Che brutto calcio quel calcio nel quale un'indiscrezione di mercato ruba la prima pagina a una partita dell'Europeo Under-21; nel quale una soffiata di mercato viene enfatizzata più di un match di Confederations Cup; nel quale noi giornalisti siamo costretti a fare i complimenti a un club che ha semplicemente provato a rinnovare un contratto di un suo giocatore; nel quale facciamo da supina cassa di risonanza alle parole di un procuratore.

Che brutto calcio questo calcio. Demagogia? Populismo? Banalità? Superficialità? No, soltanto la triste realtà che viviamo quotidianamente.

Un sistema che sta marcendo, anno dopo anno. La mercificazione di questo sport ha raggiunto vette altissime. E ormai gli eventi di campo, i racconti tecnici, le disamine tattiche passano in secondo, se non terzo e quarto piano. Davanti a tutto c'è il calciomercato, ossia un contenitore abnorme di puttanate. Il calciomercato è un po' come la zolletta di zucchero nel caffè: con una dai sapore, con dieci diventa uno zuccherificio e del caffè non resta traccia.

Dalla curiosità all'ossessione il passo è breve. E i social non hanno fatto altro che aumentare a dismisura la produzione di zollette di zucchero, spesso veri e propri cubetti di letame camuffati con granellini biancastri e brillanti in superficie. Si dà in pasto all'utenza una marea di notizie per la maggioranza così inutili che viene da chiedersi quale sia l'esatto giudizio che chi fa informazione (?) ha del lettore. Siamo ben lontani da quella evoluzione di pensiero tanto cara a Franco Battiato.

Nel caso specifico, è evidente come quest'anno sull'Inter si abbiano pochissime notizie. Rari, rarissimi gli spifferi provenienti da Appiano Gentile. E a qualche tifoso più acuto la cosa non è sfuggita. I profili più disparati sono stati accostati alla squadra del nuovo tecnico Spalletti che – stando a quanto ascoltiamo dagli "esperti" – vorrebbe trapiantare a Milano mezza Roma. Nell'ordine, sarebbero dovuti già essere nerazzurri: Manolas, Rüdiger, Nainggolan, Bruno Peres, De Rossi, Emerson Palmieri, Szczesny, Strootman, Paredes, Gerson e Fazio.

E le bestialità che vengono a galla sono innumerevoli, come i giudizi sommari che poi fanno presa sull'opinione pubblica. Uno su tutti che va di moda in questo momento: Borja Valero è vecchio. Borja Valero, di anni 32. Vecchio. 

Eppure basterebbe controllare i numeri per capire quanto l'ex Villarreal sia ancora nel pieno delle sue facoltà fisiche: limitandoci alla sola Serie A, possiamo contare 37 presenze nella stagione 15/16 e 32 in quella 16/17. Sette, quindi, le gare saltate in due campionati, delle quali due per squalifica e una per turnover. Appena quattro i match non giocati per problemi fisici. Decisamente un vecchiaccio.

Caro Battiato, le comunichiamo che – purtroppo – le pareti del cervello continuano a non avere finestre

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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