Che ci volete fare, una buona fetta della tifoseria nerazzurra ama farsi sfottere dal resto del mondo; ed è quella che sempre, puntualmente e perennemente ha da dire, da fare, da parlare e da criticare. Certo, ogni mondo è paese e ogni club calcistico ha le sue pecore nere, quelle alle quali non va mai bene niente; il problema, casomai, è che noi non abbiamo delle pecore, abbiamo delle greggi. A cui la memoria, quella storica intendo, non funziona un granché bene. Per fortuna, lo dico con sollievo, la grande maggioranza del popolo del cielo e della notte ragiona, si informa, legge, ascolta, capisce e comprende; che non significa, attenzione, stare allineati e coperti come tante marionette – per quello la specializzazione va decisamente ad altri grazie a Dio – ma criticare, esprimere il proprio disappunto con educazione e serenità, senza farsi prendere dalla carogna sparando cartucce a salve molto spesso passate per verità assolute ma che di assoluto hanno ben poco.

Ricapitoliamo le mirabolanti avventure di questo inizio mercato giusto per fare un minimo di chiarezza e cercar di capire - lo stanno spiegando amici e colleghi molto più quotati del sottoscritto ma ci provo anch’io, quattro pirlate scritte non si negano a nessuno – a che punto siamo. Il direttorio tecnico ha parlato nei giorni scorsi con alterne fortune; dapprima Ausilio, rimandato a settembre, la storia de “questa rosa è soltanto da ritoccare” non si può sentire – anche se, per dirla tutta, il primo a pensare di avere sottomano una qualità alta è proprio Luciano Spalletti, il giorno della sua presentazione lo ha ribadito più di una volta -, poi Walter Sabatini; lui ha detto tutto e niente ma con quella sicumera da dirigente di grande squadra che mi piace tanto. Chi arriverà? I nomi li conosciamo ormai tutti a memoria, non occorre sottolineare che sono profili di prima fascia e ripetere l’elenco telefonico (che a livello di nomi accostati all’Inter si arriva ad un paesino) mi sturba i pochi neuroni rimasti; tanto, per i soliti noti, ci sarebbe sempre qualcosa che non va. A loro, cioè a quanti la storia del mercato non ha insegnato niente, perché forse non ricordano e non comprendono, dedicherei una rapidissima puntata di ritorno al passato.

Estate 2009, ci porta in dote dal Genoa Milito e Thiago Motta per 35 milioni, accolti tra pernacchie e malumori; vecchi, fermi, bolsi, non vincenti, mezze cartucce. Andare a rileggersi le chiacchiere dell’epoca, per cortesia, prima di replicare con assurdità insensate. Poco dopo metà luglio ecco tal Lucio, bollato come scarto del Bayern - un lungagnone dinoccolato e disordinato tatticamente -; fine luglio et voilà, Eto’o - abbiamo dato via Ibra che vinceva le partite da solo per prendere uno epurato dal Barcellona –; a chiudere la campagna acquisti/cessioni Sneijder, rifiuto del Real Madrid (ma non ne hanno un altro anche quest’anno, che dopo Wes e Cambiasso…), innamorato del pallone e solista da avanspettacolo. All’obiezione semplicistica del…dietro loro c’era una squadra…risponderei, peccato, ma senza loro si usciva con regolarità agli ottavi di Champions, padroni esclusivamente del nostro orticello. La storia del calcio è infarcita di estati bollenti sotto l’ombrellone trasformate in patetiche rappresentazioni da teatri di terz’ordine durante la stagione, e noi dovremmo esserne direttamente a conoscenza visti i trofei TIM in bacheca ai quali faceva puntualmente seguito il quarto/quinto posto finale, principini del mercato agostano che conta come il due di picche a briscola quando comanda cuori.

Il Sabatini pensiero raccoglie ciò che il tifoso, quello che ascolta non obnubilato da incazzature varie e variabili, desidera sentirsi dire; ci sono passaggi che fanno intendere come la Società nerazzurra sia attenta a ciò che sta accadendo senza cadere nella smania di protagonismo per la serie compriamo un po’ tutti basta che respirino. Arriveranno grandi nomi si chiede il tifoso? Quant’è il budget a disposizione per il mercato? Ma è vero che siamo ancora sotto l’egida del fair play finanziario? Queste sono domande intelligenti, con un senso logico, con un costrutto, con validi argomenti sui quali poter discutere. Risposte veloci: si, arriveranno; circa 130/150 milioni ai quali bisogna sommare quelli provenienti dalle cessioni varie ed eventuali; l’Inter deve chiudere la stagione 2017/18 in pareggio di bilancio, patti sottoscritti con l’UEFA qualche anno fa, inutile stare a dire…eh ma perché noi si gli altri no, perché qua e perché là, le cose stanno così e punto. Senza vomitare addosso alla dirigenza (forse non è chiaro ma senza Suning ed il signore proveniente dall’Indonesia non so proprio dove saremmo; o forse si, magari su qualche campetto di provincia a sostenere una squadra ripartita da chissà dove) colpe presunte, tirchieria immaginaria, lontananza dal club sognata di notte dopo aver divorato una tonnellata di peperonata fredda che uno non è che si senta troppo bene.

Qui non si difende l’operato della Società, qui nessuno offre prebende all’Inter immaginandosi chissà cosa in cambio, qui nessuno riceve dal club nerazzurro nulla, nemmeno una spilletta di quelle avanzate dai tempi di M’Vila e Kuz, direttamente autografate dai nostri eroi con bottiglietta rigorosamente di plastica, modello mazzariano, annessa. Piuttosto si cerca di capire come si sta muovendo la Società e cosa succederà; per me, sottolineo tre volte in rosso per me, stanno lavorando bene e sanno benissimo cosa debbono fare. Perciò sono fiducioso. Attenzione però, perché se le cose stessero così, immobili, anche il primo di settembre, non ci saranno problemi a criticare chi sta al timone dell’Area Tecnica e chiunque collabori con lui. Ma questa è un’evenienza a cui non trovo nemmeno utile poterci pensare. Neanche lontanamente. Amatela, sempre. E buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 luglio 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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