Tante, forse troppe volte in questi anni, abbiamo sentito dichiarazioni roboanti da parte degli allenatori che in una sequenza che in alcuni casi ha assunto anche toni inquietanti si sono succeduti sulla panchina dell’Inter. E tante volte i tifosi, che anche pubblicamente in passato hanno espresso la loro mancanza di un punto di riferimento da riconoscere come ‘conducador’ di un intero popolo, come fu a suo tempo José Mourinho, si sono agganciati pieni di speranza a quelle parole salvo poi scontrarsi puntualmente, loro come i tecnici, con una dura realtà, fatta di confusione, mancanza di solidità e di chiarezza sul piano gestionale che puntualmente è finita con il rispecchiarsi nei fatti di campo. Tanti anni così hanno portato se non alla disillusione, almeno alla cautela nel giudicare le dichiarazioni anche altisonanti provenienti da uno come dall’altro personaggio circolante in orbita Inter.

Anche e soprattutto memori delle cicatrici del passato, bisogna forse usare il giusto buonsenso nel ponderare quelle che sono state le dichiarazioni rilasciate ieri sera al momento del ritorno a Milano da parte del nuovo tecnico nerazzurro, perché da qualche ora con l’ufficialità è finalmente definibile come tale, ovvero Luciano Spalletti. Arrivato con anticipo anche largo rispetto a quanto preventivato dalla visita a Nanchino per il primo tete-a-tete col patron di Suning Jindong Zhang, che lui definisce, con un lapsus o un moto involontario di frenesia, il “presidente” (ruolo che però in un futuro nemmeno troppo lontano è destinato al rampollo di famiglia Steven) insieme a Piero Ausilio, il tecnico di Certaldo ha fatto un sunto breve e coinciso dell’andamento del meeting, con il contorno delle aspettative e delle prime impressioni di quello che è il mondo interista.

Se ne ricava un quadro fatto di impressioni sicuramente positive, dal carisma di Zhang del quale incensa le intenzioni in merito all’Inter, al senso di responsabilità della quale Spalletti si sente già insignito. E anche il giorno dopo, al termine della visita alla Pinetina, l'adrenalina nelle dichiarazioni era decisamente a mille, specie quando ha voluto mettere in chiaro le sue intenzioni in merito ai giocatori da tenere, affidando a loro tutta la responsabilità. In questi primi giri davanti alle telecamere, era impossibile non notare che mentre il mister si esprimeva, nell’aria si respirava qualcosa di diverso. E non si tratta tanto delle parole dette quanto il modo, le espressioni, l’enfasi messa da Spalletti a dare al tutto un’aurea particolare. Per lui parlavano di più il tono, il ‘body language’ come si usa definirlo, la convinzione che traspariva quando si è definito stracontento della scelta ed entusiasta di far parte della famiglia Inter. 

D’accordo, per Suning quello di Spalletti non era probabilmente il migliore dei nomi sognabili, visto che il ‘great wish’ della compagnia di Nanchino era iconizzato nella figura di Antonio Conte, seguito a ruota da Diego Pablo Simeone candidato ideale della rappresentanza storica del club nerazzurro. Ma il primo, avute a quanto pare le giuste rassicurazioni dal patron del Chelsea Roman Abramovich ha congelato il desiderio di tornare in Italia per stare vicino alla famiglia che anzi è pronta a raggiungerlo a Londra per sostenerlo nella grande avventura del ritorno in Champions League, mentre il secondo mai come quest’anno è apparso fermo nella propria decisione di rimanere all’Atletico Madrid un’altra stagione per poter avere il privilegio di essere il primo tecnico Colchonero dell’era del nuovo, avveniristico Estadio Metropolitano, la nuova casa che manderà in pensione il Vicente Calderon. Per questo motivo, accantonati i sogni, Suning ha deciso di virare sul migliore dei nomi possibili, grazie anche all’ascendente di Walter Sabatini che ben conosce il tecnico toscano.

Spalletti che dal confronto di Nanchino, è innegabile, è tornato carico come una molla. Alle indiscrezioni degli ultimi giorni che lo volevano desideroso di accettare la panchina dell’Inter perché in essa vedeva tutte le prerogative per poter vincere, si è sostituita l’impressione nemmeno troppo celata di essere pronto a farsi in quattro e spaccare il mondo con l’Inter, accogliendo con grande euforia quella che lui stesso ha definito “una bega molto affascinante”. Fino al culmine, a quelle parole che nemmeno il tempo di essere pubblicate che hanno scatenato il tifo social in aforismi e cori di giubilo. A quel: “Dobbiamo far vedere ai tifosi la luce abbagliante di questo club”, un potentissimo assunto ribadito anche nelle dichiarazioni di ieri col quale Spalletti ha cominciato a far leva sul sentimento di appartenenza a una famiglia, un brand, un abbraccio globale dai colori nerazzurri che anni di stagioni chiuse sempre con un saporaccio amaro in bocca hanno magari sopito, ma di certo non scalfito. E che l’Inter ora intende incendiare nuovamente partendo da quella dichiarazione d’intenti pubblicata ieri sui social, tra riferimenti alla celeberrima serie ‘Game of Thrones’ e l’hastag ‘InterIsComing’ che pare riprendere anche un verso dell’ultimo, splendido singolo dei Depeche Mode ‘Where’s The Revolution’ con conseguente invito a salire a bordo.

In tutto questo, però, Spalletti non va lasciato solo: certo, la tiritera è nota ma giova ripeterla. Anche perché il nuovo mister ha tutta la voglia di riportare l’Inter fuori dalle secche degli ultimi anni ma in tutto questo dovrà essere supportato sotto ogni aspetto dalla struttura societaria, mai come quest’anno perché considerato anche il carattere dell’ex tecnico della Roma i fattori esterni possono rendere la miscela esplosiva in un senso, ma anche nell’altro. Lo sforzo per ritornare a respirare aria buona deve essere perciò comune, affinché Milano torni a essere la “città dalle luci abbaglianti” cantata da Bono Vox e gli U2, dove però le luci abbaglianti fino a questo momento sembrano arrivare solo dalla sponda rossonera, dove gli acquisti a raffica stanno generando un po’ di malumori dall’altra parte, anche se si perde di vista il fatto che gli obblighi di preparazione e anche di bilancio producono effetti paralleli e contrari sulle strategie dei due club. Cosa accadrà e chi arriverà si può solo ipotizzare, ma c’è tutto per credere che se ne possano vedere delle belle.  

Sezione: Editoriale / Data: Sab 10 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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