Eh sì, capita la giornata in cui tutto va male: magari quella dove perdi le chiavi della macchina, ti si rompe l’ombrello durante un temporale oppure non riesci a prendere per un soffio l’ultimo treno per tornare a casa, e altre amenità simili. Nel caso specifico del mondo del calcio, sono quelle giornate dove non ne imbrocchi una nemmeno a inveire in tutte le lingue del mondo, e quelle cose che normalmente ti riescono con tutta la naturalezza possibile per chissà quale scherzo del destino si tramutano nelle fatiche più tremende mai affrontate, dando qualche volta vita a episodi grotteschi. Freschissimi nella memoria, per dire, sono gli errori sotto porta che è difficile pensare facciano parte del repertorio di un cecchino infallibile come Mauro Icardi, che tra l’altro aveva ritrovato la via dei gol a raffica dopo un periodo di digiuno segnando anche delle vere e proprie perle. Invece, il derby di mercoledì è stato inevitabilmente segnato da quelle due gaffes a porta sguarnita che hanno macchiato l’esito di una partita che, se tutto fosse girato come nella norma, avrebbe proiettato l’Inter al terzo posto in classifica.

Succede. Questa, bene o male, è stata la reazione generale; in fin dei conti, tutti o quasi sono stati disposti a perdonare una serata di luna storta del capitano e cannoniere nerazzurro, sicuri che la macchina da gol, ora che è tornata a funzionare a cannone come testimoniano i sei gol nelle due gare precedenti la stracittadina, non si incepperà nuovamente, convinzione resa ancora più forte che alle spalle del finalizzatore c’è una nuova, fresca idea di gioco; l’Inter, dopo una fase critica che sembrava davvero non finire più, ha trovato la sua primavera in anticipo. E i ritrovati assetti specie in mediana, la costante proiezione offensiva mostrata in queste ultime gare, fanno pensare in positivo in vista dello sprint finale per la Champions e insieme fanno dire che quello di Maurito è stato soltanto un incidente di percorso e che magari già domenica, salvo imprevisti, a Torino il filo del discorso può essere ripreso. Quel discorso del quale c’è chi pare aver smarrito anche la prima sillaba.

Dodici, dieci, ancora dieci, poi sei: questo è il bottino reti, limitato al solo campionato, delle ultime quattro stagioni di Antonio Candreva. Che con la maglia della Lazio si è contraddistinto in particolare per la sua capacità di colpire in zona gol oltre che di fornire assist, e anche nel suo primo anno all’Inter, nonostante l’annata disgraziata che lo ha visto praticamente subito orfano del suo principale sponsor in nerazzurro, vale a dire Roberto Mancini, e poi travolto dagli eventi ben noti, è riuscito a garantire il suo bottino di reti seppur ridotto. Ma in questa stagione, Candreva sembra finito vittima di un incantesimo, che sembra fargli vedere un muro di mattoni al posto della porta. Fa scalpore il fatto che Candreva sia il giocatore dal rapporto più basso conclusioni in porta/gol fatti, rapporto che poi diventa differenza assoluta visto che lui ci prova e ci prova ancora, ma di segnare non se ne parla.

Un’annata nella quale gli dei del pallone sembrano essersi rivoltati contro di lui per chissà quale peccato commesso; il clou della maledizione si è toccato forse contro il Verona, quando Candreva ha una grande intuizione a ridosso dell’area scaligera nei minuti finali della gara e prova un tiro a giro da posizione perfetta che potrebbe valere il suo primo gol in campionato, se non che qualche alito maligno sposta la conclusione facendola finire sul palo, scatenando solo un urlo di rabbia percepibile anche nel rumore di un San Siro ricolmo. Non è annata, per Candreva, bersagliato dalle bonarie prese in giro dei compagni, Icardi e Danilo D’Ambrosio in particolare, e da quelle forse un po’ più cattivelle degli internettomani che quando si tratta di parlare di Inter solitamente se ne guardano bene dall’andare per il sottile.

Eppure, nonostante tutto, in casa Inter nessuno mette in dubbio le qualità e soprattutto l’importanza all’interno del gruppo del 31enne romano, al quale viene comunque riconosciuto il contributo e la dedizione alla causa, e che malgrado venga spesso criticato anche per la poca efficacia dei suoi cross, la sua dose di assist l’ha portata comunque a casa. E chi non sembra patire troppo la situazione è il diretto interessato; che con la sua consueta modestia e seraficità, con quella sua particolare e per certi versi sorprendente educazione che lo porta a dare del lei a qualunque suo interlocutore, cosa che per alcuni continua a essere anche spiazzante, fa capire che per lui non segnare non gli pesa se comunque la squadra gira e rimane sempre in lotta per l’obiettivo finale, anzi si dice ben disposto a mettere la firma sulla quota zero gol in cambio della qualificazione in Champions dell’Inter. E anche quelle prese in giro alla fine ben vengano perché alla fine sono la testimonianza di un gruppo forte e unito come non mai.

Per il momento, all’Inter nessuno osa mettere in discussione la figura di Antonio Candreva. Ma in prospettiva futura, c’è forse da sciogliere un dubbio di tipo tattico: sulla sua corsia, infatti, è definitivamente esploso Joao Cancelo, giocatore di qualità e quantità importantissime, divenuto un punto fermissimo delle strategie di Luciano Spalletti. Cancelo che con la sua corsa continua e il suo piede educato ara la fascia destra come da tanto tempo non si vedeva fare a un giocatore con la maglia nerazzurra. Cancelo che però con le sue caratteristiche forse non trova in Candreva il complemento ideale sulla sua corsia, come magari si sta verificando di più sull’altro binario con la combinazione tra Danilo D’Ambrosio e Ivan Perisic. Candreva è infatti più un giocatore che tende a guadagnare il fondo per crossare piuttosto che cercare l’accentramento, finendo col creare una sorta di strada a senso unico sulla propria corsia.

L’eventuale riscatto del portoghese, chiesto ormai per acclamazione da tutto l’ambiente nerazzurro, potrebbe portare ad un ripensamento delle strategie, alla ricerca di un giocatore magari più abile col mancino che liberi la strada al ragazzo lusitano prendendosi la briga di virare verso il mezzo e magari concludere: un Marlos come da nome caldo delle ultime ore, oppure un Erik Lamela, fino anche ad un Domenico Berardi, tanto per citare due pallini di lunghissimo corso. L’Inter, però, sarebbe pronta a lavorare al rinnovo del giocatore; magari anche per strategie di tipo economico, altra mossa per far quadrare il bilancio in vista del fatidico 30 giugno, ma perché non pensare anche al fatto che un giocatore della sua esperienza possa comunque fare comodo in vista di una stagione dove gli impegni potrebbero moltiplicarsi?

Intanto, però, c’è da pensare ad un finale di campionato da espletare nel miglior modo possibile, per arrivare a tagliare il tanto desiderato traguardo che riporterebbe l’Inter nel giro che conta; nel frattempo, i primi passi sono già stati mossi, e l’arrivo pressoché certificato di gente come Stefan de Vrij, Kwadwo Asamoah e Lautaro Martinez, oltre ad aver bloccato il promettente portiere ucraino Andriy Lunin, fanno capire che gli anni di vacche magre non hanno intaccato il nome dell’Inter, e soprattutto finalmente sembra esserci un progetto importante, tale da convincere elementi anche di valore importante a dire sì al nerazzurro anche in anticipo rispetto al solito. E con una Champions in più da offrire altri orizzonti potrebbero aprirsi, ci mettiamo la firma anche su questo?

 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 aprile 2018 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
vedi letture
Print