Forse è stata la sfuriata di Mancini dopo il pari col Parma, la prima vera sfuriata di un allenatore che a detta di molti era diventato troppo british nell’esperienza inglese. Forse il “trauma” degli allenamenti la mattina di Pasqua e il conseguente annullamento delle vacanze per punire una squadra che a detta della dirigenza aveva già “goduto” delle ferie durante la partita col Parma. Saranno stati gli allenamenti duri di questi ultimi giorni o il classico “aver toccato il fondo” nella partita con gialloblù, anche se poi i ducali, probabilmente galvanizzati da quel risultato, hanno battuto Udinese e Juventus nel giro di pochi giorni. Non sappiamo il motivo, forse un insieme di cose, fatto sta che a Verona si è finalmente rivista la vera Inter, una big del campionato, come vorrebbero fosse sempre Thohir e Mancini, una squadra capace di dominare l’avversario e imprimere il proprio ritmo al gioco anziché spaventarsi ai primi accenni di reazione del nemico o commettere clamorose ingenuità difensive.
La psiche gioca spesso un ruolo fondamentale nel calcio, è quella che ti fa tirar fuori una fonte supplementare di energie quando giochi sfide fondamentali o che ti fa inconsciamente rilassare (e fare figuracce) quando incontri le cosiddette “piccole”, e ieri sera i nerazzurri volevano fortemente lasciarsi alle spalle un periodo nero e ripartire alla grande. E lo si è visto subito, nella partenza sprint che poteva regalare subito un rigore a Guarin, nel gol di Icardi, nella facilità con cui l’Inter si presentava spesso con tre uomini in area avversaria giostrando il pallone in maniera imprevedibile e trovando quasi sempre lo specchio della porta. Lo si è visto nel rigore parato da Handanovic, il sesto negli ultimi sette contro, una vera sicurezza. Lo si è visto nella prestazione del collettivo, che ha finalmente fatto quello che viene provato bene in allenamento stavolta senza errori che compromettono tutto.
Certo qualche pecca si può sempre trovare, qualche elemento può ancora dare di più, ma la partita perfetta non esiste, piuttosto esiste quella in cui si sbaglia meno dell’avversario e a Verona l’Inter ha sbagliato poco (il rigore continua a lasciare più di una perplessità). Incredibile la rinascita di Palacio, il migliore in campo, la facilità di corsa e di cross di D’Ambrosio, la creatività di Hernanes, finalmente nella sua posizione dietro le punte. Fatale Icardi che con poche palle toccate ha trovato un gol e un assist.
Allora il dubbio è lecito: l’Inter può essere questa, può giocare da grande con la rosa attuale. E tra l’altro mancavano alcuni innesti fondamentali di gennaio come Santon, Shaqiri, Podolski, ma attenzione a leggere la loro assenza come un indizio. Semplicemente in questa serata c’era la testa, c’erano le gambe, c’era la voglia di far risultato, e anche un pizzico di fortuna che ultimamente ha latitato parecchio. Forse è un bene che questa scossa sia arrivata prima del derby, la partita che nessun tifoso vorrebbe mai perdere, qualunque posizione di classifica si occupi e per qualsiasi obiettivo si stia lottando. Un segnale positivo prima di una partita che può sancire il primato cittadino e, perché no, riaprire il discorso europeo. Sette giorni di passione che culmineranno con la presenza a San Siro di Thohir, che non ammetterà un altro passo indietro.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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