Il periodo negativo dell'Inter iniziato il 16 dicembre con la prima sconfitta stagionale contro l'Udinese non è finito. Non è bastata la vittoria con il Bologna dell'11 febbraio, perché già a Genova sei giorni dopo la squadra non ha benificiato di quella piccola iniezione positiva che i tre punti spesso sanno trasmettere. Una sola vittoria, cinque pareggi e tre sconfitte: questa l'impressionante serie delle ultime nove giornate, seguita a quella altrettanto incredibile, in positivo però, delle prime sedici con dodici vittorie e quattro pareggi, tra cui le trasferte di Napoli e Torino con la Juventus. Proprio in casa dei bianconeri l'ultima partita dell'altra Inter, quella che oggi si fa fatica a riconoscere. Un'Inter che si riscopre due mesi dopo non più convinta dei suoi mezzi, ma impaurita, al limite dell'autolesionismo, fragile nella testa prima che nelle gambe.
Difficile per il tifoso trovare un equilibrio in questa folle andatura, tanto meno rassicurazioni, visti i precedenti e i fantasmi del passato. Così come sta diventando difficile per la squadra non sentirsi in un tunnel senza uscita. La squadra, i tifosi. Insieme sarebbe più facile venirne fuori, ma sia i giocatori che i tifosi non devono cadere in due trappole dai nomi molto precisi: 'alibi', trovare prestesti, scuse, attenuanti, è il pericolo per la squadra; 'capri espiatori', cercare responsabili singoli per colpe collettive è lo sport più abusato tra i tifosi, che puntualmente però finisce per portarli a sfoghi verso una persona o una componente del club, spesso a non centrare il problema, sicuramente a non essere di aiuto per la squadra che amano, creando anzi attorno a un gruppo di giocatori in difficoltà un ambiente depresso, dal quale diventa sempre più difficile venirne fuori.
Non a caso Spalletti diceva sabato: "I depressi teneteceli lontano, noi dell'Inter siamo cittadini del cielo che abitano sulla terra. Per noi non c'è depressione. Non si butta via niente di ciò che è stato fatto". Ma non faceva fatica ad ammettere dopo la sconfitta che "i nostri equilibri dal punto di vista dell'autostima sono un po' minati. L'unica strada è stare attaccati al pezzo e modificare passo dopo passo questo andazzo. Non c'è una cosa clamorosa che ribalta tutto, solo l'impegno quotidiano". E' diventato un ritornello triste, ma anche vero: solo lavorando nella direzione giusta, su testa e gambe, allenandosi al massimo, ci si prepara per la prossima prova. Non esistono scorciatoie. E non è questione di qualità, soprattutto se si affrontano squadre che ne hanno meno e se l'obiettivo è il quarto posto.
"Presidente, al Catania manca l'amalgama", disse un giornalista al presidente Massimino. "Ditemi dove gioca e io lo compro", la risposta passata alla storia del dirigente catanese. Leadership non è un attaccante inglese e non è sul mercato, per dirla alla Massimino. L'Inter non ha giocatori a cui aggrapparsi in campo quando è in difficoltà, soprattutto a centrocampo. Può uscirne solo con il gruppo, quello che i giocatori stessi hanno sempre elogiato. E' questo il momento in cui non si può mentire e si dovrà dare tutto per giocare, come dice sempre Spalletti, per il compagno e non al posto del compagno. "Bisogna ritrovare energie nervose", ha detto Handanovic, "voltare pagina e andare ad affrontare le prossime partite con entusiasmo. Sta succedendo un po' di tutto: io non credo nelle casualità, con il Genoa le cose sono andate male, ma non ci sono alibi, ce la giochiamo fino in fondo con tutti".
Non ci sono più alibi. Non può più esserlo la condizione fisica, dopo due mesi di calo generale e senza coppe. Non può esserlo nemmeno la fragilità psicologica: chi non ha la forza per mostrare le sue qualità mentre si è in piena corsa per l'obiettivo stagionale non può giocare nell'Inter. Così come non può essere un alibi il mondiale alle porte: un professionista serio il mondiale se lo guadagna nel suo club. Non può essere un alibi la mancanza di un trequartista: è arrivato Rafinha e fin quando ha un tempo nelle gambe, nell'altro tempo possono alternarsi Brozovic, Eder o Candreva. Borja Valero sembra invece più indispensabile e utile davanti alla difesa. Non è più un alibi il mercato: che si parli o scriva di calciomercato tutto l'anno non è una novità. Non può infine essere un alibi il modulo tattico: Spalletti è un allenatore esperto, ha già provato a giocare con le due mezzali senza trequartista da Inter-Roma in poi o con il rombo la prima parte di partita contro il Crotone. Saprà lui in base a chi sta meglio e all'avversario se riproporre gli esterni d'attacco o cambiare definitivamente.
Se è vero, come è verissimo, che però anche l'ambiente è un fattore importante per uscire dal tunnel delle negatività, il tifoso dell'Inter farebbe meglio a non crearsi capri espiatori a stagione in corso, che non fanno altro che trasformare una possibile energia positiva come quella del tifo in un boomerang pronto a ritorcersi contro. Lo ha detto ancora una volta Spalletti: qualche tifoso aveva chiesto a Eder di andare via, perché altrimenti non sarebbe arrivato Sturridge. Con Brozovic si aspetta la prima palla persa per iniziare a bacchettarlo. E Candreva deve stare attento a non sbagliare un cross. Per non parlare di Ranocchia già nel ritiro estivo o di D'Ambrosio che deve dimostrare, di Icardi che ha sbagliato a postare questo o quell'altro messaggio... insomma la lista la conoscete e non risparmia nessuno, dal portiere all'ultimo giocatore.
Non hanno alibi, ma nessuno singolarmente deve diventare un capro espiatorio per un tifoso che vuole il bene della sua Inter, semplicemente perché funziona forse come valvola di sfogo sui social, nella realtà virtuale, ma in quella del lavoro all'interno di un club, di un'azienda, in una squadra o anche in una famiglia, non c'è mai uno solo che ti fa andare bene o male! Si riemerge dai periodi negativi insieme o si affonda insieme. E questo non vale solo per il campo, ovviamente si cercano capri espiatori ovunque. Nella hit parade di questo 'genere boomerang' ci sono tutti e in questo momento i più gettonati restano proprietà e direttore sportivo. Se ne può discutere all'infinito, ma restano capri espiatori: responsabili di colpe collettive di cui si è totalmente o parzialmente innocenti. Perché la bellezza di questo sport, il calcio, sta nel fatto che il tifoso stesso è protagonista. Non è un modo di dire, ma una componente, importante e a volte decisiva, come le altre. Per di più influenzabile attraverso una più o meno corretta informazione.
Sabato c'è il Benevento, poi il derby, non hanno più alibi, ma se si vuole dargli una mano, in questo momento delicato e decisivo, bisogna raccogliere l'appello dell'allenatore, che come sempre non le ha mandate a dire: "Ho chiesto l'aiuto di tutte le componenti del club per proteggere i nostri giocatori che vanno difesi". Chi è interista risponda all'appello. Come ha detto Handanovic, le battaglie da fare sono ancora tante. E tirarsi indietro ora non ha senso. Senza alibi né capri espiatori e ovviamente... senza tregua!
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