Una delle regole principali per scrivere un buon editoriale è quello di non parlare mai in prima persona. Ed è francamente un'ottima indicazione, specie in un mondo nel quale si tende sempre più a centralizzare e a personalizzare qualsiasi tipo di comunicazione. L'Io al di sopra di tutto, anche nel giornalismo sportivo. Basti pensare alla miriade di blog a nome di X, alle notizie rivendicate da Y oppure all'auto-glorificazione continua dei telecronisti che con disgustose urla straziate tendono a porsi dinanzi all'evento narrato.

Per una volta, però, mi tocca dover abdicare al buongusto: mi scuserete, ma l'intento è puro. Occorre che porga le mie scuse per la personale valutazione di Milan Skriniar. In tempi non sospetti, avevo giudicato in maniera non adeguata il suo ingaggio. I milioni sborsati mi erano sembrati eccessivi in considerazione delle prestazioni della passata stagione. Dopo un avvio tremebondo, costellato di errori macroscopici spesso decisivi in negativo per le sorti dei match della Sampdoria, lo slovacco era cresciuto certamente, ma senza mai attestarsi sui livelli attuali.

Lo avevo visto attento, diligente, con gran fisico e buona visione di gioco, ma anche lento e talvolta impacciato, distratto. Nulla che lasciasse presagire questo incredibile exploit in nerazzurro. Chi lo ha allenato me ne aveva sempre parlato benissimo, rassicurandomi sull'effettivo valore del ragazzo. Che fosse serio e svelto nell'apprendere si vedeva. Ma quanti potenziali campioni sono transitati da Appiano senza poi rispettare le promesse?

Immaginavo, a inizio mercato estivo, che Skriniar fosse stato un investimento (molto oneroso) sul quale l'Inter avesse voluto scommettere. Ritenevo la cifra sborsata piuttosto abbondante, seppur senza stracciarmi le vesti. Pensavo all'arrivo di un altro elemento di sicura affidabilità per affiancare Miranda (Manolas? Garay?), con lo slovacco primo cambio, lì nelle retrovie a imparare dai colleghi più esperti.

Ne ero convinto. E pare ne fossero convinti anche dalle parti di Corso Vittorio Emanuele. Poi, evidentemente, tra il freno di Pechino per il mercato e i primi riscontri più che positivi sul campo, il buon Milan ha zittito tutti, me compreso. Attualmente, l'ex Zilina, 23 anni a febbraio, è il miglior centrale del campionato italiano. Possente fisicamente, rapido sia di testa che di gamba, fortissimo sulle palle alte, efficace in impostazione e pericoloso nelle proiezioni offensive: un valore aggiunto enorme per Spalletti.

Il sogno dei tifosi, in vista del derby, è piuttosto scontato: Milan che affonda il Milan. Con tanto di scuse. Le mie.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 ottobre 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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