In una lunga chiacchierata con 'Rivista Undici', Robert Faulkner, Chief Communications Officer del club nerazzurro, ha parlato del neonato progetto Inter Media House, della strategia di brand positioning del club e della trasformazione che sta coinvolgendo sempre più i club calcistici.

Quali sono le figure che lavorano all’interno dell’Inter Media House?
"Un Chinese specialist, un content planare, un social media manager, addetti alla gestione del supporto lato Crm/marketing, figure di coordinamento sulla parte grafica. Il tutto con una relazione continua con il mondo della televisione e un dialogo con Appiano". 

Il brand Inter.
"Il progetto della Inter Media House e le strategie di brand positioning vanno di pari passo. Ogni singola interazione o contenuto parla del tuo brand. Un’esperienza che fai sette giorni su sette, multipiattaforma, multi-device, multilingua. Si parte sempre dall’idea che l’Inter è un grande club, da questa consapevolezza ne consegue lo sviluppo di una strategia di brand positioning e di monetizzazione nel lungo e medio periodo".

Perché i brand nel calcio hanno un grande vantaggio? 
"Le squadre di calcio hanno un vantaggio competitivo rispetto agli altri brand, hanno una relazione unica con il proprio utente. Non c’è cliente più fidelizzato del tifoso di calcio. E’ su questo vantaggio competitivo che imposti le logiche dell’Inter Media House. Diventi una società di intrattenimento".

Il progetto prevede una visione allargata, che cerca contaminazioni con ambienti affini come il mondo del design, della moda, del food . Una liaison con la città di Milano.
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Lavoriamo con delle produzioni ad hoc per YouTube con un giornalista madrelingua inglese. Una parlerà della nostra collaborazione con Brooks Brothers, incentrata sul fashion. Poi avremo un approfondimento con Oldani sul mondo della cucina e con l’architetto Boeri sul mondo del design".

Alla fine conta il campo. 
"Se io creo un bel contenuto con un top player ho più facilità a distribuirlo, lo faccio in un momento in cui la squadra sta vincendo va da sé che l’ingaggio cresce. Se partecipo alla Champions League avrò un’esposizione mediatica maggiore. La case history di Netflix e Juventus? Quello è chiaramente un cambio culturale. Il fatto di riuscire a riprendere un discorso intimo del presidente con la squadra, il fatto di entrare nella camera di un giocatore, vuol dire comunque sdoganare certi tabù. Ovvio che puoi farlo in un momento in cui stai vincendo. Devono esserci le condizioni e tenere presente che il campo ha la precedenza".

Come formare i giocatori.
"Bisogna formarli a questo genere di nuova sensibilità. Tu non giochi solamente in campo ma sei il mio testimonial al di fuori, quando parlo con un giornale, quando parlo su un social media, quando gestisci un tuo account personale. Tu sei il primo evangelist e primo rappresentante della squadre e del brand. Ci vuole un percorso di formazione".

Come sarà il futuro?
"Vogliamo consolidare sempre di più questo progetto e cambiare la cultura dell’azienda. Quando avremo la forza di saper gestire i giocatori, non solo come atleti ma anche come star, vuol dire che avremo fatto un percorso. Non succede in un attimo, ma avverrà. Il cambiamento è una faticosa opportunità e Inter Media House ne è una leva, è una visione di cambiamento". 

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Sezione: Copertina / Data: Ven 11 maggio 2018 alle 12:21
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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