Nonostante i due derby Primavera vinti su altrettante presenze in tribuna, non può essere Erick Thohir il segreto della squadra allenata oggi da Stefano Vecchi. Il presidente si è confermato un talismano da riproporre al match di ritorno, ma i numeri dicono che la rappresentativa giovanile nerazzurra sa reggersi bene sulle proprie gambe anche senza il sostegno della scaramanzia. Primo posto in campionato, sei vittorie su sei, 26 reti fatte e appena tre subite. Un bilancio da rullo compressore, un dominio troppo evidente per non farsi trascinare dall'entusiasmo.

Stamattina, al Vismara contro il Milan, derby molto sentito anche a questo livello, c'è stata partita solo per una ventina di minuti, tra il finale del primo tempo e l'avvio della ripresa. Il resto è stato quasi un monologo nerazzurro, che ha seguito uno schema ben preciso: tramortire subito la vittima, controllarne la reazione e poi, al primo cenno di barcollo, finirla definitivamente. Cinismo puro, ma anche tanto bel gioco. Perché Vecchi ha plasmato un gruppo che si conosce benissimo e in campo sembra giochi insieme da anni. Solidità difensiva, rapidità nelle ripartenze e meticolosa aggressione degli spazi. Con una dose di cattiveria agonistica che non guasta mai e nel derby si è vista, eccome.

Poi c'è lui, George Puscas, tripletta al Milan, il terminale offensivo perfetto per una squadra che crea tanto in attacco e che può permettersi il lusso di lasciare a Mazzarri l'altro golden boy, Federico Bonazzoli. Il partner perfetto del romeno, che però con i vari Camara, Baldini & co. non soffre mai di solitudine. Che l'Inter abbia impresso nettamente il proprio marchio su questo torneo Primavera lo testimonia, oltre alla valanga di gol messi a segno, il fatto di aver superato agevolmente tutte le rivali più accreditate nel girone: Atalanta e Milan a domicilio, Udinese in casa. Tutte sconfitte senza mezzi termini da una corazzata che sta guadagnando fiducia partita dopo partita e soprattutto le luci della ribalta che Samaden e Ausilio faticano a contenere.

Non è un caso se più di una volta, complici le difficoltà della prima squadra, si è pensato di cercare soluzioni alternative proprio un gradino più in basso. E non è un caso se qualcuno sostenga, forse troppo ottimisticamente, che un Puscas o un Bonazzoli servirebbero non poco a Mazzarri in questo momento di penuria offensiva. Giusto che questi ragazzi crescano serenamente, ma è impossibile negar loro l'idea che potrebbero essere già pronti per un morbido approdo nel calcio professionistico, sempre in maglia nerazzurra ovviamente. Giocatori come i due bomber sopra citati, ma anche Camara, Steffè, Dimarco Donkor, giusto per citarne alcuni, non sarebbe fuori luogo inserirli costantemente nella rosa dei grandi per far respirare a loro il calcio che conta. Magari con qualche convocazione.

Però, ed è il caso di Bonazzoli, in panchina contro il Napoli stasera, sembra un atto di vandalismo privare la squadra di Vecchi dei suoi punti di forza, rischiando di danneggiare un giocattolo che funziona perfettamente. Probabilmente le risorse a disposizione renderebbero meno traumatica qualche rinuncia, soprattutto se si può contare su due bomber di grande prospettiva che si contendono, nella stessa squadra, la palma di attaccante del futuro. C'è chi punta, in tal senso, ciecamente su Bonazzoli, ma i numeri dicono che Puscas è un'autentica macchina da gol (13 finora in campionato, la metà dell'intera produzione, oltre 2 di media a partita). Se poi il suo idolo è Zlatan Ibrahimovic, la strada imboccata pare quella giusta.

Derby archiviato in modo brillante e testa già al prossimo impegno, con il rischio di perdere contatto con la realtà come principale avversario. Il traguardo è ancora molto lontano ma i ragazzi ne sono consapevoli. Non solo le qualità, dunque: anche la mentalità invita a pensare a un grande futuro per molti di questi ragazzi. Thohir, senza dubbio, ha preso nota.

Sezione: Copertina / Data: Dom 19 ottobre 2014 alle 15:00
Autore: Redazione FcInterNews.it
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