"Il problema dell’Argentina? Tanto semplice da vedere quanto difficile da risolvere. Ciò che avviene in campo è lo specchio di quello che c’è fuori. In campo i giocatori fanno casino, perché fuori, nella federazione, nell’ambiente, c’è casino. Chiaro, no?". Parole e musica di Juan Sebastian Veron, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Rischiare di uscire dal Mondiale pur avendo Messi in squadra è una specie di delitto, non crede?
"Il fatto è che non basta uno solo per vincere, questo dice il calcio moderno. Messi non è Maradona, e lo sostengo io che ho giocato assieme a tutt’e due. Con Diego eravamo nel Boca Juniors, con Leo in Nazionale. Ebbene vi garantisco che Diego era un trascinatore, un punto di riferimento, uno su cui sapevi di poterti appoggiare in qualsiasi momento. Messi no, è molto timido, chiuso. Forse è un leader in un gruppo ristretto, ma non in un ambiente come la Nazionale. Non sono in discussione le qualità tecniche, ma caratteriali".

A Barcellona è un leader.
"A Barcellona c’è una squadra che gioca per lui. L’Argentina l’avete vista: non solo non gioca per lui, ma non ha nemmeno un gioco. Dunque anche Messi fa fatica".

Nel Portogallo Cristiano Ronaldo fa tutto da solo.
"Cristiano è un trascinatore, va in contropiede, corre a una velocità pazzesca col pallone tra i piedi, è forte di testa, ha presenza fisica in area di rigore, dribbla, tira. È ovunque. Messi è un altro tipo di calciatore".

Pare di capire che, se potesse, lei sceglierebbe Cristiano Ronaldo.
"Tra i due, dopo attenta e lunga riflessione, sì. Il portoghese sa essere decisivo anche se non ha dietro la squadra. Messi va supportato. Comunque resta un grande, sia ben chiaro".

Se a voi argentini non va benissimo, a noi italiani va ancora peggio: al Mondiale neanche ci siamo.
"Brutto periodo per il calcio italiano. Però adesso è arrivato un mio amico sulla panchina della Nazionale e vedrete che vi risolleverete presto. Mancini è bravissimo. È stato mio compagno e mio allenatore. Gli ho mandato un messaggio di complimenti dopo la nomina. Ha idee chiare e gli piace il bel calcio, però non fategli perdere la pazienza...".

Gli manca il materiale, non ci sono grandi giocatori.
"Bisogna farsene una ragione. Il calcio di oggi non è paragonabile al mio, a quello della fine degli anni Novanta. Allora i campioni abbandonavano, gente che aveva personalità, forza fisica, talento. Adesso il livello è basso, lo si vede anche in questo Mondiale. Se poi qualcuno bravo lo lasciano pure a casa...".

A chi si riferisce?
"A Icardi. Ma come si fa a non convocare uno che la butta dentro sempre, o quasi sempre?".

Altri talenti che avrebbe voluto vedere in Russia?
"A me piace moltissimo Lautaro Martinez, quello che ha appena comprato l’Inter. Forse è presto per la maglia della Nazionale, però è già pronto per il grande salto nel calcio importante. È un attaccante che sa fare sia la prima sia la seconda punta. Ha fisico, è bravo di testa, l’Inter ha azzeccato il colpo, a patto che abbia pazienza, che lo faccia crescere e che non lo bocci al primo errore. Ma Spalletti è in gamba, saprà proteggerlo dalle pressioni".

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Sezione: Copertina / Data: Dom 24 giugno 2018 alle 10:55 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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