Intervistato da Il Sole 24 Ore, Leonardo si racconta e ricorda anche l'esperienza vissuta sulla panchina dell'Inter. Breve ma intensa, con la delusione Schalke 04 in Champions League e il trionfo in Tim Cup.

POST-CAMPO - "Sono stato per sei anni dirigente al Milan, per due al Paris Saint-Germain: scuole in cui ho imparato tanto. Conta il saper comunicare, il gestire, l’essere concentrati, il riuscire a superare le polemiche, che in quegli anni non mancarono (in riferimento agli anni nerazzurri, ndc). Le polemiche con Berlusconi? Ogni situazione è figlia di colpe da dividere fra i protagonisti, eravamo due mondi diversi". 

L'INTER - "Al presidente Moratti, che ammiro e conosco bene anche per molte collaborazioni in progetti umanitari, risposi “Lei sta scherzando, vero?!?”, e poi, invece, in pochi mesi riuscii a costruire un’avventura meravigliosa. Non mi pento di nulla, di quel passaggio dal Milan all’Inter. Ci fu qualche polemica, ma credo che tutto sia risolto perché al Milan, pur non essendo stato io né Paolo Maldini né un leader assoluto, ho dato con costanza e questo mi viene riconosciuto. E aver gestito quelle polemiche mi ha cambiato come persona".

IL CALCIO IN ITALIA - "L’Italia, ad esclusione della Juventus dove programmano, progettano, si danno tempo e mettono tanti soldi solo se ne vale la pena, si è fermata dieci anni fa. Il suo calcio funzionava, vinceva, c’erano le fortune dei Moratti, degli Agnelli, dei Berlusconi che permettevano alle famiglie di staccare assegni per avere i campioni più forti. Un management casereccio che poteva funzionare negli anni 80-90; le squadre come la seconda azienda di grandi gruppi. E nessuno che guardasse avanti, l’Italia era autosufficiente, ma oggi gli stadi sono obsoleti e manca una struttura politico-organizzativa. Mentre Inghilterra, Germania, Real Madrid e Barcellona si sono date regole e modelli, hanno canalizzato i soldi delle tv e soprattutto hanno sviluppato da anni avvolgenti politiche di marketing negli altri continenti a caccia di nuovi tifosi e ricavi milionari. I cinesi? Mi pare complicato immaginare uno sviluppo del calcio italiano sugli investimenti stranieri: se si mettono soldi, anche tanti, sui giocatori ma non c’è organizzazione, si va poco lontano".

Sezione: Copertina / Data: Dom 02 luglio 2017 alle 11:10 / Fonte: Il Sole 24 Ore
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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