Una serata simile a molte altre di quest’anno, e ce ne son state troppe altre. È stata anche, però, una serata simile a molte altre della storia recente interista, con lo sgretolamento collettivo che arriva proprio in presenza della più importante chiamata alle armi della stagione. Occhio: la volontà c’è stata, la pressione nerazzurra – soprattutto in alcune fasi del match – si è fatta assordante, e d’altra parte sarebbe stato assurdo il contrario. È che questa volontà è stata debole e ondivaga, minata da insicurezze tecniche e un’immatura gestione dei momenti della partita; da fuori vagheggiamenti di goleade trionfali e minacce di biscotto, ed ecco in che modo si son ribaltati i ruoli, con i cacciatori confusi e le presunte prede che si son fatte cacciatori.
OGGI È SABATO, DOMANI NON SI VA A SCUOLA - Prima del match, poi, la festosa passerella familiare, coi bambini in campo e le mogli a sorridere da fuori: identificare il male in momenti che derivano dall’amore è sempre sbagliato e, d’altra parte, Cruyff e compagni, con le mogli, ci andavano in ritiro. Questa scena, peraltro, è una sorta di costante dei finali di stagione e, in particolar modo, del mondo nerazzurro. Ecco, forse il problema risiede proprio lì: per troppi anni maggio è stato tempo di feste, saluti, scelta della crema solare. L’obiettivo era andato, testa alla famiglia o al futuro e a fine anno sorrisi e pacche sulle spalle, ché ormai la delusione era svanita. Ecco, stavolta non era così, l’obiettivo era nelle tue mani. Si è lasciato che nella criticità del duello con la Lazio entrasse un momento in cui, su per giù, lo stesso gruppo ogni anno era solito ritrovarsi quando, a questo punto della stagione, non c’era niente più da chiedere alla classifica. Un errore forse comprensibile nella genesi, ma macroscopico anche da questa distanza, né si capisce quale sicurezza e quale convinzione abbiano potuto generarlo.
TUTTI IN MEZZO - Al pronti via, tutti i nerazzurri a tentare l’arrembaggio senza quartiere, proprio come faranno senz’altro i loro pargoli quando approcciano una coppa di gelato. Certo l’intero primo tempo resta un bel primo tempo, riempito da numerose buone situazioni che l’Inter orchestra per andare in gol, prima di esser fermata da Consigli e dai primi sentori amarognoli di quella che sarà la serata di Icardi. La manovra, però, non era la stessa degli ultimi tempi. Riversi tutti a ridosso della trequarti avversaria, i nerazzurri agiscono in modo confuso, spesso tagliandosi l’un l’altro la strada, fino a intasare ulteriormente proprio quel settore centrale del campo in cui il Sassuolo poteva imporre la propria superiorità numerica, che di conseguenza sfruttava anche per presidiare le fasce con uno dei due interni che, alternativamente, si staccava per occupare una posizione da terzino.
CONFUSI - Palle sporche, fondo trovato pochissimo, traversoni dalla trequarti prevedibili come il puntuale acquazzone che alla sera bagna Milano di questi tempi: solo in un paio di casi l’Inter è artefice di azioni realmente pregevoli, una delle quali – guarda caso – si infrange sul corpo di Consigli dopo che Icardi colpisce a botta sin troppo sicura. Per il resto, troppa confusione, forse anche troppa foga: Brozovic, ad esempio, si schiaccia dal fischio d’inizio sulla difesa avversaria, ben più alto rispetto al ruolo di playmaker e facilitatore di centrocampo che ha preso a svolgere così bene negli ultimi tempi. Risultato? In mezzo manca fosforo., e uscire da quella selva di gambe avversarie diventa ancora più dura. Il groviglio in mezzo, come detto, è stato peggiorato anche da un Candreva troppo vagabondo e in generale accentrato, laddove già tentava di agire Rafinha, non a caso ben più libero e leggero dopo l’uscita del romano.
TRADIMENTI - Steccano, soprattutto, una miriade di uomini chiave, se si fa appunto eccezione per la solita prova da uomo e da talento di Don Rafa Alcantara, uno da provare a tenersi stretto, tanto per vedere l’effetto che fa. Oltre a un Icardi in formato derby, ha sofferto moltissimo Cancelo, anch’egli sempre indeciso su quale posizione assumere in campo, e su quale atteggiamento tenere; dietro, poi, Skriniar, con responsabilità non trascurabili su entrambe le situazioni. Passi per l’avventato saltino in barriera che fa passare il tiro di Politano; troppo facilmente, invece, lo slovacco si farà poi saltare da Berardi sul raddoppio, con l’aggravante che l’attaccante calabrese si sia portato il pallone sul suo lato debole, il destro, e sia comunque riuscito ad avere la meglio du Skriniar, segnando poi un gran gol proprio con quel piede.
L'INDAGINE - Gli ingressi di Karamoh ed Eder non cambiano la situazione, quello di Borja non distribuisce ordine all’assalto nerazzurro: gli altri, ad esempio, in casi come questo mettono dentro Felipe Anderson e ciò, se ancora servisse, può tornare utile come dato a riprova dell’indagine finale, quella che si renderebbe d’obbligo già domani se la Lazio dovesse battere il Crotone e soffiare allegramente sull’ultima fiammella di speranza rimasta da queste parti. A che livello è avvenuto il guasto originario? Se il tecnico ha commesso tanti errori, ma i suoi meriti sono ben superiori, e se anche i calciatori hanno comunque saputo essere meno immaturi degli anni passati, se i cambi non sono adeguati, se la rosa è corta; ebbene, per tutti questi se, non può che essere chiamato in causa l’operato estivo della dirigenza e la poca chiarezza distribuita della società. Il gruppo è ottimo, c’è anche un numero finalmente discreto di elementi da cui si può senz’altro ripartire, ma occorrono altri picchi di qualità a rinforzare titolari e panchina.
PREGHIAMO - L’Inter ha riscoperto quel masochismo che credeva di aver sepolto sul finire di febbraio. Se n’è ricordata, evocandolo quasi con la scena iniziale e portandolo poi alle estreme conseguenze dei tanti palloni sprecati. Per questo e per quel masochismo (più per quello invernale, in verità) l’altro ha il colpo del ko, e qui si può solo aspettare che lo sbagli. Ognuno preghi chi vuole nella lingua che vuole. Questa squadra, a Roma, dovrebbe poterci andare con i giochi aperti, un po’ per tutti: è di valore ed è parecchio strana, niente da stupirsi se, dopo la disfatta col Sassuolo, questa squadra vincesse in scioltezza a Roma.
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Autore: Antonello Mastronardi / Twitter: @f_antomas
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