"Forse un giorno prenderò una piccola squadra per divertirmi. Non sono un presidente di professione e poi sono fedele all'Inter. Lo dissi anche a chi mi chiamò da Napoli anni fa". L'ex presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini si confessa in un'intervista concessa ai microfoni de Il Mattino, parlando dei suoi undici anni a capo del club, tra l'acquisto nell'84 da Ivanoe Fraizzoli e la cessione nel '95 a Massimo Moratti. "Se potevo acquistare il Napoli? Qualcuno me ne parlò prima che arrivasse De Laurentiis. Spiegai che potevo essere presidente soltanto di una squadra: l'Inter. Il Napoli mi piace ma...".

Undici anni nerazzurri. Scudetto, Supercoppa italiana e due Coppe UEFA: buon bilancio? "Avremmo potuto fare di più, andando avanti in Coppa UEFA nell'85, quando una biglia colpì Bergomi sul campo del Real Madrid, o in campionato nel '91, l'anno in cui arrivò prima la Sampdoria". Vinse lo scudetto il 28 maggio '89 al Meazza dopo un successo sul Napoli di Maradona. "L'Inter dei record, 58 punti, quando ne erano assegnati due a vittoria. Ricordo con orgoglio anche la Coppa UEFA, che allora valeva poco meno della Coppa dei Campioni. Era un calcio diverso da oggi. In Serie A giocavano tutti i grandi. Gli olandesi, i tedeschi, i sudamericani del Napoli e della Roma. Adesso gli assi sono altrove, tra Liga e Premier. Può darsi chei cinesi li riportino qui".

Sul passaggio a Suning dell'Inter e quello ormai prossimo ai cinesi del Milan: "Se mi immalinconisce vederle in mani straniere? No, nessuna nostalgia. Sono fasi della vita, non provo gelosie. Avevo lasciato l'Inter a Moratti, un italiano. Forse, quando lui ha deciso di cedere, avrebbero potuto esservi italiani interessati ma non sono usciti allo scoperto e così si sono fatti avanti gli stranieri. Faccio i complimenti al management dell'Inter per aver preso un calciatore come Gagliardini: che personalità quel ragazzo".

Ai suoi tempi era un calcio in cui vi era più rispetto, dai dirigenti alle tifoserie. "C'era forte rivalità tra i club sul mercato anche all'epoca. Un giorno pensai a un patto di concorrenza non sleale, diciamo così. Invitai a casa mia Ferlaino, Galliani e Viola, che era presidente della Roma. Proposi di non superare certe cifre per gli ingaggi dei giocatori affinché non vi fossero forzature nelle trattative: sarebbe stato un male per tutti far lievitare gli stipendi. Sembravamo d'accordo...". Si disse che Berlusconi ruppe quel fronte: "Abbiamo avuto un buon rapporto da presidenti di Inter e Milan e anche adesso. Ricordo ancora che mi scrisse in un momento delicato, era il '94 e lui guidava il governo. Mi incoraggiò ad andare avanti. Chiuse la lettera con queste parole: "Chi la dura la vince. Forza Inter". Proprio così. Quando ho scritto il libro, ho contattato Berlusconi per chiedergli se potessi citare quel messaggio e lui mi ha risposto di sì. Scherzando gli ho detto che sarebbero arrivati voti dagli interisti".

Berlusconi tentò di prendere Maradona dal Napoli, progetto che invece non ha mai sfiorato Pellegrini: "Se per Higuain alla Juve è accaduto di tutto nella scorsa estate, cosa sarebbe capitato se Diego fosse passato in un'altra squadra? Mai chiesto a Ferlaino. Non lo avrebbe ceduto. Invece, trattammo un altro giocatore di quel Napoli: Carnevale". Prima dell'arrivo di De Laurentiis, con una telefonata da Napoli gli suggerirono di prendere il club azzurro: "Se ci ho mai ripensato? Ma io sono stato il presidente dell'Inter e sono tifoso dell'Inter anche se l'affetto verso Napoli è profondo e sono felice di essere in Campania tra pochi giorni, per incontrare il sindaco di Marcianise e ricevere il premio "Buone Notizie" a Caserta. Quello col Sud è un legame che ho sviluppato da imprenditore e dirigente calcistico: lo considero un patrimonio prezioso".

Sezione: Copertina / Data: Gio 19 gennaio 2017 alle 11:09
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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