Ancora tu… se continuassi, citando la canzone dell’immenso Lucio Battisti, potrei dire “non mi sorprende, lo sai”. 

O, meglio: “ma non dovevamo vederci più?”
Invece no. Invece, mio malgrado, mi tocca leggere presunte – presunte mica troppo, c’è tanto di virgolettato – dichiarazioni dell’ex allenatore nerazzurro. Che non mi hanno infastidito, ognuno cerca di portare più acqua possibile al proprio mulino, quanto piuttosto mi hanno lasciato discretamente sbigottito. La frase che mi ha colpito maggiormente è stata quella sul gioco. L’aggettivo che mi ha fatto sobbalzare, propositivo. Propositivo? Propoche??? Ecco, senza nulla togliere al professionista che ha scaldato la panchina della squadra nerazzurra per diciotto lunghissimi mesi, forse altri aggettivi avrebbero descritto meglio l’Inter che era. Possiamo dire ordinata. Possiamo dire organizzata. Spingendoci ai confini dello scibile umano perfino strutturata. Ma propositiva proprio no. 
Propositivo, secondo la maggior parte dei più consultati vocabolari italiani, significa che contiene una proposta. E questa proposta quale era? No, perché a me sfugge. Oppure il signor Mazzarri voleva intendere che il tic toc orizzontale, la totale assenza di fantasia, l’unico schema che la squadra conosceva – modulo 3.5.2 senza soluzione di continuità – significasse esprimere gioco propositivo. Cioè, in soldoni, la proposta per il popolo nerazzurro era quella di vedere il solito refrain per un altro anno. Meglio ancora se due. Grazie ad un rinnovo contrattuale che, ad oggi, è stato l’unico errore del Presidente Thohir. Incalzato in questa occasione da pessimi consigli.
Ma l’errore, quando si lavora, è sempre dietro l’angolo. E fa parte del gioco. E aiuta a crescere. E, possibilmente, insegna per il futuro. E, imparando pian piano a conoscere ET, dubito che lo ripeterà.
Detto questo ringrazio comunque Mazzarri. Perché, pochi lo ricordano, ha fatto quello per cui era stato preso. Ossia qualificarsi per l’Europa League onestamente, dopo un campionato di chiaroscuri; a cercare il pelo nell’uovo più scuri che chiari. Ma il suo obbiettivo lo ha raggiunto.
Semmai è stata questa stagione ad essere deludente. Tutti, ma proprio tutti, speravamo in un salto verso lidi più elevati. Invece, grazie ad un calcio noioso e largamente prevedibile, il salto non c’è stato. Anzi. Siamo passati da speranze ed aspettative ad una lenta rassegnazione. Condita da un calo impressionante di tifosi che seguivano la squadra dagli spalti. Ormai l’andazzo era quello di starsene a casa, comodamente in pantofole, scanalando da un programma all’altro; e di tanto in tanto fare una puntatina sulla partita, giusto per vedere il risultato. Perché di divertimento non c’era la minima traccia.
Forse possiamo opinare se fosse il caso o meno di sollevare l’ex allenatore dall’incarico a metà stagione, consegnando a Mancini una squadra con zero certezze e piena di paure. Che ancora oggi fanno da cornice a prestazioni che lasciano sbigottiti. Vedasi Glasgow. E che, purtroppo, è in una condizione fisica imbarazzante. Perché i giocatori corrono non più di sessanta minuti a partita, regalando il tempo restante agli avversari. Che non importa come si chiamano e che blasone hanno. Perché se corrono più di te ti mettono sotto comunque.
Repetita iuvant, dicevano i latini. E a scanso di equivoci lo faccio pure io. Per l’ennesima volta, così forse il concetto è chiaro. Non esiste dire che Mancini ha avuto modo e maniera di svolgere più richiami della preparazione: qualunque luminare o non del settore Vi dirà che se la preparazione è sbagliata dall’estate non esistono richiami, richiamini o richiamoni che tengano. È sbagliata e punto.
Al di là dell’indiscutibile serietà professionale di Mazzarri.
Ancora tu, Maurito. Ancora con la storia del rinnovo. Che inizia a disturbarmi.
Il ragazzo ha ragione; guadagna poco ed è uno dei cosiddetti top player che l’Inter attualmente annovera nella sua rosa. È indiscutibile che in un mondo nel quale l’ultima delle riserve di una cosiddetta grande si porta a casa minimo un milione di euro netti a stagione gli ottocentomila del bomber argentino stridono.
Ma, figlio mio, quando hai firmato il contratto mica hai preso la penna mentre qualcuno ti puntava una pistola alla fronte. E, detto per inciso, non mi sembra di aver letto o ascoltato nessuno della Società che abbia detto…il contratto di Icardi non è negoziabile…ha firmato a quella cifra e quello percepirà. Anzi. A dire il vero mi sembra che l’Inter tutta si sia messa al lavoro per accordarti un lauto aumento d’ingaggio. Certo, come in tutte le trattative che si rispettano ci sono angoli da smussare, dettagli da limare, un ping-pong che fa parte dell’uso e consumo del mondo occidentale e non solo.
Ma è il gioco delle parti, caro Mauro. E non ti devi adombrare per questo.
Di contro mi piace invece leggere come il ragazzo, che sa benissimo quale sarà il suo destino in caso di offerta indecente, continui a ribadire il proprio attaccamento alla maglia ed ai colori. Ipocrisia? No, non lo credo. Credo invece che Icardi si trovi bene a Milano, si trovi bene nell’Inter, si trovi a suo agio con i tifosi.
Ancora tu. Maledetta, atavica paura di vincere. La partita col Celtic ci ha mostrato la faccia migliore e peggiore di questa formazione e dei suoi interpreti. Abbiamo acquisito i servigi di un grande giocatore, Shaqiri. Completo, forte fisicamente, intelligente calcisticamente, geniale in alcune giocate. Una garanzia.
Al contempo, per l’ennesima volta, riusciamo a disfare quanto di buono combiniamo davanti con prestazioni altamente insufficienti dietro. E non è un problema di singoli, è un problema di reparto. La difesa va assolutamente registrata, perché continuare a gettare al vento occasioni grazie a sbandamenti, amnesie, disattenzioni è lesivo alla salute. Dei tifosi. Inutile puntare il dito; qui c’è da recuperare psicologicamente un ragazzo che è patrimonio del calcio italiano e della Società. E che mai come adesso balbetta ad ogni piè sospinto. Anche se ai più è sconosciuto il fatto che spesso e volentieri Ranocchia sta scendendo in campo con dolori ed infiltrazioni. E chi ha giocato a calcio sa come rendi male quando non sei fisicamente a posto. Quindi invece di fischiare il ragazzo, cosa che francamente ogni tanto mi vien da fare, cerchiamo di stargli vicino. Ci ritroveremo un ottimo calciatore per il futuro.
Ancora Tu, Inter, pazza come solo l’Inter sa essere.
E forse la amo proprio per questo.
Buona domenica a Voi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 22 febbraio 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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