Intervista a 360 gradi quella rilasciata da Joao Mario ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: nella chiacchierata con la rosea, il portoghese ha spaziato tra diversi argomenti, tra i quali l'impatto di Spalletti sull'universo interista, la scelta della maglia numero dieci e gli obiettivi suoi e di squadra. Ecco di seguito alcuni stralci: 

Joao Mario, ma non è preoccupato di essere così in forma a tre settimane dall’inizio del campionato?
"No (ride ndr). Non sono ancora al 100%, ho soltanto iniziato bene. Posso dare e fare molto di più. Ho dovuto saltare la Confederations per un problema al polpaccio. Mi è spiaciuto, ma col senno di poi quei giorni di riposo mi hanno fatto un gran bene".

L’anno scorso aveva la maglia numero 6. Adesso la 10 le ha fatto scattare qualcosa?
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La 10 mi responsabilizza, è una maglia speciale, soprattutto in questo club. Poi è chiaro che quello che faccio in campo non è determinato dal numero".

Spalletti la sta anche utilizzando da vero trequartista, lei che può fare anche l’interno e ha brillato all’Europeo da esterno offensivo. Dove si trova meglio?
"Pur avendo anche delle nozioni da interditore, attacco meglio di quanto difendo. Ma la cosa decisiva è che la squadra abbia tanto possesso palla. L’anno scorso succedeva poco ed era tutto più difficile".

A proposito di anno scorso, ci racconta cosa è davvero successo?
"Una stagione che non credo sia ripetibile. Quando si inizia male poi è durissima invertire la rotta. Pioli è un bravo tecnico, ma anche facendo dieci vittorie di fila non riuscivamo a recuperare punti rispetto alle prime tre, vedevamo l’obiettivo Champions comunque lontanissimo e questo in qualche modo ci ha condizionato. Quella partenza ci ha spezzato le gambe". 

In questa partenza invece lei ci ha ricordato Nainggolan per la posizione in campo e per come sembra ovunque. "Per me lui e Hamsik sono due punti di riferimento: aiutano la squadra, creano e segnano. E io sotto porta devo migliorare, anche ieri potevo fare gol ma non ci sono riuscito. Con Spalletti spero di fare quel salto di qualità per arrivare al loro livello. Visto come ha fatto crescere tanti centrocampisti, ho molta fiducia. Certo, Radja e Marek giocano in Italia da tanto tempo".  

A proposito di esperienza, quanto potrà servirle la scorsa stagione?
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Parecchio: la A è un campionato molto difficile e tattico. E poi sono arrivato in un anno difficile, non abbiamo fatto una buona preparazione, abbiamo cambiato tre allenatori...". 

Ora invece c’è Spalletti. Quanto si sente la sua mano?
"Molto, lo stiamo seguendo perché abbiamo capito che questa strada è quella giusta. E la cosa bella è che possiamo crescere ancora tantissimo. Credo che un club come l’Inter avesse bisogno di un allenatore così completo che lavora sulla testa ma anche tantissimo sul campo. Il mister non poteva arrivare sorridendo in una squadra reduce da una stagione simile. Quindi è giusto che sia severo con noi e pretenda tanto. Dobbiamo imparare dai nostri errori, ma dimostrarlo in campo. Dobbiamo tornare in Champions e poi sarà più facile aumentare la qualità della rosa".  

Firmerebbe per il quarto posto o non si accontenta?
"Abbiamo chiaro l’obiettivo, ma strada facendo mi piace pensare che potremo salire più in alto". 

Anche allo scudetto?
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No, non ha senso parlare di primo posto. La Juve è la favorita, il Napoli e la Roma giocano insieme da anni e hanno grande tranquillità. Poi c’è il Milan, che ha cambiato molto. Credo che sotto ai bianconeri sarà una bella battaglia a quattro per i tre posti Champions. Con il Napoli leggermente favorito, perché non ha venduto nessun big". 

Non fare le coppe può essere un vantaggio?
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Dipenderà da noi. Il primo obiettivo è tornare in Europa, ma c’è anche la Coppa Italia. E vogliamo vincerla". 

Quanto le manca la Champions?
"Tantissimo, è una manifestazione a parte. E non esiste che un club come l’Inter non la giochi".

Cosa la ha colpita dei nuovi, Borja e Skriniar?
"Lo spagnolo lo conoscevo bene. Mi ha sorpreso Skriniar, è veramente forte e con grande personalità. Malgrado abbia appena 22 anni". 

Lei è grande amico di Gabigol. Quanto le dispiacerebbe se lui andasse un anno in prestito?
"Tantissimo, per me è un fratello. Ma visto che gli voglio bene spero che faccia la scelta giusta. Dopo una stagione così difficile, deve pensare a cosa è meglio per lui. L’anno scorso è stato molto difficile per tutti, figurarsi per lui che nemmeno ventenne è venuto dall’altra parte del mondo. Credo solo che non abbia avuto la possibilità di dimostrare il proprio valore".  

 Che consiglio darebbe a Perisic?
"Devono decidere lui e il club e trovare la soluzione migliore per tutti. Di sicuro è un grande giocatore".

 Ma non crede che a furia di giocare bene lui possa anche decidere di rimanere?
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Sono certo che Ivan abbia già capito che questa non è la stessa Inter dell’anno scorso...". 

Sezione: Copertina / Data: Dom 30 luglio 2017 alle 08:17
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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