Vincere la prima di campionato contro una squadra storicamente rognosa, che ha cambiato pochissimo ed è venuta a San Siro per praticare il consueto "difesa e contropiede" è un ottima notizia. Specie se arriva a tempo scaduto e per merito di uno degli acquisti più attesi. 

La partita inizia subito con tante sorprese preparate da Roberto Mancini, a partire dai Icardi capitano, Brozovic trequartista, Jovetic in panchina e soprattutto Gnoukouri dal primo minuto, segno che il tecnico crede fortemente nella qualità di un giocatore così giovane. Il primo tempo si svolge secondo uno standard gia visto: lenta circolazione della palla, non troppe idee, pochissimi tiri in porta ma squadra comunque reattiva, a parte una grave sbavatura a inizio match per un errore di Gnoukouri. Ma l'errore più grave è far giocare Icardi che lascia la squadra dopo soli 15 minuti con una sostituzione in meno per un infortunio che si era già palesato in sede di riscaldamento. Così nel secondo tempo Mancini sostituisce proprio Gnoukouri inserendo Hernanes e arretrando Brozovic a centrocampo. 

La storia dice che nel corso dei minuti la squadra ha mantenuto il pallino del gioco in mano e ha trovato una preziosa espulsione che le ha aperto più spazi. Parecchie occasioni da gol, diverse iniziative non solo personali e il centro del montenegrino. Nella prima gara ufficiale è emersa palesemente l'esibizione di una squadra incompleta, a cui manca creatività in mezzo al campo e due esterni convincenti. Questo nonostante J.Jesus abbia disputato una partita più che dignitosa di recuperi e proposizioni. Ma l'Inter ha giocato soprattutto per vie centrali, cercando più gli sfondamenti (Guarin si sarebbe tanto divertito) che le aperture.

Kondogbia ha messo in mostra qualità tecniche e temperamento da trascinatore, Miranda e Murillo hanno dato dimostrazione di affidabilità, anche se saranno le gare col Carpi e il Milan a darci un quadro più esatto del valore della coppia. Medel, Palacio, J.Jesus, Hernanes, Brozovic e anche Santon quando hanno il pallone pensano troppo, perdono uno o due tempi di gioco, esitano se si trovano in zone interessanti e non riescono a giocare di prima se non in orizzontale. È evidente che per poter dare una valutazione definitiva di una squadra monca dovremo aspettare ancora una settimana. Tuttavia è bello vedere l'Inter lottare fino all'ultimo, soffire, avere fortuna e avere piu tempo per migliorare, senza passare immediatamente dal casello delle polemiche e delle perplessità. 

La struttura della squadra è incompleta, lo hanno visto tutti, ed è quindi complicato emettere sentenze. Ma è bello vedere quattro nuovi acquisti giocare e convincere, la difesa aiutata bene dal centrocampo e soffrire poco, Handanovic spettatore non pagante, così come vincere, un'emozione contagiosa a cui l'ambiente deve riabituarsi. Ho detto che manca creatività a centrocampo e il pensiero non può che andare a Kovacic. 

Ho speso parole accorate di difesa e indignazione per i suoi detrattori in questi due anni e mezzo. Credo che avremo altri Kovacic e temo che la battaglia la vincerano sempre i falchi, i fischiatori che lo hanno definito un mezzo giocatore. E quindi altri faranno la sua fine. È una questione di cultura calcistica, non di competenza. Liquidare un giocatore di 20 anni come "mai decisivo" dopo che gli hanno fatto cambiare quattro ruoli nelle peggiori Inter di sempre è il solito esercizio di masochistica approssimazione del giudizio. Tutti bravi a giudicare i campioni nel pieno della loro carriera. Decisamente meno a riconoscere il valore in giovane età e ad accettare che si tratti di un buon giocatore e non necessariamente di un fenomeno. 

Resta il fatto che l'Inter ha fatto la cosa giusta e che improvvisamente i fan di Kovacic si sono moltiplicati. Prima silenziosi e ora critici con la società. In certi casi si può parlare di ipocrisia. Ora Kovacic non c'è più. C'è questa nuova Inter a cui si riesce a voler bene come prima, più di prima.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 24 agosto 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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