la risalita in classifica hanno dato un po’ di linfa in più a tutte le componenti, cominciando proprio dai proprietari che si sono concessi lo sfizio di dare il proprio nome al centro di Appiano Gentile e che già stanno preparando i fuochi d’artificio in vista dello scioglimento delle catene dell’Uefa. Anche se prima ci sarà una sessione invernale dove rimettere a posto qualche tassello.

L’Inter è arrivata alla sosta di Natale con un bel sorriso e l’animo rinfrancato, ma non può dimenticare quante festività sono andate poi di traverso in epoca recente. Adesso come non mai, l’imperativo è non sbagliare un’altra volta, perché la zona Champions League è meno lontana di quanto appariva solo fino a qualche partita fa ma potrebbe bastare un solo passo falso per mandare tutto nuovamente in malora. E siccome questo è anche il giorno dei cosiddetti ‘buoni propositi’ per l’anno che verrà, quelli che generalmente vengono espressi con grande convinzione e poi finiscono spesso nel cestino, anche per l’Inter ci sarebbe una lista di buoni propositi che sarebbe cosa buona e giusta rispettare in vista del 2017. Non sono tanti, ma sono significativi:

- Non tradire la fiducia. Nello specifico, quella che si sta consolidando intorno a Stefano Pioli. Col quale la proprietà cinese ha voluto brindare a Milano dopo la vittoria con la Lazio e prima del ritorno a casa, e col quale ha voluto colloquiare direttamente in Cina per pianificare le mosse per gennaio e perché no, anche per la prossima stagione. Segnali di un feeling importante col tecnico parmigiano, che al ritorno in Italia ha fatto in tempo a dirsi soddisfatto per l’esito dei colloqui prima di rituffarsi nuovamente nel lavoro. Starà al buonsenso di tutti rendere più solida la posizione di Pioli scacciando, se si è davvero convinti di lui, tutte le ombre e i nuvoloni provenienti da oltreconfine.

- Dare tutto. In campo e non solo. Perché questo avvio di campionato indubbiamente brucia sulla pelle dei tifosi, che nonostante i primi mesi alquanto cupi si sono confermati i più vicini alla propria squadra mantenendo la leadership per presenze medie allo stadio. Un pubblico che si arrabbia ma che non molla, e al quale tutti devono rendere il giusto omaggio disputando una seconda parte di campionato degna di tal nome. E tenere distanti voci, distrazioni, situazioni scomode. Perché un’altra defaillance diventerebbe imperdonabile.

- Crescere. E questo riguarda in particolare la nuova proprietà, determinata a riportare l’Inter ai vertici del calcio nazionale e mondiale nel minor tempo possibile. La Cina mai come in questi giorni sta facendo parlare di sé per i colpi grossi già effettuati, in progetto o sognati e per l’enorme flusso di denaro pronto a essere riversato sul continente europeo. Anche Suning non vede l’ora di operare investimenti ingenti per portare grandi nomi all’Inter, ma siccome l’Italia non è la Cina, spendere e basta non basta: bisogna scegliere con criterio, accontentando in primo luogo le esigenze tecniche piuttosto che quelle di portafoglio di personaggi a latere.

- Dare serenità. Forse l’aspetto più importante: troppe turbolenze negli ultimi anni hanno sconquassato l’atmosfera intorno al mondo nerazzurro, che ora ha bisogno di agire con tranquillità. E soprattutto, all’insegna della chiarezza. Perché sono diventati insopportabili gli strali di chi accusa l’Inter di non avere una guida chiara, di avere troppe teste che pensano senza che la mano destra sappia effettivamente cosa faccia la sinistra. L’Inter ha bisogno di una struttura lineare, dove ognuno sappia bene i suoi compiti e le zone di competenza e dove ognuno faccia bene il suo lavoro. Collaborando, non interferendo.

- Farci divertire. Perché è giusto pensare in primo luogo all’esito finale, ci mancherebbe, ma il tifo interista merita di uscire dallo stadio o di spegnere la televisione senza dover recriminare per qualcosa, ma anzi ritenendosi soddisfatto non solo perché i suoi beniamini hanno dato il massimo, ma lo hanno fatto bene. E poi, per troppi anni si è stati lì a ingoiare i rospi delle accuse di pessimo gioco e di scarsa qualità in campo.

Come potete vedere, non si è fatto cenno ad alcun cenno in merito a risultati, obiettivi, posizioni in classifica; perché se si parte da queste fondamenta è assai probabile che il risultato verrà da sé, con la giusta dose di buona volontà.

Bene, ora pensiamo a preparare zampone, lenticchie e champagne.

Buon 2017 a tutti voi!

 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 31 dicembre 2016 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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