Dopo Cesar, un altro ex analizza l'attualità nerazzurra, considerando in particolare l'imminente derby contro il Milan di Pippo Inzaghi ("Il Milan pecca in continuità nei 90', per questo l'Inter parte favorita") e il ritorno in panchina di mister Mancini. Non manca, inoltre, un commento circa l'addio alla carica di presidente onorario di Moratti, oltre a una 'frecciata' nei confronti di Dodò, chiamato "A essere più concreto e a dare molto di più". In veste di 'consigliere', invece, ecco l'sos in merito alla mancanza di talenti in patria, perché "In Brasile oggi non vedo giocatori pronti per fare la differenza in Europa, come fecero in passato i vari Romario, Rivaldo, Ronaldo e Ronaldinho. Sembrerà paradossale, ma è così". Questo e molto altro nell'intervista odierna di FcInterNews, che a poche ore dalla stracittadina rossonerazzurra contatta José Marcelo Ferreira, ex terzino brasiliano che tra il 2004 e il 2006 con l'Inter conquista 1 scudetto, 2 Coppe Italia e una Supercoppa italiana. Riflettori su Zé Maria.

Tra poche ore Milan e Inter animeranno il derby numero 213 della storia. Non ti chiedo un pronostico perché una gara del genere si preannuncia come una match da tripla, ma secondo te come arrivano le due squadre a questo appuntamento?
"L'Inter arriva più motivata per il ritorno di un grande allenatore come Mancini, che ora mette nel 'mirino' l'obiettivo di far tornare il club nerazzurro ai livelli che merita. Il cambio-panchina non è assolutamente una cosa da sottovalutare, perché il tecnico darà stimoli grandissimi. I giocatori ora non hanno più scuse, sanno che hanno di fronte a loro un grande allenatore che cercherà di dare il proprio, grande contributo. Il Milan, invece, pecca in continuità, non giocando sempre nello stesso modo, con la stessa intensità per l'intera durata della gara. Per questo oso dicendo che i nerazzurri partono favoriti".

Via Mazzarri, ecco Mancini. Ti aspettavi un cambio così repentino, soprattutto dopo le ultime conferme del tecnico toscano da parte di Thohir?
"Sinceramente mi aspettavo l'esonero. L'ambiente dell'Inter da sempre si aspetta tantissimo, soprattutto durante l'era Moratti, e credo che la società abbia concesso a Mazzarri tanto tempo, circa un anno e mezzo. Il suo grande errore è stato quello di non aver dato un'impronta, una mentalità vincente a questa squadra, arrivando a perdere delle partite clamorose, non da Inter, come il ko interno contro il Cagliari. Un club come l'Inter deve avere sempre nella propria testa l'idea di competere per top traguardi. A nessuno è permesso una cosa del genere, anche allo stesso Mancini non furono perdonate alcune sconfitte. Credo che sia stata questa la grande lacuna dell'allenatore toscano, e con il Mancio i tifosi possono sperare di tornare in alto. Nella sua prima esperienza a Milano conquistò parecchi titoli, dopo anni in cui le vittorie mancarono".

Tu hai fatto parte della prima Inter di Mancini, quella della stagione 2004-2005, avendo avuto la possibilità di conoscere molto bene il tecnico. Qual è il pregio, la caratteristica che ricordi maggiormente del tecnico jesino?
"Roberto è un rompiscatole. Nel senso buono, ovviamente. Cura ogni minimo dettaglio, ogni gesto tecnico da buon numero 10 quale è stato da calciatore. Gioca con il trequartista, un ruolo che viene poco utilizzato in Italia. Pretende tantissimo dai propri giocatori e non lascia spazio alle scuse quando vengono commessi degli errori".

La tua esperienza all'Inter, seppur non sia stata lunghissima a livello temporale, come la ricordi? È più un rammarico o resta il grande orgoglio per aver indossato una maglia tanto prestigiosa come quella nerazzurra?
"Sicuramente l'orgoglio. Per me vestire la maglia dell'Inter equivale a indossare quella del Flamengo in Brasile, è molto intensa, è una casacca pesante. Infatti non tutti riescono a rendere al meglio e a stare tranquilli quando scendono in campo al 'Meazza', nonostante siano giocatori di primissimo livello. Per quanto mi riguarda, nel primo anno ho giocato quasi sempre, nell'anno in cui vincemmo la Coppa Italia contro la Roma. Da quel momento è partita l'era di vittorie dell'Inter, ed è sbagliato dire che il ciclo vincente riguardi solo il periodo di Mourinho. Tutto ebbe inizio con quella vittoria. Nel secondo anno, invece, mi infortunai subito e giocai poco. Rimasi out per diversi mesi per il problema al ginocchio, e la stagione non ebbe un epilogo positivo. Ma ripeto, l'esperienza rimane importantissima per me".

Da ex esterno puro vorrei chiederti un commento su due uomini di fascia dell'Inter attuale, tra l'altro tuoi connazionali. Cosa ti aspetti da Jonathan nel prosieguo della stagione, considerando un rinnovo che tarda ad arrivare, e come valuti l'avvio di stagione di Dodò?
"La scorsa stagione è stata super per Jonathan, al contrario di quella in corso in cui non sta replicando le prove dello scorso campionato, frenato da vari problemi fisici. È un giocatore di qualità che, però, ha bisogno della fiducia dell'allenatore. Una fiducia che Mazzarri non gli ha mai fatto mancare, infatti l'anno scorso è stato probabilmente il miglior giocatore dell'Inter. Per quanto riguarda Dodò, è un giocatore dalle grandi potenzialità, ma deve essere più concreto, lasciando da parte qualche 'giochino' di troppo. Il ruolo dell'esterno è molto chiaro: arrivo sul fondo, dribbling e cross in mezzo. Ha la forza e la tecnica per fare bene, ma credo che non stia facendo il massimo, si sta limitando al 'compitino'. E questo non può bastare per un esterno, soprattutto in una squadra di Mancini. Il tecnico pretende tantissimo dagli esterni. Forse Jonathan è pronto, anche se farà fatica quando rientrerà. Il Mancio è abituato a gente come Maicon, Cesar, Zanetti e il sottoscritto che andava sul fondo e crossava. Ed è questo il gioco che deve fare un esterno. Dodò, Jonathan, D'Ambrosio e Nagatomo devono cambiare modo di intendere il ruolo per adattarsi alle idee del nuovo allenatore".

Recentemente Moratti, seppur mantenendo la propia quota societaria, ha detto 'addio' alla carica di presidente onorario della società. L'Inter quanto perde secondo te con la sua uscita? Credi che rimarrà nell'Inter in 'seconda fila'?
"Moratti sarà sempre impegnato in prima persona in questa società, magari avrà maggior voce in capitolo il nuovo proprietario, ma non sarà mai in 'seconda fila'. Sarà sempre un personaggio importante, non riuscirei mai e poi mai a vedere un'Inter senza di lui. Resta una persona fantastica, e lo è altrettanto come presidente. Ho avuto la fortuna di conoscerlo nei miei due anni a Milano, e credo che non uscirà mai di scena. Sarà sempre presente, subito pronto a dare dei consigli a un giovane presidente come Thohir. Terrà sempre tantissimo a questi colori".

In veste di ipotetico allenatore, secondo te quale sarebbe la formazione ideale di questa Inter?
"Io proporrei il modulo che userà Mancini, con tanta fantasia. E da brasiliano non potrei fare altrimenti. Una squadra offensiva, con due terzini che spingono, impreziosita da un trequartista come Kovacic tra le linee e la coppia Palacio-Icardi in attacco. Senza dimenticare Guarin che può essere un giocatore importantissimo impiegato come mezzala. Con questo atteggiamento l'Inter potrebbe fare molto male agli avversari. In sintesi, un 4-3-1-2 con tanta libertà per lo stesso colombiano, Palacio e i due esterni di difesa".

Capitolo mercato: il Brasile è da sempre la patria dei talenti e dei giovani fenomeni. C'è un giocatore che consiglieresti all'Inter?
"Sembrerà paradossale, ma non vedo profili pronti per vestire una maglia tanto importante. Voglio citare Neymar come esempio, il nostro miglior talento: ecco, il classe '92 ha fatto molto fatica nella sua prima stagione al Barcellona. Perciò non vedo un giocatore che, arrivando in Europa in questo momento, potrebbe fare la differenza come fecero, a loro tempo, i vari Romario, Rivaldo, Ronaldo e Ronaldinho. Acquistare un giocatore brasiliano solo per dire 'Sì, ok. Abbiamo un verdeoro in squadra', credo sia una cosa senza logica. Ci sono tanti esempi di uomini che sono venuti in Italia forti del proprio nome, ma che poi non hanno rispettato le attese. Per vestire le maglie di Inter, Juventus e Milan devi essere pronto, altrimenti è meglio dar spazio ai giovani talenti delle rispettive cantere".

In conclusione, il tuo saluto pubblico per mister Mancini.
"'In bocca al lupo' Mancio. Spero che tu possa riprendere la tua avventura all'Inter proprio da dove si era interrotta. Ovvero vincendo e facendo bene. Con l'auspicio che riesca a riportare il club ai massimi livelli, al top del calcio italiano ed europeo".

Sezione: Esclusive / Data: Sab 22 novembre 2014 alle 20:56
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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