Julio Cesar promuove a pieni voti gli obiettivi di mercato nerazzurri Lisandro Lopez, Ramires e Rafinha. Ecco le sue parole alla Gazzetta dello Sport.

Julio Cesar, di Ramires può raccontare vita, morte e miracoli...
"Un animale, in senso buono. E’ un po’ che non lo vedo giocare, ma il centrocampista che ricordo io ce l’avevi sempre addosso e lo trovavi ovunque, perché non si stancava mai. Nella nostra nazionale era quello che correva di più, almeno 11-12 chilometri a partita: magari adesso ne farà qualcuno in meno, ma l’esperienza lo fa sicuramente correre meglio. Anzi, anche meglio".

E’ andato troppo presto in Cina?
"Magari sì, ma lo diciamo adesso, a posteriori: come fai a giudicare da fuori scelte così? Conta il momento in cui si decide, e nessuno può sapere cosa ci fosse nella testa, o nella vita, di Ramires nel momento in cui i cinesi si sono fatti vivi. Ma se adesso torna in Europa, di sicuro è perché ha ancora qualcosa da dare: qualcosa che può aiutare l’Inter".

Dove starà Lisandro Lopez invece si sa già.
"Ecco, lui è il contrario di Ramires. Dunque - a parte il campo - di sicuro si farà sentire in un altro posto: nello spogliatoio. Lui è un uomo spogliatoio: bravissimo ragazzo, gli piace ridere e sa andare d’accordo con tutti".

Per questo siete buoni amici?
"Io e lui scherzavamo un sacco: arrivavo all’allenamento, facevo finta di non salutarlo e lui faceva finta di incazzarsi: “Guarda che io non sono Zanetti, Cambiasso o Milito: adesso nel tuo spogliatoio ci sono io, devi salutarmi”. Mi fa effetto: adesso alla Pinetina entrerà lui, ma sono sicuro che si inserirà in fretta. E lo chiamerò presto per dirgli in bocca al lupo".

Ma perché stava giocando così poco nel Benfica?
"E perché io non giocavo più? Nel calcio va così: ogni allenatore fa le sue scelte. Ma anche se giocava poco, noi sapevamo che Lisandro c’era, si sentiva. E proprio perché si sentiva ancora importante, credo avesse la consapevolezza di poter giocare ancora. E di dover accettare un’altra sfida".

E per Rafinha che sfida può essere?
"Non siamo mai stati in squadra insieme, dunque lo conosco appena. Però non faccio fatica a immaginare che uno con il suo talento non ne potesse più di giocare qualche volta sì e qualche volta no. L’Inter sta facendo bene. Non bisogna dimenticare che è una squadra nuova con un allenatore nuovo. Ma bravo, un martello: l’Inter deve considerare una fortuna averlo in panchina. Me la ricordo bene la sua Roma: che fosse in campionato, in Coppa Italia, in Supercoppa italiana, sbucava sempre fuori a romperci le scatole".

Sembrava che Spalletti potesse rompere le scatole anche quest’anno: con l’Inter, alla Juve e al Napoli.
"L’Inter deve pensare a tornare in Champions League: io tifo per questo. Per lo scudetto c’è tempo: giocare in Champions è il trampolino per tutto".

Sezione: Copertina / Data: Sab 13 gennaio 2018 alle 09:15 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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