"La difesa nerazzurra e tutto il meccanismo stanno lavorando molto bene. Altrimenti non fermi due volte su due una squadra come il Napoli. Skriniar è fortissimo". Lo dice Maicon, intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport.

Lei è stato allenato anche da Spalletti nella Capitale: che ricordi ha?
"Più che positivi, anche se abbiamo lavorato insieme per poco tempo lo ricordo piacevolmente. È un bravissimo allenatore, un martello nel lavoro quotidiano. I giocatori dell’Inter stiano tranquilli: anche dopo un buon 0-0 contro il Napoli, lavoreranno. Come lavoreranno in questi giorni... (e scoppia a ridere, ndr)".

La stagione era iniziata bene, poi il meccanismo si è un po’ inceppato. Come si può venirne fuori?
"Restando uniti, facendo gruppo. Anche non necessariamente fuori dal campo. L’importante è che quando si lotta, lo si faccia in maniera compatta per l’obiettivo della squadra".

Ed è con questo spirito che l’Inter tornerà in Champions?
"Ecco, credo che si debba pensare a gara dopo gara, senza il pensiero dell’obiettivo finale. Un passo alla volta. La Serie A è difficilissima, anche se giochi contro gli ultimi, lo testimoniano certe partite di quest’anno".

Tra i tanti allenatori che ha avuto, due più di tutti hanno determinato la sua carriera: Roberto Mancini e José Mourinho.
"Mancini ha ricostruito l’Inter, tecnicamente e mentalmente, ha proprio rifatto tutto. Anche a livello societario. Mou ha dato il tocco finale, ha messo la ciliegina. È stato il migliore con cui io abbia mai lavorato".

Cosa le diceva?
"Mi ha parlato due volte, sono state sufficienti (il sorriso circonda il volto nel momento della risposta, ndr). Quando arrivò all’Inter consegnò ai giocatori una specie di decalogo sui comportamenti, cosa fare e cosa no. Qualcuno di noi non lesse. Diciamo che sbagliarono a non farlo...".

Che tipo di giocatore bisogna essere per essere allenato da lui?
"Serve una mentalità fortissima. Altrimenti non riesci a giocare con lui e per lui. Lui diceva cosa fare e in partita veniva tutto bene. Quindi riflettevi: “Allora ha ragione”. E aumentava la fiducia in lui di noi giocatori".

Lei è uno degli eroi del Triplete: com’era quell’Inter?
"Era un mondo perfetto, bastava guardarsi negli occhi. Con troppe parole non si va da nessuna parte, servono i fatti".

L’Inter ha 110 anni: come la spiegherebbe a un bimbo?
"Gli direi che è una famiglia speciale. Il presidente Moratti è unico, inarrivabile. Al bimbo gli direi di tifare sempre Inter".

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Sezione: Copertina / Data: Mer 14 marzo 2018 alle 08:45 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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