Lunga e interessante intervista concessa a Ultimo Uomo dall'attuale vice-presidente nerazzurro Javier Adelmar Zanetti in cui ripercorre le tappe più significative della propria carriera da calciatore, con l'apice raggiunto nella finale di Madrid quando alzò la Champions League da capitano. Non manca inoltre qualche passaggio 'difficile', come il doppio problema accusato in quel di Palermo nel 2010 prima e nel 2013 poi. Parola, quindi, al Capitano. Si parte dall'attualità.

VICE-PRESIDENTE - "Per me l’Inter è sempre stata una grande famiglia. Quando mi sono ritirato ho accettato questo ruolo dirigenziale anche perchè posso seguire di pari passo lo sviluppo della 'Fundación Pupi', che mi sta molto a cuore".

CALCIO E VITA - "Ho sempre vissuto il calcio con molta passione. Sono cresciuto rispettando questo sport come una professione anche perché la vera difficoltà è mantenersi ad alti livelli. La disciplina è fondamentale, nel calcio come nella vita".

NOTORIETA' - "La avverto soprattutto in estate, quando con i miei figli andiamo in bicicletta intorno al Lago di Como. Lo stesso anche in Argentina, dove la gente mi ammira soprattutto per il lavoro svolto dalla mia fondazione".

NUMERO 4 - "Quando arrivai nel 1995 era una delle poche maglie libere. In Argentina questo numero rappresenta il ruolo del terzino, mentre in Italia solitamente è il 2".

MONDIALE 2010 - "Avevamo vinto tutto con l’Inter e avevo giocato tutte le partite e in varie posizioni, ma purtroppo il calcio è così. Diego (Maradona, ndr) ha sempre cercato di essere un allenatore unico, quello che è stato da giocatore".

ROBERTO BAGGIO - "Calcisticamente si tratta di un genio e a livello umano è una personale ammirevole. Ho avuto la fortuna di trascorrere con lui tanto tempo all’Inter".

BARCELLONA - "In un certo senso la finale della Champions del 2010 fu il match giocato contro i blaugrana. Fu una partita interminabile perché sapevamo che era la miglior squadra in circolazione, ma noi avevamo troppa voglia di arrivare in fondo. Credo che paradossalmente in undici contro undici sarebbe stato ancora più difficile mantenere il risultato perché avremmo avuto anche più possibilità di attaccare".

BAYERN MONACO - "La notte più bella, senza dubbio. Alzare la Champions da capitano dell’Inter dopo 45 anni fu un’emozione unica, resa ancor più speciale dai tantissimi interisti presenti a Madrid che festeggiavano con noi e avevano riempito uno stadio storico già due ore prima del fischio d’inizio".

REAL MADRID - "Mi cercò, ma non accettai perché non intendevo andarmene senza lasciare una traccia a Milano. Vincere all’Inter aveva un sapore diverso e io non potevo lasciare senza poi fare quello che ho fatto per amore di questa maglia".

PAURA - "A Palermo nel 2010 non riuscivo a respirare. Era una sensazione rara mai sentita in precedenza. E fu strano perché quando finì la partita iniziai ad avvertire un fastidio al torace mentre salivo le scalette dell’aereo per tornare a Milano. Poi feci gli esami e mi salvai di tanto così dall'operazione (fa il segno con le dita indicando uno spazio di due centimetri, ndr)".

INFORTUNI - "Sono ottimista di natura. Nel calcio capitano i momenti duri, è impensabile che in un intero campionato vada tutto perfettamente. Ma l’importante è affrontare le difficoltà con positività".

LAVEZZI - "Quando battemmo il Napoli ai rigori in Coppa Italia gli dissi che era un grande. I rigori si possono sbagliare, ma lui ebbe il carattere di andare a calciarlo. Gli feci coraggio per il futuro e per il resto della stagione".

Sezione: Copertina / Data: Mar 09 febbraio 2016 alle 13:28 / Fonte: UltimoUomo.com
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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